La fine del mondo vista dagli occhi del contestato Lars Von Trier
Regia: Lars von Trier – Cast: Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Charlotte Rampling, Alexander Skarsgård, Stellan Skarsgård, Udo Kier, John Hurt, Brady Corbet – Genere: Fantascienza, colore, 130 minuti – Produzione: Danimarca, Svezia, Francia, Germania, 2011 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 21 ottobre 2011.
Al regista danese non basta un asteroide per portare la fine della vita sulla Terra, nel film scomoda un intero pianeta proveniente dal sistema stellare di Antares, Melanchonia.
Questo non è un’anticipazione, per dirla all’inglese spoiler, perché il buon Lars inizia i suoi 130 minuti di film proprio con la fine di esso, annunciando il disastro che incombe come una spada di Damocle sulle vite dei protagonisti.
Non ci si aspetta dunque nessun happy ending nella storia travagliata e, usando un gioco di parole, melanconica, delle due sorelle protagoniste Justine (Kirsten Dunst) e Claire (Charlotte Gainsbourg).
Justine, una meravigliosa Kirsten Dunst che ha meritato di gran lunga il premio come Miglior Attrice al Festival di Cannes, appare inizialmente come una sposa felice e serena (di Micheal aka Alexander Skasgard) salvo poi mostrare il suo lato fragile, discostante con la vita, e la sua personalità turbata e apatica lungo il corso della prima parte del film, quella dedicata alla sua storia che si lega a doppio filo a quella della sorella, Claire, diametralmente opposta a Justine. La conclusione è comune, e proprio quella certezza della fine di ogni cosa terrena le unisce e le lega.
Attraverso gli occhi di Justine, Lars Von Trier racconta il suo personalissimo punto di vista sulla vita nell’Universo e oltre la morte, entrambe assenti per lui, arrogandosi il diritto di coscienza totale e presa visione sul mondo. Justine confessa alla sorella di “sapere le cose”, ma, ovviamente, non è dato sapere il modo in cui ne è venuta a conoscenza.
“Melancholia” è un film denso, cupo, affascinante, che incanta lo spettatore per le riprese in altissima definizione del cosmo e le introspettive inquadrature oniriche sulle vite delle protagoniste. Una modalità di ripresa molto simile a quella utilizzata in “The Tree of Life”, che celebra l’enigma e il mistero, e ci fa riflettere sugli interrogativi più importanti della vita, che Von Trier affronta con disillusione e con un pessimismo cosmico in stile Leopardiano.
Eva Carducci