Recensione
L’uomo che vide l’infinito – Recensione: un film toccante nel suo realismo
I film biografici hanno sempre il potere, se realizzati con accuratezza, di coinvolgere ad un livello superiore rispetto a storie di fantasia, proprio perché la consapevolezza che quei fatti si sono svolti realmente porta a ragionare più profondamente sui temi trattati e a sentirli in qualche modo più vicini.
“L’uomo che vide l’infinito” rientra in questa categoria e, per chiunque apprezzi l’intelligenza, è impossibile non farsi coinvolgere nella breve e travagliata vita di Ramanujan, una delle menti più brillanti del XX secolo.
Ramanujan è stato un matematico indiano di un intuito e un’intelligenza completamente fuori dal comune, che è riuscito con fatica a far conoscere il proprio lavoro, grazie all’aiuto di un professore inglese che ha riconosciuto le sue potenzialità e il suo genio.
Ad interpretare il protagonista è Dev Patel, un altro talento indiano – nel suo caso nel campo della recitazione, divenuto famoso grazie a “The Millionaire” – che regala un’ottima interpretazione, calibrata e commovente.
L’uomo che vide l’infinito: la rigidità mentale che ostacola il progresso
Le difficoltà che ha avuto Ramanujan nel far conoscere il proprio lavoro derivano essenzialmente dalla sua nazionalità e dal razzismo che permeava ancora fortemente i primi anni del ‘900. “L’uomo che vide l’infinito” mostra in modo diretto e realistico la ristrettezza mentale degli accademici che, invece di essere uomini alla ricerca del cambiamento e delle innovazioni e propensi alla diffusione della cultura, vivono appollaiati sui loro seggi a guardare gli altri dall’alto al basso, sentendosi superiori e gelosi delle proprie conoscenze.
Il rapporto tra Ramanujan e il professor Hardy, il suo più forte sostenitore – interpretato da un Jeremy Irons intenso come sempre – è anch’esso molto realistico in quanto non privo di incomprensioni e ostacoli, soprattutto all’inizio visto il modo diverso di pensare e di approcciare la matematica dei due uomini, che rimangono però uniti dalla comune passione per la scoperta.
“L’uomo che vide l’infinito” è uno di quei film che andrebbero fatti vedere in tutte le scuole, per aprire la mente dei ragazzi e fargli comprendere l’importanza dello studio e della conoscenza e la meschinità del razzismo: una mente brillante è tale indipendentemente dal colore della pelle.
Valeria Brunori
Trama
- Titolo originale: The Man Who Knew Infinity
- Regia: Matt Brown
- Cast: Dev Patel, Jeremy Irons, Devika Bhise, Toby Jones, Stephen Fry, Jeremy Northam, Kevin McNally, Richard Johnson, Anthony Calf, Padraic Delaney, Shazad Latif
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 108 minuti
- Produzione: USA, 2015
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 9 Giugno 2016
La pellicola di Matt Brown “L’uomo che vide l’infinito” è tratta dal libro “The Man Who Knew Infinity: A Life of the Genius Ramanujan” scritto nel 1991 da Robert Kanigel: si tratta di un libro biografico che racconta, scendendo nei particolari, della vita del brillante e geniale matematico indiano Srinivasa Ramanujan.
“L’uomo che vide l’infinito” dunque segue il percorso compiuto da Srinivasa Ramanujan, dai suoi natali poveri in India, passando per l’ammissione alla prestigiosissima università di Cambridge durante la Prima Guerra Mondiale, dove diventa un pionere delle teorie matematiche sotto la guida del suo professore, G.H. Hardy.
Dev Patel (che nel 2008 ha interpretato come protagonista il ruolo di Jamal Malik nel film “The Millionaire” di Danny Boyle, vincendo il il National Board of Review Award alla miglior performance rivelazione maschile) nterpreta i panni del protagonista di “L’uomo che vide l’infinito”, il matematico Srinivasa Ramanujan; Jeremy Irons (attore britannico vincitore del Premio Oscar al Miglior Attore per il film “Il mistero Von Bulow”) invece quelli di G. H. Hardy, ossia colui che scoprì il talento di Srinivasa; Devika Bhise interpreterà invece la moglie di Ramanujan.
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