Arriva nelle sale italiane l’opera prima di Silvia Brunelli ”La Santa Piccola”, un film di formazione e presa di coscienza di sé in una Napoli popolare, che si muove tra sacro e profano. E’ la storia di un’amicizia fraterna, quella di Mario e Lino, in un contesto di difficoltà economica e sociale, dove superstizione e creduloneria prendono il sopravvento.
La Santa Piccola: Silvia Brunelli si ispira l’omonimo romanzo di Vincenzo Restivo
Lino col suo lavoro di rider si occupa con amore e dedizione della sorellina Annaluce e di sua madre. La donna è pietrificata in un immobilismo emotivo tanto forte da riversare sul ragazzo tutte le responsabilità familiari. Annaluce è una bambina solare che vive con serenità la sua infanzia, fino al giorno in cui viene ritenuta ‘miracolosa’, evento che innesca una serie di situazioni che stravolgono la vita della famiglia.
Silvia Brunelli scrive a quattro mani con Francesca Scanu una sceneggiatura scoppiettante in cui il dramma si fonde all’ironia, in una cornice napoletana che sembra trasudare malessere e voglia di riscatto. Il Rione Sanità di Napoli fa da cornice alle vite narrate, in un racconto che ha il suo punto di forza nella caratterizzazione dei personaggi, ciascuno col suo bagaglio di fatica e aspirazioni. Due i fulcri della narrazione, l’amicizia tra Mario e Lino e la complicata situazione familiare che Lino si ritrova a gestire, nonostante la giovane età. Le giornate dei due amici scorrono sempre uguali tra la fatica del lavoro, le partite di calcetto e le corse in motorino a respirare l’aria del mare di Napoli. Le serate d’evasione in discoteca si consumano tra il frastuono della musica ed esperienze erotiche prezzolate.
La regista è brava nel mostrare con sguardi e silenzi ciò che i dialoghi non raccontano, indugiando sui volti dei protagonisti, quasi a carpirne i segreti più reconditi. Sono gli sguardi persi di Mario, i suoi occhi che fissano il soffitto, a narrare il mutare dei suoi sentimenti nei confronti di Lino. Un’amicizia che assume l’aspetto di qualcosa di diverso dal rapporto fraterno che hanno sempre condiviso.
La Santa Piccola: la speranza nel ‘divino’ che risolve le pene umane
L’altro tema forte del film è la situazione che si viene a creare attorno ad Annaluce, improvvisamente ritenuta ‘miracolosa’. Forte l’anelito alla ‘forza superiore’ che allevia le difficoltà. Improvvisamente tutta la famiglia è vista diversamente, la bambina diviene ‘sacra’ persino per la madre. L’affetto, l’improvvisa disponibilità di chi sta loro attorno, gli omaggi per la bambina, che ricambia automaticamente con preghiere, mutano gli assetti emotivi della famiglia. La Brunelli si muove con destrezza tra sacro e profano, dramma e ironia, portando sullo schermo le speranze dei singoli. Una fotografia che regala colori e chiaro-scuri, scandendo i diversi momenti dell’intreccio narrativo, porta in sala l’affresco di un’umanità variegata alla ricerca di un posto al sole.
Un’opera prima di spessore questa della Brunelli che, oltre alla partecipazione alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia, ha vinto come Miglior Lungometraggio Italiano al RIFF – Rome independent film festival e si è aggiudicato il Premio del Pubblico (Fuori dal giro) al Festival del Cinema di Porretta Terme. “La Santa Piccola” è stato inoltre selezionato all’IFFK International Film Festival of Kerala, al Roze Filmdagen Amsterdam LGBTQ+ Film Festival, al Pink Apple Film Festival (Aprile 2022)e all’Italian Film Festival in Scotland (Maggio 2022).
Maria Grazia Bosu