Recensione
Lo Spietato: un grande omaggio ai gangster movie anni ’80
“Lo spietato” rievoca nella mente dello spettatore cult come “Quei bravi ragazzi” (1990), ambientando la vicenda non in America, ma in una città che all’apparenza non si direbbe piena di criminali. Molti elementi strutturali del film rimandano a certi capolavori del genere. Il più evidente è ovviamente l’ascesa al potere del protagonista, che sconfigge i suoi avversari e guadagna sempre più soldi, fino a cadere dai piani alti, tra tradimenti vari da parte dei suoi amici e dei suoi amori. Altro elemento importante è la narrazione in voice over di Santo Rossi, come avveniva anche in “Quei bravi ragazzi” con la voce di Henry Hill (interpretato da Ray Liotta). Tante altre caratteristiche del film ricordano la pellicola di Martin Scorsese, ma riguardano soprattutto il finale e argomenti “spoiler” della trama.
Lo Spietato: scelte stilistiche accurate
Dal poster molto accattivante si può intravedere un aspetto importante del film: il rosso. In un gangster movie ovviamente il colore del sangue è all’ordine delle scene ma in parecchie occasioni è usato come rimando alle persone uccise, alle violenze e alla criminalità perpetuata in quegli anni. Quando Santo aiuta Mariangela in cucina, svuotando un pentolone pieno di un liquido rosso, oppure quando lui e i suoi amici vanno in un night club predomina sempre quel colore. Una scelta stilistica molto efficace per identificare tutta la crudeltà di ciò che accade nella vicenda narrata.
Lo Spietato: uno Scamarcio molto in forma
Il cast ha fatto un ottimo lavoro, in particolar modo gli attori principali Riccardo Scamarcio, Sara Serraiocco e Marie-Ange Casta. I tre ci danno un bel (seppur tragico) triangolo amoroso in cui umanità e vizi si mescolano, creando una sequenza di eventi tragici che riguarderanno anche persone innocenti come gli amici artisti di Marie e i figli di Sara Serraiocco e Riccardo Scamarcio. Quest’ultimo offre un’ottima performance del più classico dei personaggi dei gangster movie: l’uomo desideroso di potere, spietato in molte occasioni ma pur sempre umano.
Per concludere, “Lo Spietato” è un film cruento e drammatico ma che fa da ottimo omaggio ai gangster movie anni 80; attraverso una storia di amore, tradimenti, violenza e umanità anche di quei criminali senza regole. Consigliato vivamente a chi ama il genere, ben fatto, senza troppe pretese, se non semplicemente quella di raccontare una vicenda, cercando un equilibrio tra leggerezza e spietatezza.
Francesco Fabrizi
Trama
- Regia: Renato De Maria
- Cast: Riccardo Scamarcio, Sara Serraiocco, Alessio Praticò, Alessandro Tedeschi , Marie-Ange Casta, Valentine Payen, Fulvio Milani, Matteo Leoni, Fabio Pellicori, Fortunato Verduci
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 90 minuti
- Produzione: Italia, 2019
- Distribuzione: Nexo Digital
- Data di uscita: 8 aprile 2019
“Lo Spietato” accompagna lo spettatore in un viaggio lungo venticinque anni che mostra il mondo della malavita italiana attraverso gli occhi di Santo Russo, interpretato da Riccardo Scamarcio, un gangster che si muove nella realtà caleidoscopica e vertiginosa della Milano da bere negli anni d’oro della moda, dei soldi facili, dell’arte d’avanguardia e della disco music.
Diretto e scritto dal prolifico regista Renato De Maria (al cinema con “Paz” del 2002 e in televisione con “Distretto di polizia” e “Squadra antimafia – Palermo oggi” rispettivamente nel 2000 e nel 2016) insieme a Valentina Strada e Federico Gnesini, il film è liberamente ispirato al libro “Manager Calibro 9” di Pietro Colaprico e Luca Fazzo.
Lo Spietato: una vita al limite
Nel periodo del boom economico Milano è destinata a una crescita finanziaria e criminale senza precedenti. Santo Russo, dopo i primi furtarelli e il carcere minorile, decide intraprendere definitivamente la via del crimine. Nel giro di pochi anni diventa la mente e il braccio armato di una potente e temuta gang, lanciandosi in affari sempre più sporchi e redditizi: rapine, sequestri, traffici di droga, riciclaggio di denaro e esecuzioni a sangue freddo.
Nella sua sfrenata corsa verso la ricchezza, piena di affari sporchi e donne da capogiro, Santo Russo è un uomo diviso tra i suoi due amori: la moglie, remissiva e devota, e l’amante, bellissima, elegante e irraggiungibile. Due stili di vita agli antipodi, rappresentative della sua dualità.
Il percorso criminale di Santo è pieno di ostacoli e di scelte inevitabili: chi vive o chi muore, l’amore passionale o la famiglia, il sogno borghese o una vita da criminale.