Nel 2022, il legame tra Maurizio e Daniele Pollini si è manifestato attraverso un progetto musicale che ha segnato una tappa importante nella loro carriera. Con l’uscita dell’album “Schubert”, pubblicato da Deutsche Grammophon, i due talentuosi pianisti hanno finalmente intrapreso un viaggio musicale insieme. Questo album non rappresenta solo un’opera discografica, ma un vero e proprio incontro tra generazioni, che ha permesso loro di mettere in luce le loro abilità, la loro intesa e la loro storia familiare.
Un legame profondo tra padre e figlio
Da sempre, le mani di Maurizio e Daniele Pollini hanno danzato su percorsi paralleli, sfiorandosi e talvolta allontanandosi. Maurizio Pollini, un’icona del pianoforte e della musica classica, e suo figlio Daniele, anch’esso pianista e compositore, hanno costruito nel tempo un legame complesso, caratterizzato da sfide e confronti. Daniele rievoca: «Uno degli autori più amati da mio padre è Schubert. Questa passione è stata una mia eredità sin da ragazzo». L’interazione attraverso la musica diventa così la chiave per comprendersi meglio e ritrovare ciò che li unisce: una reciproca aspirazione artistica.
La realizzazione dell’album “Schubert” ha rappresentato la prima collaborazione discografica tra padre e figlio, un evento unico e significativo, soprattutto considerando la carriera straordinaria di Maurizio Pollini. La preparazione è stata un viaggio lungo e meticoloso, in cui la sinergia necessaria per suonare a quattro mani ha richiesto un impegno e una dedizione notevoli da entrambe le parti. Daniele racconta: «Il brano “Fantasia” richiede una perfetta simbiosi. Non è stato semplice, ma alla fine l’intesa è prevalsa su ogni divergenza».
L’emozione del momento condiviso
Quando le mani di Maurizio e Daniele si sono finalmente unite sul pianoforte, l’emozione è esplosa in un’esperienza unica. L’intesa che si è creata durante le sessioni di registrazione è andata oltre la musica stessa. Daniele descrive lo sguardo scambiato tra loro come capace di comunicare senza parole. «Sono felice di aver suonato con lui nell’ultima registrazione. Ma anche triste, perché non si potrà ripetere» afferma, rivelando la profonda connessione emotiva che ha colorato quest’ultimo progetto.
Maurizio Pollini era noto non solo per le sue straordinarie doti musicali, ma anche per la sua personalità complessa. Daniele osserva che, sebbene non fosse un padre semplice, sempre immerso nel suo mondo, ha trasmesso al figlio importanti valori legati all’impegno civile e alla coesione tra arte e vita. «Mia madre, Marlisa, è stata la sua compagna ideale. Sono stati uniti fin dall’infanzia, quando si sono incontrati a 11 anni» racconta Daniele, ponendo l’accento sull’importanza del contesto familiare nel percorso artistico.
Un’eredità di musica e passione
Innegabilmente, l’idea di seguire le orme del padre era un passo naturale per Daniele, ma non sono state solo le aspettative familiari a guidarlo. «Nessuno dei due mi ha mai spinto verso il piano» chiarisce. La sua passione originale per la pittura si è poi evoluta in un amore per la musica, stimolata dalla figura di sua nonna materna, che lo ha incoraggiato a toccare una tastiera. Con il passare degli anni, la musica è diventata una parte essenziale della sua identità. Ha iniziato gli studi sotto la guida di insegnanti prestigiosi come Maria Grazia Bellocchio e Franco Scala all’Accademia di Imola, specializzandosi sia nel pianoforte che nella composizione.
Daniele ha già in cantiere nuove opere, compresa la sua prima composizione per grande orchestra. Inoltre, è previsto l’uscita di un nuovo album dedicato alla musica del secondo Novecento, un genere molto apprezzato da suo padre. La lezione più importante che Daniele ha appreso da Maurizio Pollini è quella di non considerare il pianoforte come un’entità separata dalla vita. Quest’approccio ha modellato la sua filosofia artistica e ha influenzato profondamente il suo percorso musicale, rendendolo un artista a tutti gli effetti, pronto a lasciare un segno nel panorama musicale contemporaneo.