Recensione
Leatherface – Recensione: (Non) aprite quella porta per leggere i diari della motoSAGA
Dopo quattro sequel, un remake e un prequel del remake era forte, se non incontenibile, l’esigenza di sfornare un nuovo capitolo della saga “Non aprite quella porta”. A parte l’ironia che, ai fan della serie, ai quali ci rivolgiamo con rispetto, potrebbe dare anche fastidio, “Leatherface” racconta la nascita di uno dei più famosi killer seriali della storia del cinema horror: lo psicopatico omicida con il volto coperto da una maschera di pelle umana e con motosega sanguinante al seguito.
L’intento principale del film non è quello di svelare quando venne al mondo “Faccia di cuoio” e sentire i suoi primi vagiti, grugniti, ma bensì, quello di narrare il travaglio psicologico che portò un bambino a trasformarsi in un incubo vivente.
Il presupposto, insomma, è nobile, la realizzazione un po’ meno. Sia nella forma che nella sostanza, “Leatherface”, non aggiunge nulla di nuovo al genere, e ciò potrebbe anche non essere una considerazione negativa al cospetto di una buona manifattura che, però, non viene registrata.
Leatherface: tutto poco convincente
Un po’ road movie, un po’ (anche troppo, in realtà) citazionista, un po’ erotico, il film persegue la novità attraverso l’esplorazione di vari generi alla ricerca di una contaminazione che rimane anche in questo caso solo un nobile intento.
Non convincono le scene hot (una completamente fuori luogo, al limite del risibile), lasciano l’amaro in bocca le citazioni (alcune ricordano film cult, ma l’approssimazione della performance e la grandezza dell’opera che si tenta di omaggiare, stridono con fragore), non rapisce l’occhio la fuga dal manicomio dove è rinchiuso un Leatherface che ancora non sa di essere tale. Mentre è buona l’intuizione di non rendere subito noto allo spettatore chi sia, tra i protagonisti della vicenda, il mostro.
L’identità del nostro ( la “N” non è un errore di battitura) verrà svelata attraverso un gioco ad eliminazione cruenta, in cui ne rimarrà soltanto uno e l’unico rimasto sanerà finalmente un’enorme lacuna: la genesi psicologica di “Faccia di cuoio”.
Il sospetto che le cose fossero andate come ce le hanno raccontate Julian Maury e Alexandre Bustillo, i due registi del film (già, ben due, però lavorano sempre insieme come una coppia affiatata), un po’ c’era venuto. Il ‘povero Leather’ viveva in una famiglia di pazzi adoratori della mortale motosega ed era altamente probabile che il contesto sociale lo avrebbe influenzato non poco: poteva diventare un serial killer o un efficiente boscaiolo. Indovinate come andò a finire.
Riccardo Muzi
Trama
- Regia: Julien Maury, Alexandre Bustillo
- Cast: Lili Taylor, Stephen Dorff, Angela Bettis, Sam Strike, James Bloor, Jessica Madsen, Vanessa Grasse, Finn Jones, Nicole Andrews, Julian Kostov
- Genere: Horror, colore
- Durata: 90 minuti
- Produzione: USA, 2017
- Distribuzione: M2 Pictures
- Data di uscita: 14 settembre 2017
Dalle origini del terrificante cult cinematografico “Non aprite quella porta”, arriva, in tutto il suo macabro terrore, il prequel “Leatherface”, diretto a due mani dai registi statunitensi Julien Maury e Alexandre Bustillo; chi si nasconde dietro ‘Faccia di cuoio’?
Quando arrivò al cinema nel lontano 1974, “Non aprite quella porta”, film autoprodotto da un ambizioso e visionario Tobe Hooper agli albori della sua carriera, segnò una svolta importante per il genere horror – che quarant’anni dopo ancora lo ritiene uno dei più discussi e controversi lavori in assoluto – e lasciò di stucco tutto il pubblico in sala.
La trama, tratta da una storia che stenteremmo a credere vera, narra le vicende ispirate ad uno dei più terrificanti serial killer di tutti i tempi: Ed Gein.
Il noto assassino, aveva un macabro modo di trattare le sue vittime. Dopo averle uccise, le scuoiava e utilizzava la loro pelle per farne i più innumerevoli oggetti; da cinture di capezzoli a rivestimenti per divani, più famosa di tutte le altre manifatture, è sicuramente l’orripilante maschera di pelle umana, da cui appunto il nome “Leatherface”.
Leatherface: una nuova narrazione
“Leatherface” è il segreto nascosto dietro alla maschera; non si tratta di un remake o di un reboot, ma di una nuova narrazione che scava nelle profondità viscerali di una personalità contorta e complessa al tempo stesso, portando in superficie il racconto di come un fragile ragazzo di periferia, diventa un efferato omicida; senza tralasciare un attento sguardo alla componente umana, passando per una straordinaria e quasi poetica analisi emotiva e psicologica.
La storia si apre con quattro giovani protagonisti scappati da un ospedale psichiatrico. I ragazzi sono riusciti a rapire una povera infermiera, costretta a seguirli in un terribile viaggio verso le porte dell’inferno. Il quadro si completa con un poliziotto che gli sta alle calcagna, altrettanto sociopatico e assetato di vendetta. Solo uno di loro, però, attraverso un terribile percorso che distruggerà per sempre gli ultimi sprazzi di sanità mentale nella sua testa, è destinato a diventare l’uomo con la ‘Faccia di Cuoio’, meglio noto come “Leatherface”.