Recensione
Oh Mercy!: diversi linguaggi per un film riuscito
É molto interessante “Oh Mercy!” di Desplechin. L’inizio è da polar classico e presenta subito il protagonista, il commissario Daoud (Roschdy Zem), un uomo di origine algerino che conosce bene Roubaix, la cittadina industriale francese dove vive ai confini con il Belgio. La sua vigilia di Natale è all’insegna dell’ordinario, tra piccoli crimini di poco conto. A cambiare tutto è la scoperta della morte di un’anziana donna in un quartiere malfamato e l’arrivo di un nuovo collaboratore. Nell’indagine, sono coinvolte due giovani donne legate tra loro da una relazione e da diverse dipendenze. Inizialmente solo sono testimoni, ma con l’avanzare degli eventi diventano il centro della storia.
a narrazione devia senza alcuna forzatura, dal poliziesco al dramma psicologico/sociale. Anche Desplechin conosce molto bene Roubais, dove ha già ambientato altri due film e dove è cresciuto. Si tratta di una cittadina fiorente, che è stata piegata dalla crisi economica. La racconta utilizzando la figura chiave del poliziotto, che guarda agli accaduti eventi non solo dal punto di vista professionale. Le due donne diventano per il regista lo spunto per avere uno sguardo nell’animo di una moltitudine di diseredati che combattono per la sopravvivenza.
La camera per tutta la seconda parte del film è puntata sul viso di due ragazze molto diverse tra loro. Marie (Sara Forestier) è quasi catatonica e potrebbe stare benissimo in una storia dei fratelli Dardenne. Al contrario Claude (Léa Seydoux) è in personaggio molto più sfaccettato. Interrogate separatamente dal commissario Daoud e dal suo collega Louis, si accusano a vicenda. Al contrario di altre storie simili, qui i poliziotti sono carichi di umanità e provano quasi empatia per le indagate. Del resto, “Oh Mercy!” non è un poliziesco nel senso più canonico della parola e non segue neanche la via facile di film che raccontano le banlieue come il cult “L’Odio”. Desplechin mischia i linguaggi e pesca nell’universo di Dostojevsky. Non ci sono criminali a Roubaix ma solo persone allo sbando.
Un racconto sul reale con degli interpreti in stato di grazia
Gran parte dell’opera poggia sull’interpretazione straordinaria di Roschdy Zem, osservatore dal dentro della sua città. Lo spettatore guarda alle due ragazze in trappola con gli occhi del poliziotto, perso anche lui nei suoi demoni. Magistrale una scena ambientata nella casa della vittima. Ci sono molti spunti in questo film che non è stato accolto molto bene a Cannes, al contrario di “Les Misérables” di Ladj Ly, osannato dalla critica. L’opera di Desplechin è molto più complessa e sceglie una via meno facile per affrontare il sociale. Siamo comunque nel cuore di tenebra della provincia francese in un viaggio interiore, dove paradossalmente cessa di esistere ogni contrapposizione tra bene e male.
Diceva Victor Hugo “Amici miei, ricordate questo. Non ci sono erbacce e uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori”. Questa fase, già usata da Ladj Ly si presta benissimo per “Oh Mercy!”, che è stato presentato a Roma nell’ambito dell’edizione speciale del Rendez-Vous, il Festival del Nuovo Cinema Francese in corso dal 1° al 6 luglio presso l’Arena del Nuovo Sacher.
Ivana Faranda
Trama
- Titolo originale: Roubaix, une lumière
- Regia: Arnaud Desplechin
- Cast: Roschdy Zem, Léa Seydoux, Sara Forestier, Antoine Reinartz Genere: Drammatico
- Genere: Francia, 2019
- Durata: 119 minuti
- Distribuzione: No.Mad Entertainment
“Oh Mercy!” è un film del regista e sceneggiatore francese Arnaud Desplechin. Il film prende le mosse dal documentario del 2008 “Roubaix, commissariat central”, incentrato su un caso di cronaca nera avvenuto a Roubaix nel 2002. La pellicola è stata presentata in concorso al Festival di Cannes 2019.
L’omicidio di un’anziana signora
É la notte di Natale quando a Roubaix, il carismatico commissario di polizia Daoud, insieme al nuovo arrivato Luois, si ritrova ad avere a che fare con un delitto che mette a soqquadro la città.
L’omicidio di una vecchia signora chiama in causa le due vicine, le giovani Claude e Marie, alcolizzate e drogate, che vengono considerate le prime indiziate. I due ufficiali le interrogano sperando di far luce sull’accaduto.