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Massimo Bagnato si cimenta nel ruolo di Geolier a Tale e Quale Show: la critica è dura

Nell’ultima puntata di Tale e Quale Show, il noto programma di intrattenimento condotto da Carlo Conti, il concorrente Massimo Bagnato ha messo alla prova le proprie abilità interpretative esibendosi nei panni del rapper napoletano Geolier. La performance, centrata sulla canzone “I p’ me, tu p’ te“, che ha conquistato il secondo posto al Festival di Sanremo, ha sollevato reazioni contrastanti tra i giurati. L’esibizione ha suscitato commenti accesi, rivelando quanto sia difficile per un artista proveniente da un contesto diverso cimentarsi in un genere musicale così radicato nella cultura napoletana.

La performance di Massimo Bagnato

Massimo Bagnato ha affrontato il suo compito con impegno, indossando gli abiti e l’atteggiamento tipico di Geolier, ma la sua interpretazione ha sollevato più di qualche dubbio. La sfida di cantare un brano in dialetto napoletano si è rivelata particolarmente ardua, e nonostante ci fosse stata una preparazione con professionisti del settore, il risultato finale non ha soddisfatto tutti i giurati. La canzone, una delle più amate del recente Sanremo, richiede non solo capacità vocali, ma anche quella carica emotiva e il carisma di chi è abituato a esibirsi in concerti dal vivo.

Massimo Bagnato si cimenta nel ruolo di Geolier a Tale e Quale Show: la critica è dura

La performance di Bagnato ha messo in risalto non solo la difficoltà di interpretare un’artista così distintivo come Geolier, ma anche la complessità di muoversi in un terreno musicale lontano dalle proprie radici. Le critiche mosse dai giurati hanno fatto emergere le differenze tra le sue capacità e quelle del rapper napoletano, abituato a un contesto performativo ben diverso.

Le critiche di Cristiano Malgioglio

Cristiano Malgioglio, noto per il suo approccio diretto e talvolta spietato, non ha risparmiato strali nei confronti della performance di Bagnato. Durante il suo intervento, ha sottolineato le “numerose stonature” e ha messo in dubbio la comprensibilità del testo interpretato: «Non so se quello che hai cantato era napoletano o swahili», ha commentato sarcasticamente. Inoltre, Malgioglio ha evidenziato la mancanza di energia dell’esibizione, paragonando il dinamismo di Bagnato a quello di Geolier, notoriamente più vivace e carismatico sul palco.

Le parole del giudice, piuttosto dure, hanno destato l’attenzione del pubblico e hanno alimentato il dibattito sulla difficoltà di rappresentare artisti di generi e culture diverse. Malgioglio, con il suo stile incisivo, ha alzato il livello di aspettativa, evidenziando quanto sia fondamentale la presenza scenica in un contesto di intrattenimento live.

Le considerazioni di Giorgio Panariello e Alessia Marcuzzi

Di fronte alle critiche di Malgioglio, Giorgio Panariello e Alessia Marcuzzi hanno scelto di adottare un approccio più sollecito verso Bagnato. Entrambi hanno riconosciuto l’impegno messo dall’artista nel cercare di cantare in napoletano, nonostante le sue radici romane. Hanno sottolineato che l’impegno di interpretare un brano di tale complessità linguistica e culturale merita riconoscimento, rimarcando il lavoro svolto da truccatori e stilisti per trasformare l’aspetto di Bagnato e aiutarlo ad entrare nel personaggio.

Questo contrasto nella valutazione da parte dei giurati ha reso la situazione ancor più interessante, mostrando come diverso possa essere l’approccio a un’unica performance. Mentre Malgioglio si è concentrato principalmente sulla tecnica e sulla presenza, Panariello e Marcuzzi hanno voluto evidenziare l’aspetto artistico e il viaggio di Bagnato come un’esperienza di crescita, fondamentalmente riconoscendo il valore del tentativo.

In un contesto così competitivo come quello di Tale e Quale Show, le performance vengono scrupolosamente analizzate, evidenziando le sfide che ogni artista deve affrontare intente a confrontarsi con la tradizione musicale di un’altra cultura. Da questo punto di vista, la partecipazione di Bagnato rappresenta prima di tutto un’opportunità unica di esplorare la musica napoletana attraverso una lente diversa, sebbene l’interpretazione possa non aver soddisfatto tutti gli ascoltatori e critici.

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