Comicità umoristica o vuota risata?
Regia: Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli – Cast: Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Tea Falco, Marco Foschi, Paolo Pierobon – Genere: Commedia, colore, 95 minuti – Produzione: Italia, 2015 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 19 marzo 2015.
Il collante del susseguirsi di sketch che caratterizzano il film firmato dai creatori di “I soliti idioti” è il peccato, o meglio i peccati di ultima generazione a cui Minosse, alle porte dell’Inferno, non sa dare una collocazione. L’assemblea di tutti i Santi, convocata da un Dio manager, sforna la soluzione: far scendere in missione Dante Alighieri sulla Terra e in particolar modo in Italia dove potrà prendere nota e sfogliare un catalogo ben fornito dei peccati di cui si macchiano gli uomini del XXI secolo. Nuovi gironi e nuove categorie affollano la penna del Poeta toscano, come, tanto per citarne alcuni, il girone del supermercato o del condominio, il covatore di rabbia, l’abusatore di comando.
La vena comica e grottesca attraversa i più disparati aspetti del vivere sociale contemporaneo, fino ad arrivare alla dimensione del sacro. L’ironia cade anche su Dio e l’intero mondo dell’Aldilà. Una scelta azzardata in quanto se da una parte è emblema e prova concreta della libertà di espressione che toglie qualsiasi forma di tabù sul divino, ammettendo la possibilità di ridere anche su e di Dio, dall’altra si salva dall’esser definita una trovata offensiva solo per il fatto che il mondo dell’oltretomba viene rappresentato con forti connotati umani, risulta profondamente umanizzato; dunque, ne consegue, che ad esser ridicolizzato è ancora una volta l’uomo. Infatti, per fare qualche esempio, l’assemblea di tutti i Santi è caratterizzata da situazioni che rimandano chiaramente alle assemblee dei parlamentari italiani, in cui l’insulto e le urla sono la conditio sine qua non per prenderne parte. O ancora, la vita di Dio che affoga le proprie ansie in whisky e tabacco ricorda la vita frenetica del capo aziendale dei nostri giorni.
Il protagonista assoluto risulta, così, l’elemento grottesco che non risparmia niente e nessuno. Si assiste ad un alternarsi dinamico di ‘pillole di bruttezza’, colorate da una pungente comicità. Si ha quasi l’impressione di sfogliare, attraverso gli occhi di Dante, il libro delle degenerazioni socio-culturali contemporanee. Ma se tale marcata ironia da una parte è sicuramente ragione di grasse risate per gli spettatori, dall’altra il limite per cadere nell’esagerazione è sottile. Infatti l’esasperazione di alcuni ‘vizi’ e caratteri odierni risulta eccessivamente calcata. Come accade per la scena iniziale dei due mariti bambinoni o nel caso dell’incapace letale o ancora della conclusione della scena riguardante il maniaco della precisione. In questi momenti il surrealismo e l’irrealtà smorzano e freddano il sorriso.
Degna di nota è l’organicità della struttura filmica in quanto il rischio di un prodotto disarmonico e ‘sfilacciato’ è alle porte data la natura episodica dell’opera cinematografica. Lodevole è anche la versatilità del cast che si è calato nei panni di più personaggi.
Dunque, se da una parte “La solita commedia – Inferno” regala leggere risate a cui si mischia un’umoristica riflessione sui ‘vizi’ del nostro quotidiano, dall’altra lascia un senso di irrealtà vuoto e fine a se stesso in quanto la rappresentazione a volte pecca di eccessivo.
Marianna Cifarelli