Recensione
La Tenerezza – Recensione: un film autorale che spicca come un diamante nel panorama cinematografico italiano
Non c’è nulla da dire, Gianni Amelio resta sempre una delle migliori espressioni del cinema nostrano. “La Tenerezza” attraversa un tema delicato come il rapporto genitore e figli, ma non in modo scontato, come si tende solitamente a fare. Non solo il regista mostra la distanza che spesso si viene a creare tra un genitore e un figlio in età adulta, soprattutto a seguito di un’esistenza piena di problemi e divergenze; ma anche come un anziano riesca ad avvicinarsi più ad una famiglia sconosciuta, in cui si rivede nostalgicamente, che alla propria.
L’uomo attempato è Lorenzo (Renato Carpentieri) che piuttosto che riprende i rapporti con i suoi figli, preferisce passare del tempo con la coppia di vicini di casa, Fabio (Elio Germano) e Michela (Micaela Ramazzotti), genitori di due bambini; sembra che Lorenzo sia vittima di un transfert, tramite cui proietta i sentimenti per la sua prole nei due condomini.
La Tenerezza: uno strappo nel cielo di carta che porta il pubblico ad aprire gli occhi
“La Tenerezza” è divisibile in due parti filmiche. Nella prima si respira un’aria ansiogena, attribuita in maggior parte al personaggio di Fabio, a cui l’interprete Elio Germano conferisce quest’aria tra il sogno e il malessere, che porta ‘allo strappo nel cielo di carta’ verso quella che è indicabile come la metà del film in termini diegetici; un momento clou (in cui si esaurisce l’ansia delle scene antecedenti) che appare allo spettatore come un brusco scossone. Da qui in poi Amelio poteva continuare a far procedere gli eventi in un stile incalzante fino ad una vera e propria rottura, ma sarebbe stato poco originale.
È nella seconda parte, infatti, che si approfondisce il vero protagonista della pellicola, Lorenzo. Sebbene il suo carattere così particolare e solitario sia giunto nella prima parte tramite la brillante recitazione di Renato Carpentieri, è solo successivamente che capiamo le cause di questo temperamento, quando il personaggio domina di meno la scena, grazie ai dialoghi che la figlia Elena (Giovanna Mezzogiorno) intreccia con altre persone.
La Tenerezza: quando gli attori e la fotografia sono ponderati con maestria
Inutile dire che gli attori hanno giocato un grande ruolo nel film, dal sorriso così rassicurante della Ramazzotti, che appare in scena come un angelo del focolare, alla rigorosità e la testardaggine dimostrati dalla Mezzogiorno nel cercare a tutti i costi un rapporto con il padre, scavando, davvero in tutti i sensi, tra vecchie scartoffie e polvere.
I veri re della scena solo loro, i due uomini, i due papà. Il film è basato sugli aspetti della paternità: da un lato, Lorenzo, magistralmente interpretato da Carpentieri, che non ha più rapporti con i figli, non li ama più, eppure sembra vivere bene nel suo essere così serrato nei legami con l’unica famiglia che gli è rimasta; dall’altro, Fabio, giovane, affezionato ai due bambini, eppure pieno di conflitti interiori. Amelio non poteva scegliere espressività migliore di quella del volto di Germano per un ruolo così sofferto e scricchiolante. Il regista costruisce abilmente a livello di sceneggiatura e, soprattutto, con il montaggio delle scene una sorta di parallelo tra l’anziano e il giovane.
La fotografia è un altro pregio che pochi nel Belpaese possono permettersi. Dai colori alle luci tutto è dosato con sapienza, creando un ritratto di questa drammaticità esistenziale.
La Tenerezza: la poesia di una pellicola che scuote lo spettatore per poi rassicurarlo con delicatezza
Il film delicatamente accarezza anche un tema sociale tanto attuale nei nostri tempi: il terrorismo, caratterizzato dalla presenza di due processi, che aprono e chiudono la storia, a due uomini arabi accusati di aver partecipato ad alcuni attentati. Una nota del presente incastonata come un piccolo accento nella sintassi filmica, che né disturba né interrompe la narrazione.
“La Tenerezza” non è un film per tutti, soprattutto se volete uscire dalla sala spensierati e sorridenti. Lo spettatore deve essere pronto a 103 minuti che corrono verso la fine in quest’ordine: tormento, emozione e commozione, in un climax discendente che scivola poeticamente verso la fine, lasciando al pubblico una lirica immagine conclusiva e nei più sensibili gli occhi umidi.
Erika Micheli
Trama
- Regia: Gianni Amelio
- Cast: Renato Carpentieri, Elio Germano, Micaela Ramazzotti, Giovanna Mezzogiorno, Greta Scacchi
- Genere: Drammatico, Colore
- Durata: 103 minuti
- Produzione: Italia, 2016
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 24 aprile 2017
“La Tenerezza” narra una storia ambientata a Napoli, ma una Napoli lontana dagli scenari della malavita organizzata: stavolta le vicende hanno luogo fra le mura di una famiglia borghese, in un ambiente familiare in cui le gioie si uniscono a momenti di profondo sconforto e violenza, dove un padre vive con dei figli che purtroppo non ama.
I figli in questione sono due bambini, fratello e sorella, in costante conflitto tra loro, vittime di un clima familiare poco stabile, dove possono soltanto osservare ciò che accade, senza poter assolutamente reagire.
La vita che all’apparenza può sembrare felice, nasconde delle pieghe e delle sfaccettature di pura tragedia. Il dolore è tanto, ma la speranza è l’ultima a morire.
La Tenerezza: storia di sentimenti
“La Tenerezza” è un film che ben rappresenta il continuo fluire di sentimenti, tra persone diverse, che sembra facciano di tutto per allontanarsi da qualsiasi forma di affetto. Abbiamo un padre che non ama i suoi figli, che vittime della freddezza familiare hanno un rapporto contrastante. Sentimenti che sfumano nel sorriso ma anche nella violenza.
Ma il titolo non è ingannevole, il regista Gianni Amelio ha dichiarato: “Io credo che il bisogno di tenerezza si abbia nei momenti di tragedia quando qualcuno è bombardato da tanti problemi: la tenerezza è un bisogno, è un bisogno darla ma soprattutto riceverla!”. Parole che riassumono il senso del film, che parla d’amore, di storie d’amore che si incrociano e che ha un cast ‘perfetto’, almeno così lo definisce lo stesso director.
La Tenerezza: una Napoli diversa
La Napoli rappresentata qui è contemporanea, borghese, che esiste ma che prima d’ora non era mai stata raccontata, non molto spesso rappresentata.
Si è sempre preferito parlare della parte più bassa e degradata della città, delle periferie, qui invece ci sono persone che hanno grandi e belle case, altrettanto grandi professioni, persone che non hanno problemi economici, hanno, però, dentro questo tarlo che potrebbe distruggerli ma non ce la fa.
Un film, questo, riconosciuto di interesse culturale, con il contributo economico del ministero dei beni e delle attività culturali del ‘turismo-direzione generale cinema’. L’idea di questa pellicola, che unisce insieme la componente drammatica e quella del giallo, è nata a Gianni Amelio dopo che gli è stato proposto un libro “Essere felice“, romanzo dell’autore partenopeo Lorenzo Marone.
Trailer
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