Un film di denuncia sociale sull’esposizione all’uranio impoverito che ha provocato moltissimi morti tra soldati e popolazione civile di luoghi abitualmente teatro di guerre
Regia: Claudio Fragasso – Cast: Gianmarco Tognazzi, Luca Lionello, Simona Borioni, Barbora Bobulova, Nicole Murgia, Primo Reggiani, David Coco, Luigi Maria Burruano, Francesco Venditti, Libero de Rienzo, Maurizio Merli, Nicola Canonico, Diego Guerra, Giampiero Lisarelli, Simone Sabani, Vanni Fois, Andrea Fragasso, Claudio Vanni, Claudio Masin, Emerico Laccetti, Claudio Fracasso – Genere: Azione, colore, 107 minuti – Produzione: Italia, 2010 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 7 maggio 2010.
Il cinema impegnato italiano ha dei “totem” come Marco Risi, che hanno sempre colto nel segno problematiche sociali che meritavano maggiore attenzione. Questa è forse la parte migliore degli ultimi vent’anni del nostro cinema; una parte che, seppur segregata, non si è prostrata di fronte a logiche tendenziose che ne deturpassero il proprio principio costitutivo ed originale.
Claudio Fracasso con “Le ultime 56 ore” affronta un tema “scomodo”, e scomoda proprio quelle poltrone che hanno preteso di gettarlo nel ripostiglio delle scartoffie colme di perizie ed indagini che comprovassero l’esistenza di una simile minaccia. Ma per fare ciò utilizza espedienti ben diversi, che raramente si vedono nel nostro panorama cinematografico. Nella formula del cinema di genere, fenomeno tipico degli anni Settanta in Italia, il regista accosta una denuncia sociale che da tempo fremeva di essere raccontata, ad un thriller ad alto contenuto d’azione che permetta di avvicinare un pubblico maggiore a tale tematica.
Era il 1994, sono passati quindici anni ma ancora risalgono in superficie storie di una guerra, come quella nel Kosovo, nella quale non solo quelli tendenzialmente nominati “i più deboli” ne hanno subito le conseguenze. Questa storia, seppur inventata (e a momenti un po’ fantascientifica), poggia sulla solidità di un giornalismo d’inchiesta che non si è fermato di fronte a omissioni di sorta.
Un colonnello dell’esercito italiano, il capitano Moresco, scopre che i suoi soldati si stanno ammalando uno ad uno di leucemia a causa dell’esposizione all’uranio impoverito, sostanza radioattiva prodotta dalle scorie nucleari e utilizzata per rivestire i proiettili delle armi. Questa esposizione avvenuta in Bosnia, durante la campagna di sminamento dei territori, ha provocato serie conseguenze anche sulla popolazione e sulle colture. Per ottenere attenzione su questo grave problema, il colonnello decide di occupare con la forza, assieme ai suoi uomini, un ospedale civile, prendendo in ostaggio personale medico e pazienti, e coinvolgendo, suo malgrado, anche un commissario di polizia e la sua famiglia.
A Fragasso e alla sceneggiatrice Rossella Drudi il merito di aver avuto il coraggio di raccontare questa storia a lungo “consapevolmente” celata, ma nello stesso tempo affrontarla con lo sguardo disincantato del film d’azione, che non consente allo spettatore di trovare credibile una vicenda che porta con sé del dolore. Osservata dal punto di vista personale, la scelta di utilizzare il cinema di genere non si sposa con l’argomento trattato. L’intento è quello di avvicinare alla tematica un pubblico maggiore con il “tranello” dell’action movie, data la drammaticità degli eventi ci si aspetterebbe un po’ meno “finzione”…
Serena Guidoni