In una saletta riservata dell‘Hotel Bernini Bristol l’attore e regista Casey Affleck e l’esordiente Anna Pniowsky hanno incontrato una tribuna di giornalisti per la presentazione della pellicola “Light of My Life”
Light of my life: la scelta difficile di lasciar andare
Viene aperto l’incontro con l’osservazione in merito alla storia della buonanotte che apre e chiude la pellicola e Affleck a quel punto è intervenuto parlando della volontà di inserire in questa storia gli animali ai quali non era stato consentito di salire sull’arca di Noè. Questo ha rappresentato il vero inizio della sceneggiatura, dal quale tutto è partito, e quello che lo interessava era capire l’evoluzione e lo sviluppo di questa storia in particolare, fissandosi su quello che è la società e le sue scelte e preferenze, il perché alcune coppie di animali siano state lasciate fuori e da qui giungere poi all’estinzione di una parte del genere umano.
Una giornalista chiede ad Anna come ha fatto a diventare Rag e lei a quel punto ha detto sorridendo “innanzitutto dal taglio dei capelli, operazione non facile da fare, e poi ho messo un pochino di me stessa come in genere si fa in qualsiasi personaggio interpreti e non è stato un processo super complicato”.
Ha poi preso la parola il premio Oscar e ha spiegato che questo mondo da lui narrato “sarebbe un luogo tremendamente orribile in cui vivere e questo è il motivo per cui ho scelto di raccontare questa storia, in un mondo sull’orlo della distruzione”. Questa apocalisse è poi connessa ai personaggi e al racconto, con uno stretto rapporto dal punto di vista di un padre che sta comunque tentando di crescere questa figlia in un mondo che è diventato estremamente pericoloso.
“Noi tutti i genitori tendiamo a pensare che il mondo sia un luogo pericoloso per i nostri figli, e io quando ho iniziato a scrivere questa sceneggiatura avevo già i miei. Allora si pensa solo a come proteggerli da questi pericoli e, se non si può, allora si cerca comunque di prepararli a proteggersi da soli”. Così prosegue Affleck. ” Ho cercato di creare una patologia che fosse particolarmente pesante e grave nei confronti delle donne e così questo padre si sentiva ancor più minacciato rispetto alla propria bambina”.
Anna ha poi espresso tutta la sua profonda gratitudine per avere ottenuto la possibilità di interpretare questo ruolo. “La migliore esperienza della mia vita in assoluto e un modo fantastico per iniziare la mia carriera.” Grazie a questo ruolo lei ha capito cosa vuole fare da grande e cosa fare nel futuro e sicuramente continuerà a fare l’attrice “perché amo recitare, può sembrare troppo lezioso, ma è esattamente questa la mia passione”.
A tal proposito Casey ha aggiunto di avere visionato centinaia di provini per interpretare la parte di Rag e lei “immediatamente si è distinta e stagliata rispetto agli altri, per questa qualità che lei possiede, qualcosa di impossibile da insegnare, e ti chiedi sempre cosa frulla nella sua testa mentre sta davanti alla macchina da presa, perché non sta semplicemente recitando, ma è riuscita a raggiungere il giusto equilibrio tra vulnerabilità e indipendenza e al contempo è stata in grado di ricevere indicazioni di regia, ma anche di essere autonoma”.
Quindi il premio Oscar ha confermato il valore della sua giovane attrice, dicendosi convinto che lei abbia tutte le qualità per sostenere una lunga carriera di successo.
La realtà di un futuro distopico gelido e devastante
Il film è ambientato in un mondo distopico e ostile. Il regista, interprete e sceneggiatore ha scritto questa storia appunto quando aveva già i suoi bambini: l’ha iniziata che uno aveva 4 anni e l’ha terminata quando ne avevano 8 e 12. In questa pellicola il padre “parla a sua figlia a volte come fosse una bambina piccola e a volte come fosse un bimbo più cresciuto”. Infatti nel film Anna fa un passaggio dall’infanzia all’inizio dell’adolescenza.
Affleck si è soffermato inizialmente sul vero pathos di questo film, che non risiede nelle minacce tremende e terribili che devono affrontare, ma “nella inevitabile perdita di innocenza che si profila, che avverrà verso la fine ma si delinea fin dall’inizio, a partire dalla bolla in cui vivono il padre e la figlia, questa tenda che crea e amplifica il loro rapporto, questa bolla da cui la figlia vuole uscire per mettere il naso fuori”.
Viene poi espressa una riflessione sul parallelo delicato con “La strada” di McCarthy e chiesta la molla nel passaggio dall’esordio dell’attore a oggi.
Casey ha ricordato, in merito, un film che aveva fatto una volta su due persone che camminavano nel deserto, fino a quando uno dei due non perdeva la speranza e chiedeva all’altro di ucciderlo; il regista era Gus Van Sant. Mentre erano alloggiati nel mezzo del nulla in Argentina, quando la sera si sedevano vicino al fuoco lui chiedeva al regista “di cosa parla questo film? Di cosa tratta?” e lui rispondeva dicendo “lasciamo che i temi emergano da soli”. Per Affleck a quel tempo era qualcosa di frustrante fare tutto strada facendo, senza avere una sceneggiatura ben precisa.
“Quando ho iniziato a scrivere questa storia, sono partito da episodi della mia vita, immagini, rapporti con i mie figli e, una volta che ho avuto numerose scene, ho cominciato a pensare che cosa ne volessi tirar fuori e mi sono ricordato a quel punto cosa allora mi aveva detto Gus Van Sant. A quel punto ho continuato a buttare giù, conversazioni, cose, scelte, frasi dette e subite e ho lasciato che il film si formasse da solo, ho imparato quanto sia importante la famiglia e quanto siano fondamentali le emozioni e gli amori all’interno della famiglia”.
Viene poi formulata una domanda sui film che hanno ispirato una pellicola fantascientifica come questa e Casey si è detto legato a “Io sono leggenda” o “I guerrieri della strada“, film in cui si immagina un futuro con l’umanità estinta o in via di estinzione, della società vengono eliminati tutti gli orpelli e le sovrastrutture e rimangono “gli esseri umani e le persone e resta l’essenza senza tutto il resto” .
Il premio Oscar si è poi concentrato sul recente vociferare negli Stati Uniti di un futuro distopico, come se ci fosse un senso di imminente destino tragico negativo, e forse questo ha una ragione specifica. Casey si è poi ricollegato alla domanda su McCarthy e ha precisato che quello rimane il suo libro preferito e che anni prima, quando stava girando un film, gli mandò una lettera invitandolo sul set . In lontananza vide avvicinarsi due persone ed erano McCarthy e sua moglie. Pranzando insieme gli parlò di questo libro che stava scrivendo, “La strada”, ambientato, appunto, in un futuro distopico e scritto circa 25 anni fa.
Affleck ha amato molto questo libro e ha evitato molte cose in questo set per non copiare proprio “La strada” e cercando di restare originale “anche se è difficile perché qualcuno avrà sempre fatto qualcosa di simile e la cosa migliore è seguire quello che è il tuo interesse, seguire il tuo cuore”. Questi stessi temi si trovano anche in altri film che gli sono piaciuti tantissimo, come “Witness – Il testimone“, in cui gli è piaciuto il rapporto tra Harrison Ford e il ragazzino e il modo in cui viene trattata la violenza nella società. “Sono state molte le cose da cui ho tratto ispirazione, che siano di fantascienza e non, e sono grato a tutti loro”.
Si chiude la conferenza con la domanda sull’importanza del movimento Mee Too a Hollywood, confermata da Affleck e generatrice di un grande cambiamento, non solo nello star system americano, ma in tutto il mondo.
Chiaretta Migliani Cavina