Recensione
La Guerra del Maiale – Recensione: un film sulla terza età, raccontato con una cifra stilistica surreale nell’Argentina dei nostri tempi
Con “La Guerra del Maiale” David Maria Putortì realizza la sua opera prima cinematografica adattando il romanzo di Adolfo Bioy Casares: “Diario del la Guerra del Cerdo“. Collaborano alla sceneggiatura Rafael Azcona e Pietro Piovani. La letteratura di Casares ha sedotto produzioni e registi cinematografici molteplici volte, basti pensare a “L’Anno scorso a Marienbad” di Alain Resnais dal libro “L’Invenzione di Morel”. Amico e collaboratore di Borges, Casares condivide con lui uno stile di denuncia realistica di realtà sociali, raccontate con un massiccio inserimento di situazioni estreme, fantastiche, orrorifiche che sembra che descrivano i fatti ma che finiscono per denunciare i meno nobili aspetti della natura umana.
Il film di Putortì, è abbastanza fedele a questi stilemi e la storia riesce a generare delle sensazioni nello spettatore che sono chiaramente nelle sue intenzioni. Il maiale, (cerdo nel titolo originale) è il vecchio, e maiali sono i suoi anziani amici che vivono e si incontrano in una metropoli argentina, continuano a condurre una vita sociale, ognuno con le sue prerogative e inclinazioni, rendendosi più o meno conto del peso che rappresentano per la società. Quest’ultima, da parte sua, gli muove guerra, con gli atteggiamenti riservati loro, con lo scarso rispetto di figli e nipoti, con programmi radiofonici che li denigrano, fino a vere e proprie persecuzioni e pestaggi operati da un gruppo di giovani che vorrebbero eliminarli.
La Guerra del Maiale: un film sulle contraddizioni della natura umana
“La Guerra del Maiale” racchiude elementi contrastanti, che contribuiscono a disorientare lo spettatore: arredi e abbigliamenti anni ‘70, automobili e taxi di produzione attuale, programmi televisivi anni ‘80, schermate di computer datate; contrasti che in realtà arricchiscono il mondo orrorifico e fantastico in cui i protagonisti si muovono. Il realismo del film è rivolto soprattutto a descrivere la natura umana. I poveri anziani emergono pregni dei loro imperdonabili difetti, sono vigliacchi, paurosi, voraci, egoisti, ma non sono questi difetti che la società estraniante di Putortì vuole condannare. I giovani fanno da contrappunto con orrori ben più grandi: l’odio, la discriminazione, la violenza, l’egoismo. Vogliono tutto dalla vita, possono anche sacrificare chi ha contribuito a generare la loro ricchezza, ma che ormai è diventato improduttivo.
Nucleo centrale della storia è il povero Isidoro, interpretato dal bravo Victor Laplace, l’unico tra gli anziani che non possiede comportamenti riprovevoli, padre del più mostruoso dei figli, attivo sostenitore della guerra del maiale. Isidoro incarna il bersaglio globale di tutti i mali della surreale Argentina di Casares, osserva con sofferenza gli involuti atteggiamenti dei suoi anziani amici, vive sulla sua pelle le persecuzioni di società e figlio.
Col proseguire della storia il clima di terrore da lui provato aumenta, le vicende si fanno sempre più persecutorie. Il vecchio discriminato, ben si adatta a rappresentare non solo se stesso ma a denunciare una società tutta, nella quale si persegue il benessere, la bellezza, la giovinezza, si condanna il diverso, l’improduttivo, l’aspetto meno estetico che ferisce l’occhio.
Più volte nella pellicola vengono riproposte le immagini di un anziano eschimese, che in quei gruppi sociali, viene esiliato nei ghiacciai estremi per terminare la sua esistenza in solitudine. Cieli tersi, orizzonti infiniti e un buon commento musicale ci lasciano il dubbio se considerarla una condanna assurda o un’alternativa auspicabile.
Giulia Sessich
Trama
- Regia: David Maria Putorti
- Cast: Vera Carnevale, Arturo Goetz, Victor Laplace
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 99 minuti
- Produzione: Italia, 2012
- Distribuzione: Hub For Arts
- Data di uscita: 28 giugno 2018
“La Guerra del Maiale” riflette sull’intimità dell’essere umano, esplora le sue convinzioni e ne fa cibo per porci.
Cresciamo sperando che con il passare del tempo siamo destinati a diventare una versione sempre migliore di noi stessi; che giorno dopo giorno acquisiamo esperienza e che questa non possa che farci bene.
Speriamo che, in un futuro non meglio definito, tutte le nostre paure e tutti i nostri difetti svaniscano o quantomeno si affievoliscano.
Crediamo che un giorno ci sveglieremo e staremo in pace con noi stessi, finalmente a nostro agio in questo mondo; saggi e maturi come abbiamo tanto atteso di essere.
Ma tutto ciò è una bugia che ci raccontiamo per sopravvivere. La verità, tremenda verità, è che ogni giorno grava sulle nostre spalle come un macigno. Il tempo non ci dà serenità o maturità ma al contrario, ci fa paura. Ogni giorno ci porta sempre più vicini e ci rende sempre vulnerabili e sempre più spaventati dall’inesorabile destino che ci attende: la morte.
Appesantiti, ci facciamo più vigliacchi, aggressivi ed egoisti, mentre quelle che erano le nostre paure e i nostri difetti vengono enfatizzati sempre di più.
La guerra del maiale: conflitto generazionale
“La guerra del maiale” è ispirato da crude quanto semplici riflessioni sull’atavico e inevitabile conflitto generazionale.
Il film italo-argentino, diretto da David Maria Putorti (“Cosmonauta” e “Nitrato d’argento”) e sceneggiato in collaborazione con Rafael Azcona e Pietro Piovani, ha vinto numerosi premi internazionali. La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo “Diario de la Guerra del Cerdo” dello scrittore Adolfo Bioy Casare.
Gli attori del film sono Victor Laplace (“Eva Péron: The True Story” e “El Mar de Lucas”), Vera Carnevale (“A Buddha”) e Arturo Goetz (“La stanza di Leo”).
Trailer