Alberto Bertoli, figlio del celebre cantautore Pierangelo Bertoli, ricorda suo padre non solo come un artista straordinario, ma anche come un insegnante di vita. A distanza di anni dalla sua scomparsa, la figura di Pierangelo continua a risuonare nella memoria collettiva, grazie ai suoi testi carichi di significato e all’impegno sociale che ha sempre caratterizzato la sua carriera. Alberto racconta la sua storia, svelando il dietro le quinte di una vita che ha sfidato barriere e pregiudizi, lasciando un’eredità inestimabile.
Un artista dal grande impegno civile
Pierangelo Bertoli ha saputo mescolare nella sua musica temi di profondo impegno sociale e politico, radicandosi in una visione del mondo che rifletteva le sue convinzioni marxiste-leniniste. La sua canzone più iconica, “A muso duro“, rappresenta un manifesto di libertà e di resilienza, combinando la rabbia verso le ingiustizie e una speranza perpetua nel futuro. La sua capacità di affrontare e denunciare le problematiche sociali, attraverso una penna poetica e profonda, lo ha reso un cantautore unico nel panorama musicale italiano. Bertoli ha saputo, con i suoi versi, dare voce a chi spesso non veniva ascoltato, affrontando la disabilità non come un limite, ma come un elemento della sua identità.
Nato nel 1942, Bertoli si trovò a dover affrontare la poliomielite già in tenera età, evento che lo costrinse a vivere su una sedia a rotelle. Tuttavia, non si è mai lasciato abbattere da questa condizione. Alberto, suo figlio, sottolinea come, nonostante la sua disabilità, Pierangelo fosse capace di ispirare e sostenere: «Era come una stella che brillava nel buio, mi ha insegnato a essere me stesso e a non preoccuparmi di quello che pensano gli altri». Questa lezione di vita ha segnato profondamente la formazione del giovane Alberto, che si è trovato sempre ispirato dalla forza e dalla determinazione del padre.
Un genio pratico e vigoroso
La vita di Pierangelo era costellata da situazioni inaspettate, fra cui la necessità di adattare il proprio appartamento per le sfide della sua mobilità. Per ben 38 anni, si è arrampicato nella sua casa, trasformando una finestra in un accesso pratico, il tutto senza mai lamentarsi o farsi un problema: «Per lui non era una difficoltà, era un fatto normale», racconta Alberto. Questa filosofia di vita ha rappresentato un modello di resilienza e ingegnosità, un tratto distintivo del suo carattere che ha influenzato anche i figli.
Anche in momenti meno filosofici, come quelli legati alla vita quotidiana di padre di famiglia, Bertoli mostrava un desiderio profondo di connettersi con i propri figli. Alberto ricorda come il padre, nonostante le sue limitazioni fisiche, soffrisse per non poter condividere con loro attività leggere come giocare a calcio. Questo aspetto dell’uomo Bertoli rivela un lato profondamente umano e vulnerabile in contrasto con l’immagine pubblica del cantautore.
La battaglia contro le barriere architettoniche
Nel 1989, Pierangelo Bertoli divenne un volto noto per la campagna favorevole all’abbattimento delle barriere architettoniche. Lo spot di quella campagna, in cui si trovava in difficoltà a entrare in una cabina telefonica, colpì profondamente il pubblico. Alberto, all’epoca bambino, ricorda il momento della visione: «Mio padre era fiero di quella partecipazione, ma io, preoccupato, piansi di fronte a quella realtà». Quest’episodio mette in evidenza sia l’impatto emotivo di questi messaggi pubblicitari, sia la profondità dell’affetto che univa Pierangelo ai suoi familiari.
Purtroppo, nonostante il suo successo, molti media si dimostravano riluttanti a mostrare la realtà della disabilità, ritenendola «disdicevole». La sua partecipazione a eventi pubblici, come il Festival di Sanremo, fu caratterizzata da scontri con figure come Pippo Baudo, evidenziando il rispetto che molti avevano per lui e per la sua lotta continua per la dignità e i diritti delle persone con disabilità.
Un’eredità artistica e personale
Oggi, a distanza di anni, il Premio Pierangelo Bertoli, che si terrà dal 8 al 10 novembre al Teatro Carani di Sassuolo, continua a celebrare i cantautori che, come Pierangelo, riescono a toccare il cuore del pubblico attraverso i loro testi. Quest’anno, tra i riconoscimenti spicca quello a Claudio Baglioni, artista che Alberto considera meritevole per la sua sensibilità. Nonostante la sua personalità così schietta e diretta, Bertoli ha saputo riconoscere il valore anche di artisti che trattano temi più leggeri, dimostrando un’apertura mentale verso le diverse espressioni della musica italiana.
L’eredità di Pierangelo Bertoli come artista è indiscutibile. La sua capacità di affrontare temi complicati con una poesia semplice e diretta ha lasciato un segno profondo nella storia della musica italiana. Alberto, parlando del padre, ricorda l’importanza dell’indipendenza intellettuale, un valore che il genitore ha sempre trasmesso attraverso la sua arte: «L’attenzione per i diritti degli altri è l’asse centrale della sua produzione artistica», afferma Alberto, mantenendo vivo il ricordo della grande figura che è stato suo padre.
In un’epoca in cui il valore della musica e delle parole sembra talvolta oscurato da altre dinamiche, il messaggio di Pierangelo Bertoli rimane di straordinaria attualità. Le sue canzoni continuano a ispirare nuove generazioni e a sensibilizzare il pubblico su questioni di grande importanza sociale e civile.