Recensione
Las Leonas: un docu-film sulla potenza al femminile dello sport
Isabel Achàval e Chiara Bondì dirigono in tandem “Las Leonas”, un prezioso documento sulla vita delle tante donne immigrate che vivono in Italia e lavorano come badanti, colf e quant’altro. Le peruviane Bea e Melissa, la moldava Ana, l’ecuadoregna Elvira, la capoverdiana Vania e la marocchina Siham sono accomunate dalla passione per il calcio. Loro si allenano la domenica, unico giorno libero della settimana e tutto per vincere il torneo “Las Leonas” in cui giocano sportive provenienti da ogni paese del mondo.
A prima vista il documentario, prodotto da Nanni Moretti, parla di sport. In realtà, è solo un pretesto per far scoprire allo spettatore cosa si cela dietro le vite di tutte le badanti e colf che popolano le nostre case.
Tutte le protagoniste si mettono a nudo davanti allo spettatore. Sono per lo più persone che hanno sofferto e sono scappate dal loro paese. È il caso, per esempio, di Elvira cresciuta chiusa nella sua stanza in una ricca villa dove sua madre lavorava come colf e di Melissa che ha dovuto lasciare i suoi due figli per i troppi debiti che aveva. Joan, peruviana, dopo un’infanzia difficile vive in una stanza con due sue amiche e la bimba di una di loro. Eppur, i loro visi si illuminano quando parlano delle squadre di calciotto Paraguay e Peruanas a Roma. È molto determinata, invece, la protagonista marocchina che ha mollato il marito dopo dodici anni e vive con la figlia e la sorella, in una casa che hanno acquistato tra mille sacrifici.
Un film leggero che commuove a tratti
Si esce quasi disturbati dal documentario di Isabel Achàval e Chiara Bondì, perché si fa leva sul dolore che affligge queste donne che vogliono solo essere libere e felici sul campo di calcio. Quest’ultimo è una valvola di sfogo e un catalizzatore di energie pe loro e per tutte le altre partecipanti al torneo, che desiderano vincere a tutti i costi.
Le due registe non appaiono mai, ma utilizzano da tramite una giornalista della web radio Vox Populi, che segue la competizione fino alla fine. Compare in compenso il produttore esecutivo Nanni Moretti, che regala le coppe per le vincitrici e le consegna lui stesso.
“Las Leonas” è un film che riesce a raccontare the dark side of the moon del fenomeno migratorio al femminile ma è anche un messaggio di speranza per le mille Bea, Melissa, Ana, Elvira, Vania e Siham che incontriamo ogni giorno in strada e spesso abbiamo nelle nostre case senza neanche accorgercene.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Isabel Achaval, Chiara Bondì
- Genere: Documentario
- Durata: 80 minuti
- Produzione: Italia, 2022
- Distribuzione: Academy Two
- Data di uscita: 15 settembre 2022
“Las Leonas” è un docu-film in programma al 79° Festival di Venezia per Le giornate degli autori. La pellicola è prodotta dalla Sacher Film di Nanni Moretti, che appare in un cammeo.
Las Leonas: la trama
Otto donne di ogni età di varia provenienza extracomunitaria si ritrovano ogni settimana in un campo sportivo per giocare a calciotto. Una storia di allegria e resistenza tutta al femminile.
Note di regia
Abbiamo voluto raccontare le storie di alcune donne straniere accomunate dalla passione per il calcio. La prima volta che le abbiamo viste giocare ci è sembrato che sul campo da calcio accadesse qualcosa di speciale. Era come se stessero volando dietro la palla. Il campo da calcio si era trasformato in un momento di riscatto sociale e rappresentava il raggiungimento di un desiderio difficile da trovare nella vita reale. Volevamo raccontare la sensazione di libertà e di gioia che ci trasmettevano. Bea, Siham, Melisa, Vania, Elvira, Joan e Ana, le protagoniste del nostro film, ci sono sembrate da subito delle grandi lottatrici.
Fiere e forti come delle leonesse, vanno avanti nella vita con ottimismo e coraggio, malgrado le difficoltà delle loro storie personali. […] Il contrasto tra la fatica del lavoro, la solitudine di vivere in un Paese straniero lontano dai propri famigliari e l’adrenalina, la forza che emerge giocando a calcio, ci è sembrato da subito molto forte. Questo è stato il punto di partenza del nostro film. Ci interessava proprio valorizzare la forza che ognuna di queste donne tira fuori nella propria vita come accade anche, in un certo senso, correndo dietro la palla. Ecco che il campo da calcio si trasforma in una metafora delle loro esistenze.