Anton Corbijn porta sullo schermo un intricato caso di spionaggio con una strabiliante interpretazione di Philip Seymour Hoffman
Regia: Anton Corbijn – Cast: Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Rachel McAdams, Willem Dafoe, Grigory Dobrygin – Genere: Thriller, colore, 122 minuti – Produzione: Germania, 2013 – Distribuzione: Notorious – Data di uscita: 30 ottobre 2014.
Il boxer Melik Oktay risiede insieme alla madre nella comunità dei turchi-musulmani ad Amburgo, in Germania, ed incontra per strada una persona che si fa chiamare Issa. Issa sostiene di essere uno studente musulmano di medicina quando in realtà è un terrorista ricercato e figlio di Grigori Karpov, un colonnello dell’Armata Rossa padrone di un’ingentissima eredità nascosta presso una banca di Amburgo.
Anton Corbijn, passato a dirigere lungometraggi con “Control” dopo essersi affermato per anni come regista di videoclip delle più famose band del mondo, torna sul grande schermo con una delle ultime grandiose interpretazioni del compianto Philip Seymour Hoffman.
La pellicola segue le complicate vicende di una divisione spionistica nel loro tentativo di incastrare un rispettato accademico musulmano che appoggia in segreto delle attività terroristiche. Per fare ciò l’agente Günther Bachmann si serve di una fitta rete di agganci che lo porteranno anche a scontrarsi con chi, sebbene dalla sua stessa parte, è pronto a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo.
Il personaggio di Hoffman è un investigatore a tratti cinico che vive in compagnia del bicchiere e dell’immancabile sigaretta, secondo uno stereotipo mai in esaurimento, a cui l’attore restituisce autenticità ricca di sfumature a partire dall’intenso lavoro sull’accento tedesco.
Il film, oltre ad essere molto ben strutturato, ha dalla sua l’ottima e sicura regia di Corbijn e le brillanti interpretazioni di Hoffman e Willem Dafoe. La vicenda scorre in maniera molto serrata perdendo però un po’ di ritmo nella seconda parte che rischia di far sentire troppo le abbondanti due ore di durata. Oltre a ciò, la vicenda appare così intricatamente tecnica e senza vie di alleggerimento tanto da apparire come un prodotto per esperti di spionaggio.
La battuta di arresto della pellicola ha uno scossone nel finale, amaro e intenso, in cui Hoffman dà il meglio di sé dipingendo un personaggio la cui disperazione e il cui fallimento restano impressi.
“La spia – A Most Wanted Man”, tratto da un romanzo di John le Carré, è una pellicola capace di far sentire lo spettatore al centro di una complicata missione coinvolgendolo e tenendolo con il fiato sospeso sebbene non riesca, per la mancanza di qualche colpo di scena in più e per colpa di una durata eccessiva, a classificarsi all’altezza delle aspettative collocandosi più come dramma psicologico che come tradizionale film d’azione.
Miriam Reale