Michael Cimino, regista sperimentatore e controverso, vincitore di 5 premi Oscar per il “Cacciatore” ci lascia a 77 anni.
Il cinema piange Michael Cimino, il regista sperimentatore
Se ne è andato a 77 anni uno dei registi più visionari e scomodi di Hollywood. Michael Cimino, nato a New York il 16 novembre 1943 (ma secondo altre fonti il 3 febbraio 1939), è passato alla storia del cinema come il regista rovinato dall’establishment di Hollywood, alla pari del quasi coetaneo Francis Ford Coppola. Con pellicole come “I cancelli del cielo” , girato nel 1980 ha letteralmente messo in ginocchio la United Artist che lo ha prodotto, causando di fatto una totale ristrutturazione dell’industria cinematografica negli USA.
Il suo cinema è una continua lotta con lo spazio, uno sperimentare senza pensare troppo alle ricadute sul botteghino, che non lo ha mai premiato, forse perché non lo capiva, perché Cimino era troppo avanti per quegli anni, oltre ad avere un caratteraccio terribile sul set, come documentato da tutti gli attori che ha diretto.
Michael Cimino: dalla sceneggiatura alla regia
Michael Cimino si laurea a Yale, dove studia grafica e belle arti. Dopo alcuni corsi all’Actor Studio, comincia a scrivere sceneggiature per la TV e il cinema. Il successo come sceneggiatore gli arride molto presto, uno dei suoi primi successi è “Una 44 magnum per l’ispettore Callaghan” (1973) per Clint Eastwood, uno dei film del ciclo di “Harry lo sbirro”.
Il passaggio dalla scrittura alla regia avviene nel 1974 in “Una calibro 20 per lo specialista” , un action movie che costituisce un ottimo esordio per l’ambizioso regista newyorchese. La pellicola frutta un Oscar come Miglior Attore Non Protagonista a Jeff Bridges.
“Il cacciatore” e la consacrazione per Michael Cimino
Il suo film, quello per cui verrà ricordato è ”Il cacciatore” , girato nel 1978. Con questo lavoro Michael Cimino realizza un drammatico e spietato affresco della generazione che aveva conosciuto gli orrori del Vietnam. La guerra si era conclusa da pochi anni e la società americana tentava di rimuoverla il più possibile.
La lavorazione del film è diventata leggenda: sul set si muovevano il giovane e ambiziosissimo De Niro, John Cazale, ormai all’ultimo stadio di un tumore mortale, la sua affranta compagna Meryl Streep e un Christopher Walken, che arrivava ad affamarsi pur di poter recitare in maniera convincente le scene del campo di prigionia.
L’uscita del film ai grandi festival è accolta con mille polemiche, per la visione giudicata troppo estrema dei vietcong. Il regista si guadagna la fama di fascista. Eppure il film trionfa al box office e l’Academy non tarda a premiarlo con una valanga di premi Oscar, ben cinque su nove nomination, fra cui Miglior Film e Miglior Regista.
“I cancelli del cielo” un lavoro travagliato e il declino per Michael Cimino
Il suo lavoro successivo “I cancelli del cielo” (1980), una megaproduzione con numerosi attori famosi, tra i quali Kris Kristofferson e Christopher Walken, ha una lavorazione travagliatissima. La pellicola si rivela infine un disastro al box office, portando la casa produttrice sull’orlo della bancarotta. La cui carriera è rovinata.
Purtroppo, nessuno dei suoi successivi lavori riesce più a farlo decollare di nuovo. “L’anno del dragone” (1985), detective story ambientata a Chinatown con Mickey Rourke, si rivela un ennesimo flop di pubblico, anche se diventerà un cult negli anni successivi. “Il siciliano” (1987), biografia romanzata di Salvatore Giuliano. “Verso il sole” con Woody Harrelson, presentato nel 1996 al festival di Cannes, è l’ultimo lungometraggio del regista, sorta di testamento professionale.
Ivana Faranda