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La sindrome di Antonio

Recensione

La sindrome di Antonio – Recensione: un viaggio introspettivo nella filosofia

La sindrome di Antonio

 

La sindrome di Antonio

“La sindrome di Antonio” di Claudio Rossi Massimi, ispirato all’omonimo romanzo,  racconta la storia di Antonio, un giovane ragazzo degli anni ’70 che si trova a combattere con i dubbi interiori che assillano la sua anima tormentata. L’unico modo per trovare una risposta certa è partire, all’alba di una maturità, che segna il passaggio all’età adulta, per la Grecia, alla ricerca disperata di quei luoghi che hanno contribuito alla formazioni di Platone, suo mito da sempre.

Il protagonista, in tutta la pellicola è ossessionato dalla necessità di trovare risposte alle sue domande. Il partire, alla volta di una Grecia così lontana, dimostra la caparbietà di un ragazzo coraggioso, con la testa sulle spalle e, spesso, anche ironico.

E’ una storia un po’ debole, quella presentata in “La sindrome di Antonio”, fatta di dialoghi profondi, di botta e risposta tra Antonio e Maria, più che di azioni, molto aderente al romanzo scritto dallo stesso regista.

Traspare una spiccata propensione verso la politica, citando più volte i moti del ’68 e le imprese di un Che Guevara che è già dipartito, ma si fa sentire nella mente e nell’anima di Antonio con una tale forza da esserne quasi assuefatto, tanto da non uscire di casa senza la sua foto.

La sindrome di Antonio: la ricerca di sé

Il viaggio compiuto dal protagonista, a causa di una sindrome, per citare gli amici più stretti del ragazzo, ha come scopo ultimo la ricerca di sé, di una personalità che, quasi ventenne, ancora non ha trovato la sua strada e un posto nel mondo.

Non sarà solo nella sua avventura, grazie all’aiuto e, ai consigli di un amico fidato, conoscerà Maria, ragazza di bell’aspetto che si rivelerà essere la metà perfetta di Antonio, anche se, a causa di una serie di sfortunati eventi, il loro rapporto sarà destinato a non trovare un finale da favola.

La Grecia, paese meraviglioso, fa da sfondo a una storia abbastanza lineare, ma aiuta a conferire, con i suoi colori e le sue terre meravigliose, quel tocco di calore che solo un paesaggio a dir poco mozzafiato come quello riesce a dare.

Nonostante gli indovinelli, i  misteri, e l’impronta assolutamente filosofica e politica, “La sindrome di Antonio” è comunque un film da vedere.

Veronica Tirelli

Trama

  • Regia: Claudio Rossi Massimi
  • Cast: Biagio Iacovelli, Queralt Baldamenti, Antonio Catania, Moni Ovadia, Giorgio Albertazzi, Remo Girone, Mingo De Pasquale, Laura Caligani, Queralt Badalamenti, Moni Ovadia, Stefano Scialanga, Chiara Gensini
  • Genere: drammatico, colore
  • Durata: 116 minuti
  • Produzione: Italia, 2015
  • Distribuzione: Draka Distribution
  • Data di uscita: 17 Novembre 2016

La sindrome di Antonio“La sindrome di Antonio”, ambientata nel lontano 18 Settembre del 1970, racconta la storia del ventenne Antonio (Biagio Iacovelli) che parte da Roma con la Fiat 500 della madre per andare ad Atene.

Antonio non sta andando semplicemente in vacanza, come si potrebbe pensare; lui è un appassionato di Platone ed è convinto che recandosi in Grecia troverà la caverna delle ombre, un luogo oltre il quale giace la conoscenza narrata del grande filosofo greco.

È ovvio che “per capire fino in fondo un uomo e le sue idee bisogna assolutamente recarsi nei luoghi dove quell’uomo e quelle idee hanno avuto origine”; il giovane Antonio intraprende un viaggio di formazione, più che di piacere, che lo porta a scavare anche in fondo a se stesso, scoprendo realtà a lui ancora sconosciute ed incontrando personaggi dalle storie complesse e misteriose come Vassilis (Antonio Catania), proprietario della locanda in cui alloggia Klingsor (Giorgio Albertazzi), un pittore silente che mentre dipinge i suoi quadri, attende il ritorno della sua compagna scomparsa.

Trailer

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