Il 14 marzo 1556, a Roma, la poetessa Tullia d’Aragona sigla il suo testamento davanti al notaio Virginio Grandinelli. Segnato da un’esistenza difficile, il suo documento esprime il desiderio di essere sepolta in Sant’Agostino in Campo Marzio. Sebbene la tomba che conserva il suo corpo, situata ai piedi dell’altare della basilica, non reciti più il suo nome, la sua eredità culturale continua a pulsare attraverso i secoli. Tullia, una delle poche donne a eccellere in un periodo dominato dalla misoginia, è una figura che merita di essere riscoperta e celebrata.
Una vita segnata dalla sfida e dalla resilienza
Nata a Roma, Tullia è il frutto di una relazione complicata tra una cortigiana e un cardinale. La sua infanzia è segnata dalla costrizione e dalla violenza, poiché la madre la costringe a intraprendere la via della prostituzione. Tuttavia, sfrutta le opportunità dell’educazione ricevuta per rifarsi una vita. La sua intelligenza e cultura la aiutano a sollevarsi dalla miseria che la circonda. La poetessa diventa una figura di spicco, capace di esprimere e rivendicare la propria identità attraverso le parole.
L’ambiente sociale del Cinquecento non è certo favorevole alle donne, specialmente a quelle che come Tullia scelgono di infrangere le norme. Il suo coraggio la spinge ad affrontare il pregiudizio di una società patriarcale. In cerca di protezione e riscatto, Tullia si sposta tra diverse città, dimostrando una determinazione che la porterà a scrivere poesie e a partecipare a discussioni filosofiche, guadagnandosi il rispetto dei suoi contemporanei, tra cui poeti e nobili.
Tullia come intellettuale e influente poetessa
Se molte cortigiane del suo tempo venivano valutate esclusivamente per la loro bellezza fisica, Tullia si distingue per la sua audacia e il suo ingegno. Si fa notare non solo per il suo aspetto, ma per la profondità delle sue opere letterarie. Grazie alla sua intelligenza e alla capacità di dialogare su temi complessi, riesce a conquistare l’attenzione degli uomini di cultura. Nel dibattito intellettuale del suo tempo, è una delle poche donne ad avere un ruolo attivo e rispettato, partecipando ai principali scambi di idee che caratterizzano il Rinascimento.
Tullia non si limita a scrivere poesie, ma affronta anche questioni filosofiche. Un aspetto fondamentale della sua opera è il coraggio di mettersi in discussione e di discutere con uomini come Bernardino Ochino, critico delle sue posizioni. La sua opera “Canzoniere“, stampata nel 1547 a Venezia, è una testimonianza della sua influenza e del rispetto che ha guadagnato. Tra le sue rime, si trovano anche quelle di nobili uomini che ne attestano il valore intellettuale e artistico.
Un’eredità ancora da riconoscere
Malgrado l’importanza di Tullia nel panorama culturale del Cinquecento, il suo nome è relativamente poco conosciuto. A Santa Maria in Piscinula, dove trascorse gli ultimi giorni della sua vita, un’epigrafe ricorda il suo passaggio, ma la sua eredità rimane troppo spesso dimenticata. Questo silenzio attorno alla sua figura è emblematico di una mancanza di riconoscimento per le donne che hanno segnato la storia.
Il suo ruolo come porta voce dei diritti femminili e delle ingiustizie sociali resta di grande attualità. Tullia rappresenta una figura di potere per le donne che l’hanno seguita e continua a essere un esempio di forza e determinazione. La mancanza di un adeguato riconoscimento per le donne del passato come Tullia deve essere affrontata. Ripristinare la visibilità di tali figure, spesso oscurate dalla storia, è un passo importante per dar vita a un dialogo sulle conquiste e le sfide delle donne nella società contemporanea.