Recensione
Personal Shopper – Recensione: una straordinaria Kristen Stewart
Una straordinaria Kristen Stewart interpreta la protagonista della storia, Maureen, una personal shopper al servizio di una celebrity. La ragazza ha perso da poco il fratello gemello che, come lei, era un medium capace di comunicare con l’aldilà. La sua vita è immersa nella solitudine, in un mondo scintillante dove conta solo l’apparenza: l’unico contatto con i vivi è mediato da uno smart phone o da un computer.
Con “Personal Shopper”, Olivier Assayas dirige per la seconda volta la giovanissima star americana Kristen Stewart in un film che coniuga insieme il thriller, il dramma psicologico e il genere dell’occulto. Il racconto è dominato da una tensione altissima che cattura lo spettatore mischiando fra loro molti generi diversi. Maureen, indiscussa protagonista, appare da subito una ragazza molto sola: di giorno, lavora per Kyra, una celebrity, e non si capisce molto chi sia nella vita ma “non ha tempo di occuparsi di cose pratiche”; di notte, cerca di entrare in contatto con lo spirito del defunto fratello, cercandolo nella splendida casa di campagna alle porte di Parigi dove lui viveva.
Sin dalle prime inquadrature, lo spettatore resta invischiato nella ombre di un mondo dove una parete sottile divide lo scintillio del jet set dai fantasmi del passato. Sono delle vere presenze spiritiche quelle che prendono forma davanti a Maureen, che a sua volta le cerca incessantemente. La pellicola di Assayas fornisce molte chiavi di letture, fra tutte quella sociologica che concentra la sua attenzione sulla vacuità del mondo della moda, dove ciò che conta è solo l’apparire. Questa condizione è proprio quella che sembra detestare lo stesso personaggio interpretato dall’attrice Kristen Stewart, caratterizzato da una sorta di rapporto odio/amore per il suo lavoro.
Personal Shopper: un plot venato di spiritismo in un cinema d’accumulo
Il misterioso mondo dello spiritismo si presenta, quindi, come un elemento molto forte in “Personal Shopper” e si declina in diverse rappresentazioni, come lo scrittore francese Victor Hugo e la pittrice d’avanguardia danese d’antan del 1906 Hilma AF Klint. Infine, arriva la realtà liquida dei contatti tra persone virtuali, mediati da cellulari e computer e questo si può vedere proprio nella stessa vita di Maureen, in cui non esistono rapporti d’amicizia o d’amore che non passino per ausili tecnologici.
Un cinema d’accumulo che, seppur nel suo impegno, si perde a volte in troppi simbolismi e metafore che finiscono per appesantire una storia di solitudine urbana contemporanea. La narrazione è caratterizzata abilmente in un continuo crescendo con una tensione che non si affievolisce mai, aiutata anche da buoni effetti speciali.
L’interpretazione della Stewart è eccellente: è riuscita ad entrare nel modo migliore in un personaggio complesso, una giovane ragazza impegnata nella ricerca di se stessa dopo il lutto che l’ha colpita. Come in un film di Lynch, si fa quasi fatica a capire cosa è reale cosa non lo è e proprio questa ricchezza di spunti, a tratti eccessiva, costituisce il punto di debolezza del film di Assayas. “Personal Shopper” è metaforicamente un’opera che cerca se stessa negli stessi meandri mentali della sua protagonista, in cui lo spettatore rischia di perdersi.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Olivier Assayas
- Cast: Kristen Stewart, Lars Eidinger, Anders Danielsen Lie, Nora von Waldstätten, Sigrid Bouaziz
- Genere: Drammatico, Thriller, Colore
- Durata: 105 minuti
- Produzione: Francia, 2016
- Distribuzione: Academy Two
- Data di uscita: 13 Aprile 2017
La giovane americana Maureen si è trasferita a Parigi, dove lavora come personal shopper per la star Kyra, ovvero le offre consulenza scegliendo gli abiti più adatti alla sua fisicità. Un lavoro da sogno per una donna, dato che è come vestire una Barbie gigante; ma la sua quiete verrà disturbata dalla tragica morte del gemello Lewis, malato, come lei, di una disfunzione cardiaca congenita. La scomparsa del fratello fa sì che lei sviluppi una strana abilità: improvvisamente riesce a comunicare con le anime dei morti. La capacità da medium potrebbe permetterle di avere un contatto col fratello, ma la presenza che riesce a intercettare, che la perseguita nella sua casa e le manda sms non sembra essere quella di Lewis.
Personal Shopper: quando il paranormale incontra la drammaticità
“Personal Shopper” mostra come l’uomo ha bisogno di credere nell’aldilà per dare un senso alla stessa morte. Un seguito di vita porta a sperare nell’incontro post mortem della persona che abbiamo perso in vita, in questo modo la sofferenza viene giustificata e limitata. Saremmo disposti a tutto pur di credere di poter avere ancora un minimo contatto la persona persa, ma spesso ci convinciamo di cose che in realtà non potremmo mai avere. Nel film Maureen cerca di dare il suo ultimo saluto al fratello, ma il desiderio di parlare con la sua anima supera l’incoscienza di avventurarsi in quel limbo tra la vita e la morte, abitato dagli spiriti dei defunti. La brama di contattare Lewis lascia presto il posto al terrore, l’anima che le si è avvicinata non sembra avere intenzioni benevole.
Olivier Assayas mescola più generi, la drammaticità causata da una perdita, l’horror del ghost movie e il thriller dei messaggi e delle ombre nascoste. Una sorte di sintesi delle sue pellicole precedenti, che non è possibile definire con un’unica parola; “Personal Shopper” non è definibile in un unico genere, ma è sicuramente terrificante e drammaticamente emozionante.
Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes il 17 maggio 2016, dove ha gareggiato per la Palma d’Oro e ha ricevuto recensioni generalmente positive da critici cinematografici. È stata apprezzata soprattutto la performance di Kristen Stewart, che ha vinto infatti un premio per l’interpretazione al Oaxaca FilmFest.
Trailer