Recensione
Lola – Recensione: un film intenso e delicato sull’accettazione
Laurent Micheli, al suo secondo lungometraggio, realizza un film di rara bellezza in cui ogni cosa è trattata con un garbo e una delicatezza inusuali, soprattutto quando si propongono temi di non facile gestione. Lo script è frutto di un lavoro a più mani, al quale hanno collaborato con lo stesso regista Marion Doussot, Agnès Feuvre e Mariette Desert.
Lola ha diciotto anni, vive in una casa famiglia da quando suo padre Phillip l’ha cacciata di casa: Lola è nata Lionel, ed il padre non riesce ad accettare questi radicali cambiamenti.
La narrazione parte da un lutto e dalla difficoltà di Philipp a condividere con Lola persino questo dramma, la perdita della moglie/madre. La violenza emotiva della situazione porterà entrambi a compiere azioni azzardate, che segneranno ulteriormente il vuoto che li divide.
Entrambi non riescono a staccarsi dall’urna con le ceneri, e loro malgrado saranno costretti a condividere un breve viaggio per compiere le volontà della defunta.
Lola: un singolare on the road in cui ciascuno rimane se stesso
Se solitamente questo tipo di narrazione porta i protagonisti a riscoprire se stessi o a rivelarsi all’altro, Micheli si serve invece del ‘viaggio’ fisico privandolo però della valenza catartica che spesso gli viene assegnata cinematograficamente. Per Lola e Phillip il viaggio sarà un’ulteriore occasione per rimarcare le proprie scelte, senza ipocrisie, mettendo a nudo il proprio sentire. Quella di Lola è una storia di dolore, un duro percorso di accettazione della propria essenza, che la porta ad abbandonare il vecchio corpo per ricomporre se stessa in un’esteriorità a lei più congeniale, in cui sentirsi se stessa fino in fondo.
Phillip invero non è un mostro, ma di sicuro non è buon padre, che sa stare vicino a un figlio ‘a prescindere’… a prescindere dall’orientamento sessuale, dall’aspetto esteriore, dai comportamenti giusti o sbagliati, ma questo non significa che anche lui non viva il suo personale dramma, che lo travolge come un fiume in piena, non riuscendo ad accettare la decisione di Lionel perché proprio non ne è capace.
Lola: l’amore materno senza confini
Con “Lola” Micheli esplora un territorio impervio, con un costrutto narrativo intriso di sentimenti, privo di artifici, in cui ogni personaggio segna in qualche modo il cammino della coppia di protagonisti. La figura materna, seppur scomparsa, ha un ruolo preponderante nell’evolversi del percorso emotivo dei due.
Un film che lascia il segno, per la sua perfezione estetica e per avere un cuore pulsante che incanta lo spettatore in sala.
Maria Grazia Bosu
Trama
- titolo originale: Lola vers la Mer
- Regia: Laurent Micheli
- Cast: Benoît Magimel, Mya Bollaers
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 87 minuti
- Produzione: Francia, Belgio, 2019
- Distribuzione: n/d
- Data di uscita: n/d
Lola ha diciotto anni, cacciata di casa dal padre vive in una casa-famiglia, in cui è stata accolta grazie al suo unico amico, Samir, che la comprende in modo profondo. Non ha un carattere facile, è molto impulsiva, diffidente e solitaria, le sofferenze della vita, seppur giovane, l’hanno segnata profondamente. Lavora e cerca di ottenere il diploma come assistente veterinaria.
Quando la madre muore, Lola si sente dilaniata. Suo padre Philip, che l’ha a suo tempo cacciata di casa, fa in modo che non sia presente alla cerimonia. Lola era stata allontanata dalla famiglia circa due anni prima, quando era ancora Lionel.
Philip è determinato ad esaudire a qualsiasi costo l’ultimo desiderio della moglie Catherine: disperdere le sue ceneri nel Mare del Nord, sulle dune della loro casa al mare, in un luogo dove la donna era nata e cresciuta. Lola vorrebbe dovere non abbandonare mai queste ceneri, che non è intenzionata a lasciare a suo padre, che desidera quindi di accompagnare al mare, per amore della defunta madre. Inizia così un viaggio non voluto da entrambi, che li proverà nel cuore e nello spirito.