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Omicidio al Cairo (2017)

Recensione

Omicidio al Cairo – Recensione: un fatto di cronaca per un thriller politico avvincente

Omicidio al Cairo protagonista

Fino a che punto si può essere corrotti all’interno di un sistema marcio e scellerato? Questo il dilemma di fronte al quale si trova un ufficiale di polizia egiziano nel corso di un’indagine che vede coinvolto un alto funzionario dello Stato.

Omicidio al Cairo (2017)

Partiamo da un presupposto basilare: sebbene possa rientrare nel genere thriller “Omicidio al Cairo”, diretto dall’eclettico regista Tarik Saleh, è un film politico che denuncia il marcio di uno sistema mal funzionante, che pone all’ordine del giorno il malaffare.

La storia si sviluppa a partire dall’omicidio di una cantante sul cui caso viene messo Noredin Mustafa, detective raccomandato e corrotto, la cui sporca condotta ci viene presentata fin da subito, quasi fosse normalità una determinato modus operandi, nonostante l’appartenenza alle forze dell’ordine. Non si può certo simpatizzare dunque con questo protagonista che, tuttavia, nel corso della narrazione, svilupperà una coscienza che lo spingerà alla ricerca della verità, al di là di ogni possibile conseguenza.

Noredin scopre che la morte della giovane donna – alla quale ha assistito una mal capitata cameriera sudanese non in regola – paradossalmente archiviata come suicidio, coinvolge un personaggio politico di spicco, legato al presidente e quindi considerato ‘intoccabile’.

Omicidio al Cairo: un paese sofferenze pieno di ferite purulente

Sono i giorni precedenti al 25 gennaio, quando si scatenò la cosiddetta Rivoluzione Egiziana del 2011, nata dal desiderio di rinnovamento politico contro il regime di Mubarak. In un contesto di malcontento sociale e di forti tensioni, Tarik Saleh inserisce l’uccisione della star Lalena all’hotel Nile Hilton, ispirandosi al fatto di cronaca riguardante la cantante libanese Suzanne Tamim che, nel 2008, fu ritrovata in una camera d’albergo di Dubai senza vita, e per la cui uccisione furono coinvolti importanti uomini d’affari egiziani, oltre un membro del parlamento.

Proprio sfruttando le qualità del thriller, “Omicidio al Cairo” è costruito ad arte per tenere alta l’attenzione dello spettatore, che vede scorrere davanti ai propri occhi una finzione cinematografica che restituisce in maniera realistica lo stato di degrado di un paese lacerato, le cui ferite maggiori scaturiscono dalla povertà, e divengono purulente a causa della mancata onestà delle istituzioni.

La fotografia di Pierre Aim rende la città protagonista assoluta, mostrandone tutta la sofferenza. Il regista, che inizialmente avrebbe dovuto girare il film al Cairo, ma a causa dei veti da parte dello stato egiziano è stato costretto a spostare le riprese a Casablanca, è riuscito a restituire con forza l’anima dolente della capitale, denunciando anche lo stato di miseria di emigrati africani (la cameriera sudanese) in Africa.

“Omicidio al Cairo” non risparmia nessuno, neanche le vittime: in una piramide sociale le cui fondamenta sono malate, il male emerge e sovrasta ogni possibile apertura al bene e, infine, quando le cose sembra che cambino, in realtà tutto rimane come prima.

Giulia Sessich

 

 

Trama

  • Titolo originale: The Nile Hilton Incident
  • Regia: Tarik Saleh
  • Cast: Fares FaresMari MalekYasser Ali Maher, Ahmed Selim, Hania Amar, Mohamed Yousry, Slimane Dazi
  • Genere: Thriller, colore
  • Durata: 106 minuti
  • Produzione: Svezia, 2017
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Data di uscita: 22 febbraio 2018

Omicidio al Cairo locandina ita“Omicidio al Cairo” è ambientato nei giorni della Rivoluzione Egiziana del 2011, la cosiddetta Rivoluzione del 25 Gennaio, facente parte della più grande “primavera araba“. In questo clima burrascoso, un giorno una cameriera assiste all’omicidio di una donna all’interno di un hotel. Un poliziotto assegnato al caso inizia a indagare, ma quello che in principio sembra essere solo il delitto di una cantante si trasforma in un caso molto più complicato che coinvolge alcuni esponenti di spicco della politica egiziana. Evidentemente qualcuno non vuole che il caso venga risolto.

Omicidio al Cairo: un thriller politico per Tarik Saleh

“Omicidio al Cairo” è un thriller di produzione svedese, ma finanziato anche da Germania e Francia, e recitato in arabo, che si ambienta nei difficili giorni della Rivoluzione Egiziana del 2011, cercando di fare un ritratto di denuncia della corruzione della classe politica egiziana all’epoca. Il film è stato presentato al Sundance Film Festival del 2o17, nella categoria World Cinema Dramatic Competition, e ha ottenuto il premio “World Cinema Grand Jury Prize: Dramatic”, riconoscimento al Miglior film drammatico non in lingua inglese dell’edizione.

La trama del film si ispira alle vicende riguardanti la morte della cantante libanese Suzanne Tamim, che fu ritrovata uccisa con la gola tagliata in un albergo di Dubai nel 2008.

Tarik Saleh è un regista egiziano trasferitosi in Svezia, famoso anche per il suo passato come artista di graffiti negli anni ’90. Personalità eclettica e instancabile, Saleh ha lavorato molto anche in televisione e come giornalista. Nel corso della sua carriera da regista si è messo alla prova nei film più diversi: dal documentario “Gitmo – Le nuove regole della guerra”, realizzato in coppia con il documentarista italiano Erik Gandini, al film d’animazione di fantascienza distopica “Metropia”, approdando infine al thriller politico con questo “Omicidio al Cairo”.

Trailer

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