Alla recente Festa del Cinema di Roma, è stato presentato un film di notevole interesse, ispirato al romanzo “L’isola degli idealisti“, scritto da Giorgio Scerbanenco tra il 1942 e il 1943. La pellicola, diretta da Elisabetta Sgarbi, rappresenta un’importante riscoperta di un’opera che era andata perduta per decenni e che ora ha finalmente la possibilità di attecchire nel cuore di una nuova audience. Il film non è solo una trasposizione cinematografica, ma anche un omaggio al talento dello scrittore milanese, finora conosciuto prevalentemente per le sue opere noir.
La storia dietro il romanzo
Giorgio Scerbanenco, uno dei più noti scrittori italiani del Novecento, scrisse “L’isola degli idealisti” in un periodo tumultuoso della storia europea, fra le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale. L’autore si ritirò a Iseo, dove compose il romanzo con l’intento di pubblicarlo a puntate sul Corriere della Sera, ma i drammatici eventi della guerra lo costrinsero a rifugiarsi in Svizzera e a mettere in standby il suo progetto. Solo negli ultimi anni, il romanzo è riemerso dall’archivio di famiglia, grazie alla Nave di Teseo che ne ha curato la riedizione nel 2018.
Emblema di una scrittura che unisce riflessioni psicologiche e sociali a una narrazione avvincente, “L’isola degli idealisti” offre uno spaccato della vita quotidiana in un luogo affascinante e senza tempo, dove rari eventi disturbano l’inesorabile scorrere della vita. Questo contesto diventa il punto di partenza per la reinterpretazione cinematografica voluta da Sgarbi, che ha deciso di portare sul grande schermo un’opera che, fino a quel momento, era un tesoro inespresso.
L’adattamento cinematografico e il suo contesto
Il film di Elisabetta Sgarbi ruota attorno alla dimora dei Reffi, situata nell’immaginaria isola della Ginestra, dove vive una famiglia composta da un padre anziano, dalla figlia e dal figlio e dai loro assistenti, in una sorta di bolla di tranquillità interrotta dall’arrivo di due giovani ladri. Questi personaggi rappresentano il conflitto tra idealismo e realtà, poiché l’armonia precaria della comunità viene messa a dura prova dalla loro presenza.
Sgarbi ha rielaborato la storia trasferendola nel contesto degli anni Sessanta, adattando le figure principali a nuove narrazioni. Il capofamiglia, un ex direttore d’orchestra, e i suoi figli, ognuno con le proprie complessità, si trovano di fronte alla sfida di accogliere gli intrusi e di stabilire un patto insolito: i ladri saranno nascosti in cambio di un “corso di rieducazione”. Questo scambio simbolico incarna la volontà di trasformare le vite degli uomini in modo profondo, un tema ricorrente nell’opera di Scerbanenco.
L’influenza e l’eredità di Scerbanenco
L’adattamento cinematografico di “L’isola degli idealisti” non è un caso isolato nella filmografia ispirata a Scerbanenco, ma rappresenta una rinnovata attenzione verso un autore che ha contribuito in modo significativo alla scena letteraria e cinematografica italiana. Negli ultimi anni, la sua scrittura, spesso relegata a un ruolo secondario, ha cominciato a ricevere il riconoscimento che merita. L’auspicio degli autori e dei produttori è che questo film possa essere l’inizio di una vera e propria rinascita del cinema italiano legato alle opere di Scerbanenco.
Il film si presenta quindi come un’importante opportunità per riscoprire Scerbanenco e il suo mondo narrativo, tradotto in immagini e suoni, che riesce a evocare le atmosfere di un’epoca passata, ma sempre attuale nei suoi temi. La regista Elisabetta Sgarbi ha espresso il suo entusiasmo nel reinterpretare un’opera con una struttura narrativa insolita e coinvolgente, condotta da un approccio introspettivo e riflessivo.
“L’isola degli idealisti” non solo riporta alla luce una parte del patrimonio culturale italiano, ma invita anche il pubblico a riflettere su che cosa significhi essere idealisti in un’epoca di cambiamenti e sfide.