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La fossa delle Marianne: un viaggio emotivo tra lutto e speranza nel film di Eileen Byrne

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Il film “La fossa delle Marianne – Marianengraben”, opera prima della regista lussemburghese Eileen Byrne, si presenta come un’opera intensa e toccante che affronta il tema del lutto attraverso il racconto di due personaggi solitari. Tratto dall’omonimo romanzo di Jasmin Berger, il film è stato recentemente proiettato come film di chiusura al 38° Bolzano Film Festival e ora è disponibile nelle sale cinematografiche. La pellicola esplora la complessità delle emozioni umane e il percorso di guarigione che può nascere dall’incontro tra due anime segnate dalla perdita.

Un incontro inaspettato tra due solitudini

La trama di “La fossa delle Marianne” ruota attorno a Paula, una giovane donna che vive un profondo dolore a causa della perdita del suo fratellino Tim, e Helmut, un anziano brontolone che desidera riportare le ceneri della moglie in Alto Adige, invece di lasciarle in Germania. La loro storia inizia in un cimitero, dove i due si incontrano per caso, dando vita a un road movie che li porterà a confrontarsi con il loro passato e a imparare a convivere con il dolore.

La scelta di un road movie da parte di Byrne non è casuale; questo genere cinematografico offre l’opportunità di esplorare non solo il paesaggio fisico, ma anche quello emotivo dei protagonisti. Attraverso il viaggio, Paula e Helmut si trovano a dover affrontare i propri fantasmi e a condividere esperienze di lutto che li uniscono in un legame profondo. La regista riesce a mantenere un equilibrio delicato tra il dramma e momenti di leggerezza, grazie anche alle interpretazioni di Edgar Selge e Luna Wedler, che riescono a rendere autentiche le emozioni dei loro personaggi.

La scoperta di un romanzo e la nascita di un film

Eileen Byrne ha scoperto il romanzo di Jasmin Berger durante il Berlino Film Festival, grazie all’iniziativa “Books at Berlinale”, che promuove opere letterarie adatte per la trasposizione cinematografica. La figura di Paula, descritta come una protagonista complessa e sfaccettata, ha catturato l’attenzione della regista, che ha visto in lei un parallelo con le donne già raccontate nei suoi cortometraggi. La possibilità di sviluppare un road movie ha rappresentato un elemento chiave per la narrazione, permettendo di esplorare l’evoluzione del rapporto tra i due protagonisti.

Il film inizia con una situazione tragicomica: Paula segue Helmut, uno sconosciuto che ha rubato l’urna della moglie da un cimitero, nella speranza di ricevere un passaggio verso Trieste. Questo inizio bizzarro segna l’inizio di un viaggio che si rivelerà fondamentale per entrambi, poiché li porterà a confrontarsi con il loro dolore e a scoprire che, nonostante le differenze, condividono esperienze simili.

L’acqua come simbolo di lutto e connessione

Un elemento ricorrente nel film è l’acqua, che rappresenta sia la causa della morte di Tim che quella del figlio di Helmut, avvenuta vent’anni prima. L’acqua diventa un simbolo potente, legato ai ricordi e alle emozioni di Paula, che desidera unirsi al fratello scomparso. La sua passione per il mare, condivisa con Tim, si intreccia con il suo desiderio di annullarsi nel dolore, creando un legame profondo con il passato.

Per rappresentare il tormento interiore di Paula, Eileen Byrne introduce elementi soprannaturali, dando voce alla coscienza della protagonista attraverso apparizioni di Tim. Questa scelta narrativa, sebbene audace, non sempre riesce a mantenere l’equilibrio desiderato, ma offre uno spunto interessante per esplorare il conflitto interiore di Paula e il suo desiderio di affrontare il senso di colpa per non essere stata in grado di salvare il fratello.

Momenti di riflessione e crescita personale

“La fossa delle Marianne” si distingue per la sua capacità di esprimere emozioni profonde nei momenti di silenzio e riflessione. I dialoghi tra Paula e Helmut, in particolare, rivelano una saggezza che trascende il semplice racconto di un viaggio. Una delle lezioni più significative che Helmut impartisce a Paula riguarda l’impossibilità di superare la perdita di una persona amata. Invece, l’unica scelta sensata è quella di convivere con il vuoto lasciato da chi non c’è più.

Questa interazione tra i due personaggi diventa il cuore pulsante del film, permettendo a Paula di interrogarsi su questioni fondamentali, come la differenza tra desiderare di morire e semplicemente smettere di vivere. La performance di Luna Wedler, in particolare, riesce a catturare la fragilità e la resilienza della protagonista, rendendo il suo viaggio emotivo ancora più coinvolgente.

“La fossa delle Marianne” si presenta come un’opera prima promettente, in cui la regia di Eileen Byrne e le interpretazioni di Selge e Wedler si intrecciano per dare vita a una storia di lutto e speranza.

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Luigi Gigli

Luigi Gigli

Sono Luigi Gigli, critico d'arte, scenografo e amante del mondo dello spettacolo. Mi appassiona tutto ciò che ruota intorno a gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Con il mio background in video editing e scenografia, analizzo e racconto con uno sguardo unico le tendenze e i dietro le quinte di questo affascinante universo.

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