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Le meraviglie – Recensione

Con il suo nuovo film Alice Rohrwacher fa un passo indietro rispetto alla piccola ‘meraviglia’ rappresentata dal suo primo lungometraggio

Regia: Alice Rohrwacher – Cast: Maria Alexandra Lungu, Sam Louwyck, Alba Rohrwacher, Sabine Timoteo, Agnese Graziani, Monica Bellucci – Genere: Drammatico, colore, 110 minuti – Produzione: Italia 2014 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 22 maggio 2014.

lemeravigliePiù volte Alice Rohrwacher ha dichiarato di aver inserito ne “Le Meraviglie”, suo secondo lungometraggio e unico film italiano in Concorso al Festival di Cannes, molto del suo vissuto. Effettivamente i richiami non mancano: come Alba e Alice Rohrwacher le quattro sorelle protagoniste di questa storia hanno un padre tedesco, vivono in una specie di fattoria in campagna e sognano di poter avere, un giorno, una vita totalmente diversa da quella che hanno vissuto finora.

Siamo a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90: Gelsomina è la sorella più grande e nonostante sia ancora una dodicenne è già lei ad essere il capofamiglia. Infatti è lei ad aiutare il padre nel suo lavoro di apicultore e su di lei ricadono la maggior parte delle responsabilità familiari. Nonostante la ragazza inizi ad avere desideri consoni alla sua nuova condizione di adolescente, non ha mai trovato il coraggio di mostrarli alla sua famiglia per paura della reazione del padre. Sarà solo grazie a degli stimoli esterni, l’arrivo di Martin, un ragazzino tedesco problematico, che la famiglia decide di ospitare durante la sua rieducazione in cambio di un compenso economico, e l’attrazione per un’inaspettata e grottesca competizione televisiva sulle meraviglie della zona, che Gelsomina riuscirà ad affermare sé stessa anche davanti al temuto genitore.

Il film è condito da scene surreali e da evocazioni quasi fantastiche, spesso slegate dalla trama, che si mischiano a paesaggi bucolici e a situazioni al limite del trash, e che contrastano nettamente con intenti definibili come ‘neo – neorealistici’.

In realtà si può dire che questo lavoro rappresenti un’infinita sequenza di rimandi onirici e personali, di ricordi e di suggestioni lontane, gelosamente custoditi nella memoria della regista dai tempi della sua infanzia. E, paradossalmente, è proprio questo a essere il limite de “Le Meraviglie”: il pubblico si trova davanti a un narrato altamente spezzato, assolutamente non organico, che lo distrae e lo confonde in quanto non si riesce ad individuare nella fabula un vero e proprio percorso coerente. Si viene così a creare una confusione non tanto nella rappresentazione dei personaggi quanto in quella degli eventi che li circondano: spesso improbabili e quasi sempre slegati tra di loro. Infatti la Rohrwacher ha scelto un cast che ben si cala nei panni dei protagonisti e che, con la sua bravura, aiuta a superare i momenti di smarrimento.

Come in “Corpo celeste” la regista torna a raccontare di un’adolescente che inizia a prendere possesso della propria identità in una condizione di degrado culturale ed ambientale. La differenza è che ne “Le Meraviglie” mancano l’originalità e la capacità di costringere lo spettatore ad identificarsi con l’emotività della storia.

Micol Koch

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