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Maurizio Mannoni racconta la Rai: un viaggio tra ricordi e polemiche nel mondo dell’informazione

Maurizio Mannoni, noto per la sua lunga carriera nella Rai e come conduttore di Linea Notte fino al 2023, ha dato vita al suo romanzo noir “Quella notte a Saxa Rubra“, ambientandolo nei luoghi e tra le persone che hanno caratterizzato la sua vita professionale. Attraverso un’intervista al Corriere della Sera, Mannoni ha condiviso non solo i suoi ricordi, ma anche una riflessione critica sull’attuale panorama televisivo italiano. Le sue parole offrono un interessante spaccato della vita all’interno della Rai e delle dinamiche di potere che vi si celano.

I colleghi e le esperienze satiriche della Rai

Nel corso della sua carriera, Mannoni ha avuto il privilegio e l’onore di lavorare accanto a figure di spicco del giornalismo italiano. Tra i colleghi citati emerge il nome di Sandro Curzi, ex direttore del Tg3, il quale, secondo Mannoni, ha avuto un impatto significativo sulla gestione delle notizie. Per Mannoni, Michele Santoro è descritto come un “ribelle e geniale” innovatore dell’informazione televisiva, noto per le sue inchieste audaci. Altri nomi illustri sono quelli di Federica Sciarelli, apprezzata per il suo approccio fresco nei confronti della politica, e Giovanna Botteri, la cui determinazione nel coprire scene di conflitto è stata una costante nella sua carriera.

Maurizio Mannoni racconta la Rai: un viaggio tra ricordi e polemiche nel mondo dell’informazione

Un aneddoto ricorrente è quello di Bianca Berlinguer, con cui Mannoni ha avuto alcune divergenze durante la conduzione di Cartabianca. Queste interazioni, accennate con leggerezza, mostrano l’intensità delle dinamiche interne e il modo in cui i programmi di informazione venivano gestiti. Anche le storie meno note, come quella di un collega che si accampò di fronte alla villa di Silvio Berlusconi per ottenere una promozione, svelano le peculiarità del mondo Rai e la sua interazione con il potere politico, rivelando una cultura del “farsi notare” che ha caratterizzato parte della scorsa generazione di giornalisti.

Delicate questioni di raccomandazioni e politica

Nel corso dell’intervista, Mannoni ha sollevato il tema delle raccomandazioni all’interno della Rai. Rispondendo a una domanda diretta sull’argomento, ha affermato che “quasi tutti” i professionisti della rete pubblica erano, in un modo o nell’altro, raccomandati. La sua affermazione lascia intendere che, per avanzare nel mondo della Rai, sia necessario un appoggio politico, evidenziando una realtà spesso ignorata dal pubblico. Mannoni ha rivelato come nonostante il suo potenziale, non sia mai riuscito a raggiungere ruoli apicali a causa dell’assenza di “quegli ultimi scatti finali” legati al consenso politico.

Il periodo degli anni ’80 e ’90, descritto da Mannoni come una fase di “lottizzazione sfrenata”, è stato segnato da un utilizzo strategico dei posizionamenti di potere all’interno dell’azienda, con vicedirettori il cui unico scopo era quello di promuovere notizie favorevoli al loro leader. La sua posizione “lottizzata” – accettando una quota legata al Partito Comunista Italiano – lo ha messo in un contesto di grande fragilità professionale, come dimostra il rischio di licenziamento di fronte alla crisi politica governativa.

TeleMeloni e le ingerenze politiche nella giornalismo

Quando il discorso si sposta sulle attuali influenze politiche nella Rai, Mannoni non si tira indietro nell’affermare che, similmente a quanto accaduto in passato con TeleProdi o TeleRenzi, anche oggi esistono forme di pressione da parte del potere politico. La sua osservazione circa la mancanza di idee concrete da parte del nuovo management della Rai, che ha portato a una sorta di “pulizia” nella programmazione, è illuminante. Mannoni propone una riflessione sulla responsabilità delle scelte politiche nel garantire una informazione di qualità, evidenziando come ogni governo, quando al potere, abbia cercato di inserire le proprie scelte editoriali all’interno della gestione della tv pubblica.

Il concetto di “TeleMeloni” viene discusso con una certa ironia, sottolineando che ogni schieramento politico ha cercato di influenzare la rete. Mannoni, consapevole di quest’andamento, afferma di essere aperto a collaborazioni anche con proposte di carattere più conservatore, dimostrando il suo rispetto per il potere dell’informazione. Tuttavia, la sua assenza di risposte da parte dei dirigenti dopo tali affermazioni fa emergere l’incertezza di un futuro in cui il giornalismo possa restare indipendente dalle oppressioni politiche.

La narrazione di Maurizio Mannoni si sviluppa così tra ricordi e realtà di un mondo che, purtroppo, ha visto il suo splendore e ora si trova ad affrontare sfide cruciali per la sua integrazione e professionalità, creando un quadro significativo e complesso di ciò che la Rai rappresenta oggi.

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