Recensione
Maledetta primavera: racconto di formazione
“Maledetta primavera”, opera prima di finzione coming of age di Elisa Amoruso, regista di documentari, è un film estremamente prevedibile, privo di colpi di scena e spessore. La struttura, così come i protagonisti, appaiono molto classici, stereotipati e senza alcuna originalità.
Il genere: racconto di crescita e adolescenza, è spesso ricco di cliché e situazioni facilmente intuibili, ma qui la psicologia dei personaggi, il rapporto tra genitori e figli e le relazioni interpersonali sono davvero poco approfondite. Nonostante il carattere introspettivo del film, il senso di smarrimento e solitudine di chi cerca il proprio posto nel mondo, un vero confronto tra i personaggi sembra non esserci mai.
I litigi e la rabbia che esplode improvvisa sono molto spesso casuali, prova di un dolore interno nel vedere una famiglia sgretolarsi giorno dopo giorno, ma che rimangono fini a se stessi, senza evolvere.
È chiaro che Nina (Emma Fasano) soffra dei continui scontri dei propri genitori e forse anche del loro saltuario disinteresse vero la sua vita e quella di suo fratello. Anche ciò che prova Sirley (Manon Bresch), viene esplicitato: la mancanza di una vita dal quale è stata strappata e un senso di profonda inadeguatezza a un mondo che la emargina. Tutto ciò però viene espresso, senza mai andare oltre le definizioni, viene detto e scritto, ma lasciato a metà, senza arrivare a nessuna conclusione, che sia esteriore o interiore.
Un finale inconcludente
Una tecnica semplice, una fotografia dai tratti sognanti e poetici, e una regia lineare con risvolti onirici, rendono “Maledetta primavera” un film visivamente godibile, ma con poco contenuto.
Quando si parla di adolescenza, ricerca della propria identità e costruzione di sé, le sensazioni ed emozioni sono quegli elementi essenziali e che danno profondità alla storia. Nel film sono fin troppo labili e accennati. Nina compie sicuramente un arco di trasformazione, ma verso quale direzione? Cosa ha capito dal suo rapporto con Sirley? Che la pellicola possa essere mera rappresentazione di un momento fondamentale nella vita della protagonista è possibile, ma comunque non giustifica la valenza e la profondità che merita un tema del genere.
Anche la recitazione non convince del tutto, a parte Micaela Ramazzotti e Giampaolo Morelli che danno vita a delle ottime interpretazioni di due genitori sospesi tra amore e odio. Una coppia sull’orlo del tracollo, ma ancora profondamente legata. Elisa Amoruso realizza così un’opera complessa e densa di spunti interessanti, trattandosi di un film che mostrava un mondo attraverso gli occhi di una giovane ancora confusa e incerta su se stessa. A metà fra teen drama e storia d’amore, “Maledetta primavera” racconta il bisogno di attenzione di tutti gli adolescenti, bloccati nel non luogo della crescita, e che necessitano di capire se stessi attraverso il rapporto con gli altri.
Giorgio Terranova
Trama
- Regia: Elisa Amoruso
- Cast: Micaela Ramazzotti, Giampaolo Morelli, Emma Fasano, Federico Ielapi, Manon Bresch
- Genere: Commedia, colore
- Durata: 94 minuti
- Produzione: Italia, 2020
- Distribuzione: BIM Distribuzione
- Data di uscita: n/d
“Maledetta primavera”, diretto da Elisa Amoruso, esordio in un lungometraggio di finzione, con Micaela Ramazzotti, Giampaolo Morelli e gli astri nascenti Emma Fasano e Federico Ielapi, è un racconto di formazione sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
Il film segue una storia di vita, crescita e amore, vista attraverso gli occhi di una bambina che sta cambiando e costruendo la propria identità di giovane donna.
Maledetta primavera: la trama
Nel 1989, l’undicenne Nina e la sua famiglia si trasferiscono nella periferia della città di Roma. Nina non è contenta: la città è una metropoli caotica, con poche aree verdi, e la giovane trova difficile integrarsi. I suoi genitori litigano spesso, suo padre è diventato tutt’altro che un genitore esemplare, suo fratello minore ha problemi a gestire la rabbia, diventando a volte addirittura pericoloso. Inizialmente sembra la nonna l’unica a migliorare l’umore di Nina, simpatica anziana con la passione per qualsiasi gioco di carte. Ma poco dopo tutto ciò che è intorno a Nina diventa monotono, fastidioso e insopportabile. Nella stessa scuola, gestita da suore, fare amicizia è sempre più difficile.
Un giorno con l’umore a terra e persa ogni speranza, Nina ha un incontro inaspettato. Sirley abita nel palazzo di fronte, tredicenne sudamericana, affascinante, misteriosa e piena di vista, sogna di poter interpretare la Madonna durante la prossima processione del quartiere. Nina è attratta e incredula: Sirley la trascina in un mondo nuovo ed estraneo, dove ogni cosa ha un risvolto positivo e speciale. Lei è coraggiosa, piena di grinta, vive giorno per giorno, senza regole. Al tempo stesso è molto aggressiva con gli altri, chiusa e sfacciata in base a cosa le fa più comodo. Vicine di casa e studentesse nella stessa scuola, le due iniziano a vedersi sempre più spesso, assorbite entrambe nella vita dell’altra. Delle giovanissime donne alle prese con la crescita, l’inadeguatezza, la solitudine e la ricerca del proprio posto nel mondo.