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Memory Box (2022)

Recensione

Memory Box: un film sui fantasmi del passato

Memory box film

Khalil Joreige e Joana Hadjithomas insieme nella vita e sul set dirigono a quattro mani, come fanno dal 1999, lo struggente “Memory Box”, ambientato in Quebec a Montreal su una famiglia di origine libanese.

Memory Box (2022)

A Natale, arriva uno strano pacco, che l’adolescente Alex (Paloma Vauthier) e sua nonna Téta (Clémence Sabbagh) nascondono alla madre Maia (Rim Turkhi). La ragazzina però non riesce a trattenere la sua curiosità. É l’inizio della scoperta dei segreti e della lunga corrispondenza, dal 1982 al 1988, tra la madre e la sua migliore amica Liza morta recentemente. Sono gli anni della guerra civile in Libano, da cui madre e figlia scapperanno dopo la morte violenta del padre.

Diciamolo, a guardare la locandina e l’inizio sembra un film per ragazzini. É andando avanti che si entra nel vivo e c’è un momento cruciale: quello della scoperta di un vecchio rullino mai sviluppato da Maia giovane, ritrovato nel memory box da adulta, un salto nel passato terribile che ha tentato invano di dimenticare.

Non arriva subito il senso della narrazione, cresce lentamente il pathos via via che i ricordi prendono vita in una Beirut non ancora distrutta dalla guerra e piena di vita. Maia è innamorata persa del dj Raja. Durante il film i giovani e appassionati ragazzi escono dalle foto e Liza diventa la testimone silenziosa della vita di una giovane in fuga dalla guerra con sua madre. É dalla viva voce della ragazzina adolescente Maia che conosciamo i suoi turbamenti amorosi e no.

Il passato è una terra straniera

Un filo sottile lega Alex, Téta e Maia ed è Liza che non appare mai ma c’è sempre. É questa la magia di un film che unisce il pubblico (la guerra) e il privato di una generazione come quella dei due registi che sono fuggiti in Canada e Francia lasciando le loro case e le loro vite a Beirut.

La casa di famiglia abbandonata appare in immagini oniriche che si sovrappongono a quella attuale di Maia e Alex a Montreal nella morsa di una tempesta di neve. Al contrario, la capitale libanese calda e sensuale è lì nei filmati d’archivio che vengono direttamente dal regista Khalil Joreige, una città che passa dallo splendore alla distruzione. Lo stesso tragitto delle vite di madre e figlia, che vedono il padre e marito soccombere alla depressione e all’alcolismo.

Le attrici che interpretano Maia (Manal Issa e Rim Turki) si passano il testimone dall’adolescenza alla maturità con estrema naturalezza. Paloma Vauthier nei panni di Alex sembra fatta per quel ruolo ed è incantevole.

Nel finale, il cerchio si chiude e un’alba luminosa è metaforicamente l’inizio di una nuova vita per tutte le donne della narrazione. La colonna sonora, dominata dal pezzo easy di Blondie “One Day or Another”, è in perfetto clima anni ’80. Un film imperdibile sulla memoria che per gli effetti speciale e l’animazione ricorda il recentissimo “Flee” di Rasmussen, sul passato di un rifugiato afgano, ma anche il meraviglioso “Valzer con Bashir” di Ari Folman del 2008, sulla strage di Sabra e Chatila.

Daniele Romeo

Trama

  • Regia: Joana Hadjithomas, Khalil Joreige
  • Cast: Rim Turkhi, Manal Issa, Paloma Vauthier, Clémence Sabbagh, Hassan Akil, Isabelle Zighondi
  • Genere: Drammatico, colore
  • Produzione: Francia, Libano, Canada 2021
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Data di uscita: 14 aprile 2022

Memory box poster“Memory Box” è un film sulla guerra civile libanese diretto da due registi che raccontano il loro vissuto lontano.

Memory Box: la trama

É Natale, e a casa di Maia in Quebec a Montreal arriva un pacco misterioso. La figlia Alex e la madre Teta lo nascondono in cantina. Sarà la figlia della donna, madre single di origine libanese, a aprirlo e scoprire tutti i segreti di famiglia.

I registi

Khalil Joreige e Joana Hadjithomas sono due autori nati in Libano nel 1969. Il loro sodalizio artistico e sentimentale è iniziato nel 1999 con “Autour de la maison rose”. Dal 2000 hanno girato due documentari “Khiam” e “Le film perdu”. Sono ritornati alla finzione nel 2003 con il mediometraggio “Cendres”, che ha ricevuto diverse nomination ai César. Negli ultimi anni hanno diretto i documentari “The Lebanese Rocket Society” e “Ismyrne”.

Trailer

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