Oggi si è tenuta a Roma la conferenza stampa su “La Tenerezza” film di Gianni Amelio in uscita il 24 aprile nelle sale italiane. Erano presenti il regista Gianni Amelio e i quattro attori principali del cast: Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Marchetti e Renato Carpentieri.
La Tenerezza: un sentimento necessario per un’umanità che vuole sentirsi libera
A distanza di tre anni Gianni Amelio torna al cinema con “La Tenerezza”, che propone la visione di alcuni rapporti trasversali tra genitori e figli all’interno di due famiglie che finiscono per fondersi in una cornice napoletana.
Il titolo originale del nuovo lavoro del cineasta calabrese rispecchia un sentimento così particolare che difficilmente ritroviamo in una persona adulta, Amelio ammette di non averci riflettuto molto, ma gli è venuto in mente pensando al finale; in particolare alla testardaggine di Elena (Giovanna Mezzogiorno) nel recuperare i rapporti con suo padre Lorenzo (Renato Carpentieri). Il regista per definire meglio il raggio in cui la tenerezza agisce, cita il nostro Papa, ma non in veste di uomo di chiesa, piuttosto in quella di intellettuale del nostro tempo: “la tenerezza dà libertà”.
“La tenerezza è qualcosa di cui si ha bisogno”, continua il cineasta, di cui si ha bisogno quindi per schiacciare, in un mondo insidioso e pieno di trappole e le forza negative, che il film sfiora appena, ma che lasciano il segno; basti pensare che il racconto inizia e termina con un processo a cui sono soggetti probabili terroristi.
Amelio ammette che è difficile trovare un tenero gesto nel mondo odierno, dato che l’essere umano oggi tende a cercare di dimostrare di essere forte; addirittura le donne, però, conferma il director, hanno imparato a dosare la tenerezza quando ce n’è bisogno e, soprattutto, quando è autentica. Come il percorso che compie Elena per sradicare la chiusura di suo padre.
Il personaggio di Lorenzo, questo padre pieno di colpe, infatti, è quello più caro al regista e non per la sua posizione centrale all’interno del dramma, ma per il suo rispecchiarsi in Carpentieri e in quest’uomo in là con l’età.
La Tenerezza: la ripetitività sublime della scena del pranzo, suggerita da Elio Germano
Ma cos’è la tenerezza per chi ha recitato nel film?
Per Giovanna Mezzogiorno ha un valore enorme, soprattutto in un tempo in cui i rapporti non sono distesi e rilassati diventa l’antidoto che li risolve. Riguardo i bambini presenti nel cast, l’attrice di “La finestra di fronte”, palesa quanto sia più facile provare questo affetto verso i più piccoli, proprio perché ancora non sono contaminati dalle percezioni con i rapporti con l’altro.
La Ramazzotti assimila la tenerezza alla curiosità, la prima è causa della seconda, dice.
Il lavoro con gli attori, racconta Gianni Amelio, è stato una vera collaborazione. Ne è una prova, rivela, la scena in cui Fabio (Elio Germano) imbocca sua moglie (Micaela Ramazzotti) senza girarsi a guardarla, che è stata proposta dallo stesso Germano per calcare la complicità della coppia, come se l’uomo conosce a memoria il volto della sua donna. Questo semplice gesto, commenta la Ramazzotti, è carico, secondo lei, di erotismo e sostituirebbe un’altra scena rimossa che mostrava un amplesso tra i due, scorto casualmente da Lorenzo. Nel frammento scenico del pranzo, infatti, il volto dell’anziano sembra essere attraversato da imbarazzo e rimpianto per questa famiglia felice, rivela Carpentieri; sentimenti che fanno sì che una persona chiusa in sé come l’uomo si apra alla conoscenza.
La scena, che nella sua ripetitività dei gesti e della parola “bloccata”, ha una bellezza particolare, è interrotta bruscamente dalla Ramazzotti che chiama ad alta voce i suoi figli; questa rottura dell’eros coniugale, commenta Amelio, è dato dall’urlo “bambini!”, come in un simbolismo attenuato in cui sono i figli a far calare un pesante sipario sui momenti ad alta carica erotica di una coppia.
La Tenerezza: quando l’occhio del regista attraversa gli attori
Quando si parla, invece, del lavoro con Gianni Amelio, la parola passa agli interpreti. La Ramazzotti simpaticamente scherza, dicendo che Gianni li ha un po’ adottati, cosa ricalcata da Elio Germano, che ci tiene a precisare che più che adottati, il regista li ha veramente abitati e loro si sono completamente abbandonati alle sue cure. L’attore è stato definito dal cineasta: “forte come il vetro e fragile come l’acciaio”, una frase che rimarrà certo nella biografia di Germano.
Singolare la risposta di Giovanna Mezzogiorno, che ha affermato che bisogna essere morbidi, ovvero lasciare che il film e il personaggio vengano verso di te e accoglierli a braccia aperte, senza controllo. Carpentieri, invece, ha debuttato al cinema proprio con Amelio con “Porte Aperte” e dopo 27 anni ritorna ad essere diretto dal regista in un suo alter ego, segno della stima reciproca tra i due uomini.
La Tenerezza: la pellicola tratta da un romanzo, ma tramutata in altro
La pellicola è tratta liberamente dal romanzo “La tristezza di essere felici”, ma non ha nulla a che vedere con esso, a cominciare dal nome del protagonista, che in “La Tenerezza” prende il nome dallo scrittore del libro, Lorenzo Marone. Gianni Amelio giustifica la sua scelta, dicendo che mentre nel libro il personaggio principale cambia spesso ruolo, nel suo lavoro ha un’inquietudine dovuta al rifiuto dell’età che avanza, che si tramuta in una rinuncia dell’aiuto offerto da chi gli sta intorno. In tarda età l’uomo cerca di essere autonomo fino alla fine, almeno in quelle cose che può far da solo; lo stesso cineasta ha dichiarato che questo è anche il suo modo di fare le cose, con un approccio ‘monicelliano’ alla vita (Monicelli diceva di sentirsi bene se faceva delle cose per sé, come la spesa) per sentirsi ancora padroni di se stessi.
Amelio nega però che il suo sia un film autobiografico, anzi asserisce che ha messo in scena qualcosa di non personale, ma che automaticamente contiene timori, paure e fragilità comuni a tutti noi.
La Tenerezza: un film che non agogna un premio, ma aspira a rendere più ‘morbido’ il pubblico
Quando gli viene chiesto perché quest’ultima fatica non sia stata presentata ad un festival cinematografico, come quello di Cannes o di Venezia, il regista si dice contento. L’unica cosa che vuole da “La Tenerezza” non è un premio, ma un pubblico, per il quale lo ha realizzato.
Concludiamo con la filosofia che racchiude tutto il film, accinta da Amelio da una frase dei “I Fanatici” di Robert Musil: “non si è mai tanto in noi stessi, come quando perdiamo il cammino”; ovvero, dovremmo ammettere le debolezze ed essere più morbidi per trovare la felicità dentro di noi.
Erika Micheli
20/04/2017