Molière in bicicletta: il teatro al servizio del cinema per una commedia nella commedia
(Alceste à bicyclette) Regia: Philippe Le Guay – Cast: Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa, Laurie Bordesoules, Camille Japy, Annie Mercier, Ged Marlon, Stéphan Wojtowicz, Christine Murillo, Josiane Stoléru, Édith Le Merdy, Patrick Bonnel, Philippe Du Janerand, Jean-Charles Delaume, Jean-Marc Rousseau, Joël Pyrène, Catherine Rouzeau, Freddy Nail, Olivia Algazi, Julie-Anne Roth, Gilles Treton – Genere: Commedia, colore, 104 minuti – Produzione: Francia, 2013, Teodora Film – Data di uscita: 12 dicembre 2013.
Lasciato il palcoscenico da qualche anno, il celebre attore teatrale Serge Tanneur si è ritirato in una villetta fatiscente nell’Ile de Ré. A squarciare il suo isolamento ci pensa il collega Gauthier Valence con una proposta allettante: tornare a recitare per mettere in scena “II Misantropo” di Molière. Di chi sarà il ruolo principale? Serge è affascinato da Alceste perché in pratica è il suo alter ego mentre a Gauthier, una parte così importante, darebbe modo di mettere alla prova il suo talento da troppo tempo intrappolato in una fiction televisiva.
Inizia in questo modo un viaggio (in bicicletta), che ci porta nei tortuosi vicoli di un’amicizia tralasciata e poi ritrovata, dove ci imbattiamo nelle faticose salite di un mestiere al quale ridare forza e dignità per poi lasciarsi andare alle discese che la vita offre sotto forma di nuove opportunità.
Il film di Philippe Le Guay, malgrado il periglioso percorso, riesce a mostrare con disinvolta leggerezza le asperità dell’animo umano grazie soprattutto al godibile duetto tra i due splendidi protagonisti. La sceneggiatura permette loro, con dialoghi consumati alla perfezione, di saltellare dai personaggi di Molière alle vicende personali, creando un continuo rimando tra la finzione e la realtà. Il teatro però non può purgare la vita dalle bassezze o dalle meschinità anzi se ne nutre. “Riscontro dovunque solo vili lusinghe, ingiustizia, interesse, scaltrezza, tradimento; non posso contenermi, mi adiro e mi propongo di mandare all’inferno tutto il genere umano”.
La bicicletta di Alceste, sulla quale alternativamente, monteranno i due attori, non è solo un ecologico mezzo di trasporto ma un’incontrollabile via di fuga (anche perché capita che sia senza freni) per evitare di far guadagnare all’umanità le fiamme eterne degl’inferi .
Tra simpatiche disquisizioni sui versi alessandrini di dodici sillabe, lezioni di recitazione a giovani fanciulle lanciate nel campo del porno e l’improvvisa comparsa di una bella bisbetica italiana, si declina la comicità della pellicola. Leguay amalgama con cura momenti di raffinata ironia con spunti da commedia popolare riuscendo bene in un delicato gioco di equilibrio, destinato alla conquista del pubblico.
“Molière in bicicletta” ci fa riflettere, ridere, sorridere ma non impone mai una “pedalata” perentoria rischiando di non lasciare traccia nella memoria dello spettatore, perdendo così la volata finale.
Riccardo Muzi