Recensione
Lettere da Iwo Jima – Recensione: Clint Eastwood racconta la battaglia di Iwo Jima dal punto di vista degli sconfitti
Il cinema ha, da sempre, raccontato storie in cui i vinti normalmente combaciano con i cattivi… Che si tratti di pelle rossa coinvolti in sprovvedute battaglie o attacchi alla diligenza di turno; o vietcong nascosti in botole nella giungla, il linguaggio cinematografico non ha trascurato di sottolineare vessazioni o crimini di sorta. Ecco perché si è particolarmente grati quando ad essere i protagonisti sono proprio quegli stessi sconfitti.
Clint Eastwood con “Lettere da Iwo Jima” ci regala un film di rara eleganza e umanità, raccontando, senza l’inevitabile retorica tipica dei film di guerra, la battaglia sull’isola di Iwo Jima, che vide coinvolti americani e giapponesi in una cruenta lotta che avrebbe segnato, con la conquista del Pacifico, le sorti della Seconda Guerra Mondiale.
Co-prodotto dallo stesso Eastwood e da Steven Spielberg, e sceneggiato dal prolifico Paul Haggis, il film è un obbligatorio “controcanto” alla stessa storia raccontata dalla parte americana in “Flags of our Fathers”.
Il film è tratto dal libro “Picture Letters from Commander in Chief: Letters from Iwo Jima” (2007) scritto dal generale Tadamichi Kuribayashi, culturalmente cresciuto negli Stati Uniti, e guida dell’esercito nipponico in quella che già in partenza apparve una missione suicida. Le centinaia di lettere rinvenute sull’isola, all’indomani della schiacciante sconfitta, sono un lascito e un monito non solo per coloro alle quali erano indirizzate. Gli antichi codici, sottotesto di una cultura fondata su onore e impavide azioni, obbligano al suicidio piuttosto che la resa, e inevitabilmente ci colgono sprovvisti di quella naturale rete di sicurezza, deterrente della nostra cultura occidentale. Il film impone di non biasimare tali comportamenti, restituendo agli sconfitti l’onore delle armi.
Il monte Suribachi (smembrato al suo interno in un groviglio di cunicoli e tunnel per resistere all’invasione), troneggia sull’isola, e porta nel suo grembo le speranze dei soldati, anelanti di un trionfante ritorno a casa, o comunque di un ritorno. Il riguardo e l’attenzione che Clint Eastwood ha dimostrato nel raccontare questa storia è tangibile, soprattutto se si considera che la visione nelle sale era “obbligatoriamente” in lingua originale. Purtroppo questa attenzione è stata dimenticata nella proiezione televisiva, che ne ha trasmesso la versione doppiata. Peccato…
Serena Guidoni
Trama
- Regia: Clint Eastwood
- Cast: Ken Watanabe, Kazunari Ninomiya, Shido Nakamura, Tsuyoshi Ihara, Ryo Kase, Yuki Matsuzaki, Hiroshi Watanabe, Takumi Bando
- Genere: Guerra, colore
- Durata: 140 minuti
- Produzione: Usa, 2006
- Distribuzione: Warner Bros.
La stessa storia di “Flags of ours fathers” raccontata da un diverso punto di vista. Seconda Guerra Mondiale. Sulla piccola isola di Iwo Jima i soldati americani combattono contro i giapponesi. Quest’ultimi, nonostante la consapevolezza della sicura sconfitta, decidono di non arrendersi. La battaglia, della durata di quaranta giorni, toglierà la vita a 20.000 giapponesi e 7.000 americani.
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