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Moon Knight: recensione dei primi due episodi

Moon Knight: L’Enneade, la spaccatura tra Dio e l’uomo

Moon Night

Le origini dell’oscuro eroe Marvel

Moon Knight: recensione dei primi due episodi

Creato da Dough Moench e Doon Perlin su “Werewolf by Night” nr. 32, uscito nell’agosto 1975, il personaggio di Moon Knight, alias Mark Spector, è un ex pugile, mercenario ed agente della CIA, che, in seguito alla scoperta di un sito archeologico, verrà tradito dall’amico e collega Roul Bushman, intenzionato a saccheggiare l’area.

Spector in punto di morte entra in contatto con Khonshu, un dio egizio che gli offre la possibilità di continuare a vivere, a patto che lui accetti di diventare il suo avatar nel mondo. L’uomo accetta e rinasce con capacità sovraumane e, una volta tornato negli Stati Uniti, si trasformerà nel combattente di Moon Knight, in grado di assumere diverse identità.

Un eroe molto particolare

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Nella serie, di cui abbiamo visto in anteprima i primi due episodi, “Moon Knight” segue il personaggio di Steve Grant (Oscar Isaac), un apparentemente tranquillo impiegato addetto alla vendita di souvenir, che però viene colpito da vuoti di memoria e flashback appartenenti ad un’altra vita.

Steven scoprirà drammaticamente di avere un disturbo dissociativo della personalità e di “condividere” il suo corpo e le sue azioni con il mercenario Marc Spector, con cui dovrà venire a capo di un potente mistero mentre forze oscure e nemici potenti si stringeranno attorno a loro.

La serie oltre ad avvantaggiarsi della mancanza di collegamento con qualsiasi progetto MCU, che permette una libertà senza paragoni, gode anche della presenza nel cast di due mostri sacri come Oscar Isaac e Ethan Hawke.

“Moon Night” compie un viaggio noir in una coscienza inquieta, dalle tinte oscure e abbaglianti al tempo stesso, un nuovo tracciato in un universo sconosciuto e completamente folle, capace di raccontarci un’avventura davvero inquietante.
Il protagonista è un antieroe tormentato, lontano dai supereroi a cui eravamo abituati, che corre su due binari paralleli, da un lato quello dell’horror che in alcuni tratti può essere banalizzato, dall’altro una voce MCu fuori dal coro selvaggiamente originale, con lampi evocativi di grandezza.

Dopo Wandavision, un nuovo progetto squarcia il cielo del MCU

Moon Night

“Moon Knight” ha il vantaggio di essere un battitore libero, senza alcun collegamento con altre serie o film e corre in un modo incessante, ritagliandosi nella quotidianità di un ordinario commesso di un museo, appassionato di mitologia egizia, lampi improvvisi di adrenalina inaspettata, grazie a scene di azione ben congegnate e dal ritmo potente.
Il montaggio è serrato e spezzato da “visioni ipnotiche” e apre flash su una storia che si dipana in un modo fuori dall’ordinario, aderendo perfettamente all’interpretazione inquietante e totalmente pregna di Isaac. Due sono gli ospiti che “abitano” uno stesso corpo e due sembrano anche essere le scelte stilistiche di questo nuovo progetto.

Il primo episodio è strutturato in un modo tale che, tolto il logo Marvel all’inizio, non sembra nemmeno di essere in una serie MCU, ma in un mondo dalle lunghe ombre e le sfumature dark di “Indiana Jones e il tempio maledetto”, escludendo cappello e frusta.

Moon Knight: il mistero dei templari nel Marvel Cinematic Universe

Il protagonista ci viene inizialmente presentato quasi come un “nerd”, una persona lontanissima dalla possibilità di trasformarsi in eroe, ma dai risvolti misteriosi, di notte alla luce della luna, quando andando a dormire si lega con una caviglia al letto e segue una sorta di rituale che ci porta a pensare che soffra di una grave forma di sonnambulismo.
Cose che sembrano essere agli antipodi di una personalità mite e riservata. Le musiche di Hesham Nazun e la bravura di May Calamawy chiudono questo “cerchio di luna piena”.

Il mistero dei templari è sbarcato nel Marvel Cinematic Universe, e dopo Robert Downey Jr. ritroviamo un eroe che unisce tormento ed umorismo in un’anima ambigua e indecifrabile e che riesce nel suo intento, lasciare del tutto spiazzati gli spettatori.
Diventiamo passeggeri che non hanno idea di dove siano diretti, quasi incapaci di intervenire, come Steven del resto. Un nuovo percorso che non ha intenzione di svelare tutte le sue carte al momento, ma che riesce perfettamente nell’intento di creare aspettativa nelle prossime tappe, che sicuramente sapranno riservarci grandi sorprese, perchè, seguendo le parole di Fabrizio Caramagna “Alcuni luoghi sono un enigma. Altri una spiegazione”.

Chiaretta Migliani Cavina

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