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Luc Besson e il suo tentativo di innovazione con Lucy: tra successi e delusioni

Luc Besson è un regista che non ama lasciare indifferenti il pubblico e la critica. Con il film Lucy, che vede la partecipazione di Scarlett Johansson, ha cercato di portare sul grande schermo un racconto avvincente su una donna capace di sfruttare illimitatamente le potenzialità del cervello umano. Nonostante le recensioni contrastanti, il film si è distinto per alcune scelte stilistiche audaci, tra cui l’uso della tecnica del timelapse che ha reso celebre alcune scene.

Lucy e la questione dell’uso del cervello umano

Il film Lucy ruota attorno a un concetto affascinante e controverso: l’idea che gli esseri umani utilizzino solo il 10% del proprio cervello. Questo mito ha alimentato numerose teorie e narrazioni nel campo della neuroscienza e della cultura popolare, aprendo la strada a una serie di fantasie sulla capacità umana. In Lucy, la protagonista, interpretata da Scarlett Johansson, si trova in una situazione in cui assume una sostanza che le permette di accedere al pieno potenziale delle sue funzioni cerebrali. Questo la catapulta in un viaggio di trasformazione, aumentando le sue abilità fisiche e intellettuali in modo esponenziale.

Luc Besson e il suo tentativo di innovazione con Lucy: tra successi e delusioni

Besson esplora visivamente questa evoluzione tramite una narrazione che combina azione, fantascienza e riflessioni filosofiche sul significato e il potere della mente umana. Tuttavia, la narrativa ha sollevato molte domande: fino a che punto la realizzazione delle potenzialità cerebrali è basata su fatti scientifici? Per quali motivi il regista ha scelto di nutrire un mitologico stereotipo anziché affidarsi a prove scientifiche? Queste domande continuano a risuonare tra il pubblico e gli esperti del settore.

L’uso innovativo del timelapse nel cinema

Una delle tecniche più notevoli adottate da Besson in Lucy è la sequenza in timelapse che documenta il cambiamento della skyline di New York nel corso del tempo. Questa scelta visiva non è solo un espediente stilistico, ma anche un modo per rappresentare il passaggio del tempo in modo immediato ed evocativo. Prima di Lucy, il timelapse era stato utilizzato con successo in altri film quali Storia d’Inverno del 2013 e Gangs of New York, diretto da Martin Scorsese. Queste opere hanno mostrato come questa tecnica possa incapsulare il fluire del tempo, ma è in Lucy che assume una connotazione particolarmente incisiva, ricollegandosi al tema centrale del film: la trasformazione e l’evoluzione personale.

La ripresa della città che muta grazie a tecnologie simili al timelapse pone interrogativi sull’interazione tra il protagonista e il suo ambiente. Mentre Lucy si evolve, il paesaggio urbano rappresenta non solo un contesto ma anche un simbolo delle opportunità e delle sfide che affronta. L’uso del timelapse quindi non è solo una scelta estetica; è un elemento narrativo che intensifica la connessione tra il cambiamento personale e quello del mondo circostante.

Il successo al box-office e le recensioni contrastanti

Nonostante le critiche miste, Lucy ha ottenuto un buon riscontro al box-office, dimostrando che il pubblico è sempre affascinato dai film che offrono un mix di azione e riflessione. La combinazione di un tema intrigante, una regia distintiva e una performance di alto livello da parte di Scarlett Johansson ha attirato molti spettatori. Tuttavia, le recensioni della critica non sono state altrettanto favorevoli. Molti recensori hanno espresso delusione riguardo alla coerenza della trama e alla rappresentazione della scienza.

Gli aspetti visivi e la regia hanno ricevuto elogi, cosa che ha permesso al film di guadagnare una certa notorietà e di posizionarsi nel panorama delle opere fantascientifiche contemporanee. La complessità del film, combinata con l’interesse popolare per le neuroscienze, ha suscitato dibattiti su cosa significhi realmente “utilizzare” il cervello umano, contribuendo a un discorso più ampio sulla percezione della scienza nel cinema e nella cultura di massa.

La reception del film ha quindi messo in luce il paradosso in cui Besson si trova: realizzare un’opera che possa sfidare le convenzioni del genere, ma che nello stesso tempo fatica a soddisfare le aspettative sia del pubblico che della critica.

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