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Manto Acuifero – Recensione

Michael Rowe dirige un racconto delicato ma intenso sulla sofferenza latente dei figli dei genitori separati

Regia: Michael Rowe – Cast: Tania Arredondo, Arnoldo Picazzo, Zaili Sofia Macias – Genere: Drammatico, colore, 85 minuti – Produzione: Messico, 2013.

MantoacuiferoCarolina si trasferisce insieme alla sua mamma e al patrigno Felipe in una nuova casa, in una nuova città, lontana dall’amato papà, in seguito al divorzio dei genitori. A detta della donna, il padre della bambina non vuole più saperne di loro e per questo Carolina deve cercare di rivolgere il suo affetto verso Felipe, nuova figura maschile di riferimento in casa.

Michael Rowe racconta in punta di piedi il dolore latente di una bambina che non può fare a meno di soffrire la separazione dal padre e guardare con diffidenza all’uomo che sua madre le indica come sostituto. Carolina, giustamente, il padre non ha intenzione di rimpiazzarlo e non si sforza minimamente di conoscere il compagno della madre. Preferisce rifugiarsi nell’enorme giardino della casa ed esaminare gli insetti.

Tutto nel film è visto con gli occhi della bambina: la macchina da presa è sempre alla sua altezza, il che costringe lo spettatore a vedere la realtà attraverso un filtro; spesso si scorgono soltanto le gambe degli adulti o si ascoltano solo i discorsi che sono alla portata delle orecchie della bambina.

Rowe dà una dimensione molto matura all’infanzia: Carolina capisce e assimila ogni cosa, seppur con la semplicità e l’ingenuità dei suoi sette anni.

La piccola Zaili Sofia Macias Galvan è un vero talento. La maggior parte del tempo la giovanissima attrice si ritrova sola sullo schermo e porta sulle sue spalle il peso di tutta la pellicola. Allo spettatore però non arriva mai neanche il minimo senso di fatica da parte sua, anzi, la bambina è fantastica nella sua naturalezza e nel realismo che regala al film.

“Manto Acuifero” vuole sfatare il mito della malleabilità del carattere e dei sentimenti dei più piccini. I figli soffrono la separazione dei genitori, come e più degli stessi adulti, ma spesso il dolore è nascosto dietro a una domanda o a un gesto inconsueto. Michael Rowe dà voce a chi non viene ascoltato, ma lo fa senza retorica, con delicatezza.

Il ritmo del film è quello della vita reale, lento e cadenzato. Ben girato e interpretato, “Manto Acuifero” non è perfetto ma è intenso. Non è una pellicola che lascia indifferenti e, sebbene non tiri completamente le fila della sua denuncia, il suo grido d’allarme arriva forte e chiaro.

Corinna Spirito

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