Recensione
Mandibules – Due uomini e una mosca: un film perfettamente in linea con la filosofia di Quentin Dupieux
Approda Fuori Concorso al Festival di Venezia 2020 il film di un regista che oggettivamente non può passare inosservato.
Quentin Dupieux mette su una narrazione assolutamente surreale su due amici sballati alle prese con una mosca gigante da ammaestrare, trovata in una macchina rubata. Detta così, sembra una presa in giro e lo è ma nel senso più geniale del termine.
Manu (Grégoire Ludig) e Jean-Gab (David Marsais) iniziano un viaggio senza un soldo e senza una casa dove tornare. Troveranno una roulotte a pezzi e poi, in rapida successione, saranno ospiti di una ragazza ricca che crede di riconoscere in Manu un suo ex compagno di scuola.
Nel frattempo Jean-Gab si è avvicinato come non mai alla creatura che ha chiamato Josephine.
“Mandibules – Due uomini e una mosca” è un totale non sense. Il suo umorismo, apparentemente infantile, è in realtà alla base di una storia che gira benissimo. Gli incontri dei due scapestrati creano quei perfetti equilibri tipici della comicità senza tempo. Non a caso i due attori protagonisti sono soliti esibirsi nei teatri francesi con il nome di Palmashow, duo fondato nel 2002.
Mandibules – Due uomini e una mosca: film solo apparentemente semplice per l’esilità della trama
Qualcuno diceva che far piangere è facilissimo, non lo è altrettanto far ridere e con intelligenza. Questo è il merito di un regista/musicista che sa usare in modo surreale attrici importanti come Adèle Exarchopoulos, viste normalmente in ruoli drammatici. Il suo personaggio in “Mandibole” – una ragazza con un danno cerebrale che urla continuamente e che ha visto, unica tra tutti i ragazzi della villa, la mosca gigantesca – è esilarante.
Sul finale, dopo mille trovate di umore nero e dopo aver sentito fare ai due diverse volte il loro saluto “TORO/TORO”, quello che resta è il valore dell’amicizia. In fondo, “Mandibules – Due uomini e una mosca” nella sua follia altro non è che un buddy movie con un puppy molto speciale. In sintesi ci troviamo di fronte ad un lavoro ben fatto e perfetto per i tempi duri che stiamo vivendo.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Quentin Dupieux
- Cast: Adèle Exarchopoulos, Dave Chapman, Anaïs Demoustier, Coralie Russier, India Hair, Bruno Lochet, Grégoire Ludig, David Marsais, Raphael Quenard, Roméo Elvis
- Genere: Commedia, colore
- Durata: 77 minuti
- Produzione: Francia, 2020
- Distribuzione: I Wonder Pictures
- Data di uscita: 17 giugno 2021
“Mandibules – Due uomini e una mosca” è un film diretto da Quentin Dupieux, presentato Fuori Concorso alla 77° Mostra Internazionale del Cinema.
Mandibules – Due uomini e una mosca: la trama
La storia narrata in “Mandibules – Due uomini e una mosca” è alquanto surreale: dopo aver trovato nel bagagliaio della loro macchina una mosca gigantesca, due amici non molto brillanti decidono di addestrarla per farci soli.
Note di regia
“Finito di montare “Deerskin”, mi sono reso conto che tutti i miei film sono commedie segnate dalla morte. I miei lavori saranno sempre permeati dalle stesse ossessioni. La stessa “ firma”, lo stesso humour. Sin dall’inizio, sentivo che stavo scavando un solco interamente mio: realtà deformate, rapporti umani infinitamente contorti, ritratti surrealisti della società, fantasie profonde e infantili… Con “Mandibules”, che si inserisce perfettamente in questo solco, abbandono per sempre la morte per concentrarmi sulla vita. “Mandibules” è soprattutto una commedia sincera e genuina sull’amicizia. Grazie alla presenza di una mosca gigantesca nel cuore della storia, è anche un film fantastico”.
Il regista Quentin Dupieux
Quentin Dupieux è uno dei registi più originali della sua generazione. Non solo cineasta, è anche musicista e il nome d’arte è Mr.Oizo. Ha lavorato tra Francia e Usa. Le sue storie sono surreali al limite del paradosso. I suoi film precedenti sono “Steak” del 2007, “Rubber la ruota assassina” del 2010, “Wrong” del 2012, “Realitè” del 2014, “Au Poste” del 2018. Il suo film “Le daim” (il titolo italiano è “Doppia pelle”, 2019) è quasi un racconto autobiografico venato da umorismo nero.