‘The Dead Don’t Hurt‘ è un film che offre uno sguardo profondo e toccante sulla vita di Vivienne Le Coudy, una giovane donna di origini francesi evocata nel contesto tumultuoso del Nevada del 1860. La pellicola esamina non solo le lotte personali di Vivienne, ma allo stesso tempo affronta temi universali di amore, giustizia e resilienza. Con la direzione di Viggo Mortensen, il film si propone di esplorare la psiche dei suoi personaggi, mentre l’ambientazione storica aggiunge un ulteriore strato di complessità alla narrazione.
Vivienne Le Coudy: tra amori e sofferenze
Nata da genitori emigrati, Vivienne Le Coudy vive in un mondo dove le convenzioni sociali e i vincoli familiari sembrano dettare il corso della sua vita. La sua bellezza e la sua intelligenza attirano l’interesse di Weston, un collezionista d’arte irlandese, che cerca in tutti i modi di conquistarla, ma Vivienne ha ben altro in mente. La sua anima è attratta da Holger Olsen, un carpentiere danese che rappresenta per lei una fuga dalla superficialità della vita mondana e dai giochi di potere. Holger, con la sua esistenza semplice e solitaria a Elk Flats, diventa il suo rifugio.
Tuttavia, la serenità di Vivienne viene bruscamente interrotta quando Holger decide di unirsi all’esercito dell’Unione per combattere nella Guerra di Secessione. La separazione diventa un punto di svolta nella vita di Vivienne: lasciata sola, affronta non solo la solitudine, ma anche reminiscenze e incubi che la tormentano. Il suo amore per Holger la sostiene, ma la realtà crudele si manifesterà con la visita di Weston, che, in preda ai suoi demoni personali, commette un atto di violenza contro di lei.
Rimasta impunita, questa violenza rappresenta un’ulteriore prova di forza per Vivienne. Nonostante le avversità, la sua determinazione a non soccombere alla sofferenza è un chiaro messaggio di resilienza. I traumi che subisce la trasformano, e la preparano per affrontare le sfide future, rendendo il suo viaggio personale ancora più significativo.
‘The Dead Don’t Hurt‘: un western intimista
‘The Dead Don’t Hurt‘ segna una svolta nel genere western, con un approccio più intimo e riflessivo rispetto ai classici film del genere. Viggo Mortensen si sforza di esplorare la complessità dei suoi personaggi piuttosto che concentrarsi esclusivamente sull’azione e sulla violenza tipiche dei film di cappa e spada. La narrazione si distacca dalle tipiche trame lineari, dedicandosi invece agli strati emotivi e psicologici che accompagnano la vita di Vivienne.
Il film punta a costruire una tensione sottile attraverso un narrativo alternato tra passato e presente, permettendo al pubblico di immergersi nelle esperienze di Vivienne e dei personaggi attorno a lei. Questa attenzione ai dettagli e alle emozioni rende ‘The Dead Don’t Hurt‘ un’opera che approfondisce le relazioni umane piuttosto che limitarsi a esplorare il conflitto esteriore.
Mortensen, che recita anche come co-protagonista, mette in risalto il talento di Vicky Krieps, la quale regala una performance di grande intensità. Il suo personaggio è un simbolo di lotta e indipendenza, una figura che affronta le ingiustizie dell’epoca con dignità e forza. L’interpretazione di Krieps, ricca di sfumature, culmina in un ritratto di una donna che cerca non solo giustizia ma anche la propria identità in un mondo ostile e maschile.
Tematiche e simbolismo nel film
La pellicola ragiona su questioni profonde e universali, come la guerra, la giustizia e il potere. In ‘The Dead Don’t Hurt‘, la guerra è più un’ombra che aleggia sulla vita dei personaggi, lasciando in secondo piano le battaglie fisiche per dare spazio a battaglie interiori. Mentre Holger è lontano al fronte, Vivienne affronta una guerra del tutto diversa, combattendo contro le ingiustizie personali, rappresentando le mille sfide che una donna può trovarsi ad affrontare.
Gli archetipi tipici del genere, come il sindaco corrotto e i faccendieri delle saloon, vengono presentati ma in una chiave che invita alla riflessione. Il film non cerca di glorificare la violenza o il conflitto, ma piuttosto di dimostrare le conseguenze sulle vite delle persone. Qui, la giustizia non è apparecchiata su un piatto d’argento, ma è qualcosa per cui si deve lottare, spesso restando sopraffatti dalle forze che sembrano governare il mondo.
Inoltre, il film è arricchito da passaggi simbolici e visionari, tra cui un momento surreale che collega l’epoca medievale al presente di Vivienne, sottolineando la continuità di temi di lotta e speranza nel tempo. Questo tipo di narrazione sfida il pubblico a riconsiderare la sua percezione del genere western, invitandolo a riflettere su come il passato possa informarci riguardo il presente.
L’uscita di ‘The Dead Don’t Hurt‘ segna una nuova era per il cinema western, aggiungendo profondità e introspezione ai racconti che hanno segnato la storia della Settima Arte. Per chi è alla ricerca di film che vanno oltre il semplice intrattenimento, quest’opera emerge come un’affascinante riflessione sulla condizione umana, rendendo il percorso di Vivienne Le Coudy un’esperienza con cui il pubblico può facilmente identificarsi.