Arriva oggi nelle sale italiane “Piccolo corpo”, opera prima di Laura Samani, una co-produzione internazionale che coinvolge Francia, Italia e Slovenia.
Piccolo Corpo: una meravigliosa opera prima
Presentato a Cannes alla Seimaine de la Critique 2021, il film attinge dal territorio di provenienze dell’esordiente regista. La Samani costruisce un corposo e intenso intreccio narrativo partendo da un fatto di cui viene a conoscenza nel 2016: a Trava, in Friuli Venezia-Giulia, è presente un santuario dove si narra che fino alla fine del IXX secolo avvenissero dei particolari miracoli. Pare che vi si recassero disperati genitori di bambini nati morti, per ottenere quell’unico respiro che permettesse loro di battezzarli, e poter permettere loro di lasciare il Limbo cui la tradizione religiosa li condannava.
Agata e la ricerca di un soffio di vita
In questo contesto è inserita la storia di Agata, una giovane madre che, dopo aver partorito una bambina morta, non si rassegna a non poter dare un nome alla propria figlia, e a non poter cullare in se la speranza di poterla incontrare un giorno in Paradiso. Tutti attorno a lei sembrano elaborare il lutto, persino il marito, decide così di affrontare da sola questo singolare viaggio della speranza, con la bambina sulla schiena, dentro la piccola scatola entro cui l’avevano sepolta. Sarà un viaggio periglioso, una ribellione intima e dolorosa, che allontanerà per il momento il distacco madre-figlia, che Agata non riesce ad accettare. In un mondo che sembra andare avanti, nonostante tutto, questa madre non ci sta a passare oltre senza tentare l’impossibile. Andando contro la ragione, il pensiero comune e le regole della chiesa, che ritenevano questi miracoli al pari di una stregoneria.
Piccolo Corpo: un’esperienza visiva ed emotiva che non lascia indifferenti
Il film è girato completamente in dialetto (sottotitolato in italiano) ed in continuità cronologica, un valore aggiunto di spessore. Attori e troupe si muovono come Agata, dalla laguna di Caorle e Bibione alle montagne della Carnia e del Tarvisiano. Tra gli attori vi sono tanti non professionisti, alla prima prova davanti alla macchina da presa. Nei panni di Agata un’intensa Celeste Cescutti, i suoi occhi trasmettono allo spettatore il dolore della perdita, l’angoscia per quest’amata figlia condannata al limbo, e quella disperazione più forte della ragione che la porta a compiere questo viaggio. Un viaggio dove incontrerà Lince, interpretato dalla brava Ondina Quadri, non nuova a ruoli complicati.
Il dolore del distacco da chi si ama
La Samani realizza un film struggente, epico, di una bellezza stupefacente, in cui il dolore di questa madre ammanta ogni immagine. Il suo perseverare nel cammino è sacro quanto la vita che vuole far riaffiorare nella propria figlia, seppur per un attimo. Agata è pervasa da una femminilità senza tempo e da un ardore eroico, che la porta a superare limiti e paure. Il suo e quello di Lince sarà un viaggio non solo fisico, il percorso umano e interiore affrontato travalicherà l’obbiettivo finale, riuscendo a far accettare a Lince che aprirsi all’altro è possibile, nel momento in cui si accetta che anche il dolore può far parte del proprio vissuto.
Seppur ambientato agli inizi del ’900 il racconto ha una valenza universale, perché sono questi drammi e sentimenti che accomunano epoche e luoghi, indistintamente.
Maria Grazia Bosu