Si è tenuta oggi a Roma la conferenza stampa sul nuovo film di Fabio Mollo, “Il padre d’Italia”, che vede protagonisti Luca Marinelli e Isabella Ragonese. Il film racconta la storia di Paolo e Mia, due ragazzi totalmente diversi che il caso fà incontrare. Un viaggio da un capo all’altro dell’Italia mette a nudo le loro anime.
Il padre d’Italia: il lavoro di Fabio Mollo
Fabio Mollo, alla sua seconda prova dietro alla macchina da presa, prende subito la parola per dire quanto sia a lui caro il tema della paternità, già affrontato nella sua opera prima, “Il Sud è niente”, dove viene narrato dal punto di vista filiale. Ne Il padre d’Italia” il regista calabrese affronta il tema ponendosi nell’ottica genitoriale, raccontando di una generazione, la sua, che seppur a fatica, “per la precarietà emotiva e materiale” che avvolge il paese, vuole fare il genitore.
Il regista ha parole di stima per Isabella Ragonese e Luca Marinelli, protagonisti del film, che dice d’aver “corteggiato a lungo” affinché accettassero i ruoli. Spiega che hanno lavorato più di un anno a stretto contatto, prima delle riprese, per poter ben delineare i personaggi e la loro evoluzione: “Sul set non c’è stata una battuta scontata, ogni cosa è stata il frutto di una seria discussione”. Parlando dei due personaggi principali ne evidenzia le sostanziali differenze: “Paolo vive in disparte, quasi non meritasse di essere felice, mentre Mia ha una vitalità dirompente” che pian piano contagia il ragazzo.
Pur non negando che gli avrebbe fatto un grande piacere che la pellicola fosse stata presente alla Berlinale, si augura per “Il padre d’Italia” meno festival rispetto alla sua opera prima ed un maggiore affetto da parte del pubblico. “Ho scelto di fare un film ‘on the road’ perché ho sempre ritenuto romantiche le storie d’amore legate ad un viaggio che poi, nel nostro caso, coadiuva il percorso interiore dei personaggi. Inoltre, attraversando letteralmente il paese, da Torino a Reggio Calabria, si è dato uno sguardo alla società italiana, e pian piano, col procedere del viaggio, col giungere al sud, i personaggi si spogliano di se stessi e si lasciano andare, mostrando come alla fine la vita vince su tutto”.
Il padre d’Italia: la parola ai protagonisti
Isabella Ragonese ha iniziato a parlare spiegando il suo approccio con la sceneggiatura, e raccontando delle paure iniziali: ”Un po’; avevo paura del perché Fabio avesse pensato a me per questo ruolo, un personaggio con questa energia: mi attraeva ma mi faceva anche paura”. L’attrice ritiene che sia difficile pensare ai due personaggi singolarmente, la loro storia dimostra come a volte si è più propensi ad aprirsi con un estraneo.
Trova che i due si “riconoscano quasi in modo animale e Mia scopre la bellezza dell’animo di Paolo. I due si attraggono perché si completano; è il viaggio di due angeli custodi, che si alternano nel ruolo e l’amore è per loro proprio il prendersi cura dell’altro”.
Prende la parola Marinelli dicendo candidamente che lui è uno che ragiona “in maniera binaria ed elementare”, e d’essersi emozionato quando ha letto la sceneggiatura “per questo tema della paternità per le coppie gay, che fuori dall’Italia è normale”, ed aggiunge che “questa storia erano tante cose, sopratutto un discorso di amore, verso se stessi verso gli altri”. Racconta di una volta che si trovava in Germania e stupito chiede come mai al tg abbiano riservato un brevissimo servizio al Gay Pride, pensava per l’intolleranza, mentre chi stava con lui spiegò che da loro è una cosa normale, non eccezionale, per cui aveva lo spazio riservato agli eventi abitudinari.
Riguardo al regista spiega come incontrarlo sia stato fondamentale poiché “il regista ti deve in qualche modo piacere”. Ne ha apprezzato “l’elasticità nel mandare al diavolo una giornata di lavoro”, e ritiene sia “importante iniziare a parlare con grazia e con amore di questo tema. Magari solo con una frase, senza eccessi, senza puntare il dito, con delicatezza. Per lui i protagonisti sono “gemelli in paura, entrambi hanno bisogno di qualcuno, ed in qualche modo si riconoscono e si donano all’altro”.
Il padre d’Italia: richiami musicali e cinematografici si respirano nella narrazione
Mollo esprime il suo amore per le scelte musicali, precisando che “il richiamo a Loredana Berté” lo ha “sentito subito”, da calabrese che è, “Mia in un certo senso, agli occhi di Paolo, è trasgressiva come la Berte”, spiegando poi che il film voleva richiamare gli anni ottanta, anche come colori. Interrogato sulle sue fonti d’ispirazione il regista ha detto che ha lavorato in modo che il film riecheggiasse, con un taglio europeo e contemporaneo, “Una giornata particolare” di Ettore Scola e “Ladro di bambini” di Amelio, e perché no, nel film si può ritrovare anche lo spirito di Xavier Dolan.
Il regista, come un fiume in piena, sana ogni curiosità, raccontando che il film è stato girato in sequenza, da Torino a Reggio, e di come abbia realizzato un film dove ci sia”poco sulla biologia, sulla religione e sulla società, e molto sull’amore, che poco ha a che fare con la sessualità”, e il suo desiderio è che al pubblico arrivi proprio questo.
Maria Grazia Bosu