L’attesa per il nuovo romanzo di Paola Barbato, “La torre d’avorio“, edito da Neri Pozza, è finalmente terminata. In questo periodo di grande attività, la scrittrice ci racconta le sue emozioni e le sfide legate a un autunno ricco di novità letterarie e non solo. Con una carriera in costante evoluzione, Barbato esplora tematiche profonde, affrontando con coraggio ed empatia questioni di grande impatto sociale e umano.
L’impegno e la felicità del tour di presentazione
In un’intervista telefonica, Paola Barbato si mostra visibilmente stanca, ma la sua voce trasmette anche una grande gioia. “Sono stanchissima,” confida, e assieme alla stanchezza emerge un entusiasmo palpabile mentre condivide i dettagli degli eventi che accompagneranno l’uscita del suo libro. La scrittrice ha avviato il suo tour di presentazioni, cominciando con un evento alla libreria La Fogola di Pisa, per poi spostarsi a Lucca, dove parteciperà anche a Horror Game, un altro progetto che sta seguendo con attenzione. “La fatica, ma anche il dovere e la felicità, di dover star dietro a un figlio che nasce,” commenta Barbato, riferendosi al suo nuovo romanzo, che si unisce ai tanti successi della sua carriera. Ogni storia che crea ha una potenza evocativa che riesce a coinvolgere profondamente i lettori, e “La torre d’avorio” non fa eccezione.
Una narrativa che cattura: il mondo di Mara Paladini
La protagonista di “La torre d’avorio” è Mara Paladini, incastrata in una vita complessa e ricca di significati. L’ambientazione, una casa le cui pareti sono completamente coperte da scatole bianche piene di ricordi, introduce immediatamente il lettore nel mondo interiore della protagonista. Barbato, abile narratrice, riesce a portare il lettore passo dopo passo all’interno della psicologia e delle motivazioni di Mara, una donna che si confronta con i demoni del suo passato e la sindrome di Münchausen per procura. La scrittrice sottolinea che il suo nuovo lavoro non è nato spontaneamente, ma è frutto di un processo di riflessione e ragionamento. Questo romanzo è un antidoto al suo precedente “Mani nude“, permettendo una rielaborazione delle sue esperienze passate e dei temi che ha sempre voluto affrontare. La narrazione si evolve e si arricchisce di dettagli che rivelano la complessità dei suoi personaggi.
Una scrittura deliberata: il processo creativo dietro “La torre d’avorio”
L’approccio di Barbato alla scrittura di “La torre d’avorio” è stato caratterizzato da un intenso lavoro di pianificazione. “Non è nato spontaneamente come libro, è il primo indotto della mia vita,” racconta la scrittrice. Questo romanzo è concepito come un’opera di contrapposizione a “Mani nude“, permettendo di esplorare nuove vie narrative. Il percorso creativo di Barbato è stato guidato dall’intento di distanziarsi dall’opera precedente, creando un nuovo universo letterario. “Ho iniziato a lavorare per allontanamento,” spiega, e così è emersa una storia con tematiche diverse. La struttura costituita da “paletti” ha offerto a Barbato una nuova prospettiva per lavorare, permettendo di mantenere una coerenza nel racconto senza sentirsi limitata. Questo metodo ha portato a un’esperienza di scrittura rinnovata, che ha evidenziato l’importanza dell’evoluzione nel processo creativo.
Temi di attualità: sindrome di Münchausen e legami tra sopravvissuti
Un focus centrale in “La torre d’avorio” è rappresentato dalla sindrome di Münchausen, un tema a cui Barbato è particolarmente affezionata. La scrittrice desidera esplorare non solo questo disturbo, ma anche il legame profondo che si crea fra le persone che vivono situazioni traumatiche. I riferimenti al film “Questione di cuore” sono significativi: entrambe le narrazioni trattano il modo in cui la condivisione delle esperienze di vita può generare rapporti intensi e significativi, a prescindere da origini e background differenti. Ne deriva una riflessione sulla resilienza umana e sul significato dei legami tra le persone, specialmente nella sofferenza. Questa tematica si intreccia con il racconto di Mara e dei suoi rapporti con le altre figure del romanzo, creando uno strato emotivo che arricchisce la trama e la rende ancora più coinvolgente.
Innovazione narrativa e adattamenti
Un aspetto interessante emerso dall’intervista riguarda l’adattamento cinematografico di “Mani nude” e come questo influenzi la percezione della narrazione originale. Barbato esprime una certa gratitudine per le modifiche apportate nel film, che, pur discostandosi dal finale originale, riescono a mantenere la coerenza e la sostanza della storia. “Mi sono chiesta: perché non l’ho mai fatto prima?” riflette sulla possibilità di esplorare diverse angolazioni narrative. La scrittrice comprende che ogni formato può conferire vita a una storia in modi diversi: un’opera letteraria, una sceneggiatura o una riduzione a fumetti. Questa apertura verso le interpretazioni della sua opera dimostra una volontà di evolversi e continuare a dialogare con il pubblico in modalità innovative.
Una narrazione adatta ai giovani lettori
Infine, il discorso sul pubblico giovanile è di fondamentale importanza per Paola Barbato. Con l’uscita di “Horror Game“, la scrittrice si rivolge a lettori più giovani, consapevole della responsabilità che comporta. “Non puoi pretendere di parlare a un lettore di 10 anni con lo stesso linguaggio con cui parli un adulto”, evidenzia. Barbato si impegna a utilizzare un linguaggio accessibile, pur senza compromettere l’intensità delle emozioni. La scrittura per ragazzi richiede un’accurata calibrazione della paura e delle tematiche affrontate, ponendo l’accento su esperienze autentiche e riconoscibili. La capacità di Barbato di attrarre lettori di ogni età è testimoniata dal fatto che molti dei suoi lettori più giovani stanno crescendo con i suoi libri, cominciando a esplorare anche le sue opere destinate a un pubblico adulto.
In un panorama letterario italiano che evolve rapidamente, Paola Barbato continua a emergere come una delle voci più significative, compiendo un viaggio affascinante tra narrativa per giovani e disturbi dell’animo umano, sempre pronta a esplorare nuove profondità.