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L’arte della gioia: Valeria Golino tra Roma e Cannes in una serie che celebra la libertà creativa

Nel cuore di Roma e Cannes, L’arte della gioia prende vita grazie a Valeria Golino, che ha conosciuto da giovane la scrittrice Goliarda Sapienza. L’attrice, impegnata in una sfida linguistica per interpretare correttamente un personaggio privo dell’accento napoletano, ha ricevuto consigli preziosi per immergersi in un’interpretazione profonda. Con un percorso che ha attraversato incontri settimanali e riflessioni sulla libertà artistica, la serie, presentata su Sky e NOW dal 28 febbraio, diventa il palcoscenico della disobbedienza letteraria e della ricerca della verità esistenziale.

L'arte della gioia: Valeria Golino tra Roma e Cannes in una serie che celebra la libertà creativa

Innovazione e preparazione per un’opera rivoluzionaria

Da diciotto anni, Valeria Golino si è dedicata a preparare il terreno per adattare l’opera di Sapienza, un romanzo mai completamente pubblicato in vita dell’autrice. Durante le riprese, ha messo in atto una strategia definita da lei stessa come “persecuzione gioiosa”, volta a rimuovere il proprio accento e acquisire una nuova identità linguistica. La regista ha saputo trarre ispirazione dall’esperienza e dalla memoria, ritrovando in una casa familiare elementi indispensabili a un racconto che intreccia passato e presente, dando al progetto una dimensione predestinata.

Il simbolismo di un personaggio ribelle

La produzione mette in luce il personaggio di Modesta, incarnato da una giovane Tecla Insolia, che a soli diciotto anni trasforma l’identità di una protagonista ribelle. Pur presentando alcune variazioni rispetto al romanzo originale, la serie ha integrato nuove sfide narrative, come l’introduzione del ruolo di Rocco interpretato da Giuseppe Spata, per dare maggiore spessore al racconto.

Tecla Insolia ha spiegato: “Non penso che Modesta sia un manifesto di femminismo”, sottolineando invece l’importanza della conoscenza del proprio corpo come strumento di piacere. L’esperienza sul set, descritta come una bolla di libertà e responsabilità, ha permesso all’attrice di sperimentare la forza interiore e il senso di appartenenza a un contesto creativo unico. Al contempo, Jasmine Trinca, che ha interpretato il ruolo della Madre superiora Leonora, ha evidenziato come il personaggio offra uno sguardo sulla necessità di evadere da un destino preordinato.

Critica al moralismo e celebrazione della libertà

Nella narrazione, la serie affronta il tema del moralismo e del perbenismo che sta penetrando in molti ambiti della società contemporanea. Valeria Bruni Tedeschi, nel ruolo di Gaia Brandiforti, ha messo in luce come l’opera non si limiti a rappresentare l’erotismo, ma esplori la complessità dell’umanità, invitandoci a riflettere su tematiche quali la censura e la paura della libertà. Anche attraverso il personaggio di Carmine, interpretato da Guido Caprino, si delinea un discorso che evita stereotipi, proponendo una visione equilibrata del tema patriarcale.

Il racconto, che celebra piacere, indipendenza e la sfida contro le convenzioni, si conclude con una sincera dichiarazione di Valeria Golino: “Io? Avrò sicuramente rubato la mia parte di gioia, ma sempre scusandomi”. Questa affermazione riassume perfettamente l’intento dell’opera, che si propone di condensare in ogni episodio un inno alla libertà e alla ricerca della felicità.

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Giulia Barone

Giulia Barone

Sono Giulia Barone, un'appassionata di cinema che ama esplorare il mondo del grande schermo. Condivido recensioni, curiosità e riflessioni sui film che mi hanno emozionata, dai classici intramontabili alle ultime novità. Seguo con grande interesse i programmi tv e il gossip.

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