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Marko Polo: il nuovo film di Elisa Fuksas tra narrazione e riflessione sul cinema

Il film “Marko Polo” di Elisa Fuksas si prepara ad arrivare sul grande schermo nel 2025, dopo aver fatto il suo debutto alla Festa del Cinema di Roma. Una pellicola che si caratterizza per la sua complessità narrativa e per un approccio che mescola elementi di esperimento e flusso di coscienza. Al centro dell’opera, due linee narrative e un viaggio in nave che diventano il teatro di riflessioni profonde su come rappresentare l’irrappresentabile, un tema centrale nell’arte contemporanea. Nelle seguenti sezioni, esploreremo il significato di questo film, l’esperienza dell’autrice e le sfide legate alla produzione cinematografica in un contesto sempre più difficile.

La nave di Marko Polo: un viaggio inesplorato

Marko Polo” non è solo un racconto di viaggio, ma una metafora di introspezione e liturgia cinematografica. Come ha affermato Elisa Fuksas, il film rappresenta “un funerale di un film che non è mai esistito“. Questa affermazione racchiude il cuore dell’opera, che naviga fra le acque torbide del non detto e dell’inesplorato. La nave diventa simbolo del passaggio tra mondi: da un lato la vita e dall’altro l’arte, entrambe caratterizzate da imprevisti e incertezze. Fuksas spiega che talvolta la scrittura e la realizzazione di un film possono prendere direzioni inaspettate, e ciò che inizialmente si pensava potesse diventare un’opera finita, può trasformarsi in qualcos’altro.

Marko Polo: il nuovo film di Elisa Fuksas tra narrazione e riflessione sul cinema

Nel corso della lavorazione, Fuksas e il suo team hanno sperimentato un processo creativo “anarchico“, dove le idee si sviluppano in uno spazio di libertà che richiede tanto impegno quanto spontaneità. Questa filosofia si riflette nella struttura narrativa del film, in cui i personaggi e le loro storie si intrecciano in modo fluido e imprevedibile, esprimendo attraverso il linguaggio visivo e il ritmo della narrazione la complessità del pensiero contemporaneo.

Il ruolo di Elisa Fuksas e i collaboratori

Elisa Fuksas non è solo la regista di “Marko Polo“, ma anche un’interpretazione di se stessa nel tessuto del film. Pur non considerandosi un’attrice, la sua presenza è fondamentale per rendere viva l’essenza del progetto. Nonostante il suo apporto diretto, Fuksas ha scelto di lasciare che gli altri interpreti parlino per lei, creando così un gioco di maschere e identità nella narrazione. La presenza di Flavio Furno, che indossa una grande maschera, serve a sottolineare l’idea che il riconoscimento e l’identità siano concetti fluidi e spesso indistinti.

La sceneggiatrice Elisa Casseri e gli altri membri del cast contribuiscono a dare forma a un’opera che si distacca dalle convenzioni classiche del cinema, riflettendo una ricerca continua di autenticità e innovazione. Fuksas racconta di come il lavoro sia stato concepito in un arco di tempo di cinque anni, ma il prodotto finale è frutto di una realizzazione intensiva avvenuta in soli dieci giorni. Questo contrasto sottolinea il dinamismo e l’imprevedibilità del processo creativo.

L’importanza della maschera: significato e simbolismo

Uno degli elementi più intriganti del film “Marko Polo” è l’utilizzo della maschera, che riveste un significato profondo nel contesto della narrazione. Fuksas spiega come l’idea della maschera nasca dal desiderio di privare gli attori di un potere visivo immediato. La maschera, infatti, non solo altera la percezione del pubblico, ma simbolizza anche coloro che rimangono invisibili e non riconosciuti. Questo approccio vuole stimolare una riflessione sulla personalità e sull’identità, invitando lo spettatore a guardare oltre le apparenze e a considerare una dimensione più profonda del personaggio.

La nave diventa quindi un palcoscenico limitato, un luogo dove confluiscono storie di vita diverse, mentre la maschera serve da strumento per rivelare la vulnerabilità e la complessità dell’essere umano. Fuksas rivela che il caos e la molteplicità che governano la nostra esistenza si riflettono anche in questo lavoro artistico, un contratto tra la realtà e la finzione che invita a una riflessione sul nostro modo di vivere e di percepire il mondo.

I finanziamenti e le sfide della produzione cinematografica

Un aspetto cruciale legato alla realizzazione di “Marko Polo” è la questione dei finanziamenti. Elisa Fuksas sottolinea che il supporto economico è fondamentale per portare in vita qualsiasi progetto cinematografico. Nonostante il budget limitato, il film è completamente finanziato dai produttori, rappresentando un atto di fede verso una storia che molti dei collaboratori avrebbero voluto raccontare. La regista riconosce che, sebbene le risorse siano scarse, la passione e la dedizione del team hanno consentito di dare vita a un prodotto che riflette le problematiche e le complessità della nostra epoca.

In questo contesto, Fuksas esprime preoccupazione per la Legge Cinema recentemente discussa, evidenziando che la creazione di regole è necessaria, ma spesso non sufficiente per risolvere i problemi esistenti. Un approccio basato sul buon senso, accompagnato da un’apertura verso nuove idee e diversità, può contribuire a un sistema cinematografico più sano. La regista fa notare che nel panorama odierno il cinema italiano spesso fatica a rappresentare reali narrazioni contemporanee, evidenziando la necessità di un sostegno più efficace e di opportunità reali per gli artisti.

Esplorando il mondo di “Marko Polo“, emerge un quadro complesso e stimolante, che invita a riflettere su temi fondamentali dell’arte e della società, mentre la pellicola si prepara a conquistare il pubblico.

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