Recensione
La vita è una danza: un well movie di Cédric Klapish
Il mondo della danza classica è solo il punto di partenza dell’ultimo film del regista francese Cédric Klapisch, non a caso ne è protagonista la prima ballerina dell’Opera di Parigi Marion Barbeau alla sua prima prova di attrice. Lei è Elise, danzatrice classica con un brillante futuro, che si rompe una caviglia durante una prima. Tutta la storia parte da questo incidente, che metterà alla prova la forza della ragazza.
La prima parte, più incentrata sul balletto, è una vera chicca per gli appassionati di questa forma d’arte. Ancor prima del vero inizio del film, c’è una sorta di prologo che già da solo vale tutto il film. Il regista ci porta dietro le quinte di uno spettacolo con tutta l’emozione che comporta e la bellezza delle danzatrici eteree nella loro leggiadria. In seguito si arriva al vero cuore del film che ci introduce nei magnifici paesaggi della Bretagna alla ricerca di una rinascita e di un ritorno al palcoscenico ma in modo completamente differente.
Un inno alla vita e all’amore
Il tocco leggero di Cédric Klapish è il punto di forza de “La vita è una danza” storia di resilienza sulla seconda possibilità che ognuno di noi ha nella vita. La caduta (e non solo metaforica) di Elise la porta a ridiscutere tutta la sua esistenza, che era centrata sulla passione per la danza classica, che la riallaccia alla cara madre scomparsa giovanissima. Dopo l’iniziale scoramento, la ragazza prova a ripartire da un lavoro in Bretagna che si rivelerà essenziale. Il passaggio da Parigi alla casa di campagna di Josian (Muriel Robin) sede di residenze artistiche diventa il punto focale. Da lì, e dalle prove del gruppo di danza contemporanea, capitanata dal coreografo Hofesh Shechter, si riparte. E arriverà anche un nuovo amore, cosa immancabile in un film francese.
Il regista mette su un cast formidabile, che vede tra gli altri in prima fila Denis Podalydès, membro della Comédie-Française e attore amatissimo in patria nei panni del padre della giovane.
Accanto a lui le due sorelle e il ricordo doloroso dell’infanzia segnata dalla perdita di colei che ha trasmesso alla figlia la passione per il ballo.
“La vita è una danza”, seppur nella sua leggerezza, riesce a entrare nell’animo di Elise, che lotta con i fantasmi del passato. Sono tante e molto ben fatte le coreografie di danza contemporanea di questo lavoro, che ha utilizzato due veri professionisti: Hofesh Shechter fondatore e direttore artistico della Hofesh Shechter Company e Marion Barbeau dell’Opera di Parigi. Sono entrambi eccellenti nella loro prova attoriale, come il resto del cast formato da ballerini.
Da segnalare, inoltre, la partecipazione di Muriel Robin in un ruolo molto delicato. L’attrice ha vinto nella sua lunga carriera nel 2007 l’International Emmy Award come miglior attrice e diverse nomination negli anni ai Moliere Award e ai premi Cèsar.
Ivana Faranda
Trama
- Titolo originale: En Corps
- Regia: Cédric Klapisch
- Cast: Marion Barbeau, Hofesh Shechter, Denis Podalydès, Muriel Robin, Pio Marmaï, François Civil, Souheila Yacoub, Mehdi Baki, Alexia Giordano, Marion Gautier de Charnacé
- Genere: Commedia
- Durata: 117 minuti
- Produzione: Francia, Belgio, 2022
- Distribuzione: Bim Distribuzione
- Data di uscita 6 ottobre 2022
“La vita è una danza” è un film diretto da Cédric Klapisch, regista di “L’appartamento spagnolo” e della serie Netflix “Chiami il mio agente!”. La pellicola, incentrata sull’importanza della rinascita di fronte alle sfide più dure, è interpretata dalla prima ballerina dell’Opéra di Parigi Marion Barbeau.
La vita è una danza: trama
Elise è una ballerina di danza classica promettente che vive a Parigi insieme al fidanzato. Dopo aver scoperto il suo tradimento e in seguito a un grave infortunio che sembra precludere la carriera che ha sempre desiderato, la giovane donna inizia un percorso verso la guarigione fisica ed emotiva che la porterà fino in Bretagna, dove l’affetto dei suoi amici e un nuovo amore le lasceranno intravedere la possibilità di una rinascita.
Note di regia
“Non condivido quel lato oscuro e doloroso che spesso associamo al mondo della danza. Per molte persone, infatti, la danza classica è associata all’idea di sofferenza. C’è ovviamente del vero in questo: i corpi dei ballerini soffrono come quelli dei grandi atleti. Non nego i sacrifici che richiede. Ma ho preferito focalizzarmi più sull’idea della passione che del sacrificio. Non si può essere ballerini senza essere focalizzati sulla vita, perché ballare è soprattutto uno dei piaceri della vita. La storia del film si basa su un’idea di ricostruzione e rinascita, con il desiderio che ci sia bisogno di andare verso qualcosa di positivo e solare, qualunque siano gli sforzi per raggiungerlo. Potrei dire prevedibilmente che è un film sulla vita, un film sul piacere profondo di chi balla e che nutre questo desiderio di elevarsi, di superarsi.”
Le parole della protagonista
“Élise ha le caratteristiche tipiche di una ballerina. È una combattente, una persona fortissima che si è costruita una corazza intorno dopo la morte della madre. Ma il suo infortunio le insegnerà anche a domare le sue debolezze e a convivere con le sue fragilità. Questo è ciò che ho amato di più nella sceneggiatura: il fatto che Élise non si senta mai dispiaciuta per se stessa, nonostante quello che le succede.”