Martha Stewart, icona della cucina e della cultura americana, ha recentemente espresso il suo scontento per il documentario “Martha Stewart: una storia americana“, pubblicato su Netflix. Questo film, diretto da R.J. Cutler, prometteva di raccontare l’incredibile carriera della celebre conduttrice attraverso materiali inediti e interviste personali. Tuttavia, Stewart ha stroncato il lavoro del regista, evidenziando diversi aspetti che, secondo lei, avrebbero potuto essere migliorati per rappresentare meglio la sua storia.
La visione di Martha Stewart sul documentario
Il documentario, che ha suscitato grande attesa, ha deluso Stewart in vari aspetti. In una recente intervista con il “The New York Times“, ha sottolineato come il regista avesse avuto accesso illimitato al suo archivio personale, ma che abbia scelto di utilizzare solo una minima parte di quel materiale prezioso. Stewart ha ritenuto “scioccante” questa decisione, considerando che il proprio archivio contiene non solo fotografie e lettere, ma anche diari a cui tiene particolarmente.
“In quelle ultime scene sembro una vecchia signora sola che cammina curva nel giardino“, ha affermato, lamentando la scelta di utilizzare un’inquadratura che non fosse all’altezza della sua immagine. Martha ha rivelato di aver subito un intervento chirurgico al tendine d’Achille, che l’ha costretta a camminare appoggiandosi a un bastone, un dettaglio che non è stato menzionato nel documentario. Questa mancanza, secondo Stewart, ha reso le sue immagini non solo sgradevoli, ma anche fuorvianti.
Critiche al colonna sonora e alla direzione artistica
Un’altra critica feroce di Martha Stewart si è concentrata sulla colonna sonora. “Ho detto a R.J. che una parte essenziale del film avrebbe dovuto essere una musica che rispecchiasse la mia personalità, propongo il rap,” ha rivelato. Stewart ha suggerito artisti come Dr. Dre e Snoop Dogg per dare un tocco autentico al racconto della sua vita, ma il regista ha optato per una colonna sonora classica che lei ha definito “schifosa“. Questa scelta ha creato un contrasto evidente tra il contenuto del documentario e l’immagine di Stewart come imprenditrice e figura di spicco nella cultura popolare.
La popolarità di Martha Stewart, nonostante i suoi fallimenti, è stata costruita su un’immagine di forza e determinazione che, secondo lei, non è stata adeguatamente rappresentata dalla scelta musicale del film.
Un processo glorificato: il caso ImClone
Un altro punto di contesa sul documentario riguarda l’eccessivo focus sul suo processo legale del 2004 riguardo alle accuse di insider trading collegato all’azienda ImClone. Stewart ha affermato che il tempo trascorso in prigione e le circostanze legate a questo evento non avrebbero dovuto occupare così tanto spazio nel film, considerando che rappresentano una piccolissima parte della sua vita di 83 anni. Ha descritto quell’esperienza come una sorta di “vacanza“, sottolineando che il documentario avrebbe dovuto mettere in evidenza altri aspetti significativi della sua esistenza.
In riferimento alla tecnica di ripresa, Stewart ha ribadito di non essere stata adeguatamente rappresentata, lamentandosi che le angolazioni scelte dal regista fossero “le più brutte“. La sua frustrazione è evidente: “Se avevi tre telecamere, usa l’altra angolazione,” ha detto, evidenziando la sua insoddisfazione nei confronti della scelta stilistica.
L’aspetto positivo: l’impatto sulle giovani donne
Nonostante le critiche, Martha Stewart ha fatto notare alcuni aspetti positivi del documentario. Ha apprezzato in particolare come la prima metà del film abbia esplorato aspetti della sua vita a cui molte persone non erano familiari. Inoltre, è stata felice di sapere che molte giovani donne hanno trovato ispirazione guardando la sua storia.
“Così tante ragazze mi hanno già detto che guardarlo ha dato loro una forza che non sapevano di avere. Questo è ciò che mi piace di più del documentario,” ha affermato, sottolineando l’importanza di mostrare una donna forte che affronta le avversità e celebra il successo. Martha sostiene che il messaggio più forte del documentario dovrebbe essere che, anche di fronte alle difficoltà, è possibile rimanere fedeli a se stessi e continuare a progredire.
La carriera di Martha Stewart continua a essere oggetto di grande interesse e discussione, e la sua risposta al documentario ne è solo un ulteriore esempio.