Il regista Matteo Garrone, il cast e la crew di “Pinocchio” hanno presentato il film alla stampa al The Space Moderno di Roma.
Pinocchio: una storia speciale
Garrone ha aperto la conferenza spiegando quanto significhi la storia di “Pinocchio” per lui: il regista infatti già si divertiva a disegnarne le disavventure all’età di sei anni, quindi realizzarne un film è stata una tentazione difficile da resistere. Aveva già iniziato a esplorare il confine tra realtà e magia ne “Il racconto dei racconti”, ma il suo “Pinocchio” è una creazione indipendente da opere precedenti e vuole rivolgersi a tutti indistintamente. Provare a rielaborare un grande classico con l’ambizione di incantare e sorprendere un pubblico nuovo è stato un lavoro importante.
Ha preso poi la parola Roberto Benigni, il Geppetto di questa versione, che ha scherzosamente dichiarato che il “Pinocchio” di Garrone è il più bello che abbia mai visto. Per l’attore toscano il libro originale è come un libro divinatorio, che pervade l’esistenza come il sole e trascende la grande letteratura. Geppetto è il padre per eccellenza, una figura evangelica come Giuseppe, con cui condivide l’amore per un figlio adottato che scappa, muore e risorge. Benigni ha poi fatto i complimenti a Garrone, dicendo che si tratta di un regista in grado non solo di creare delle belle immagini, ma di raccontare storie attraverso di esse.
Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo hanno inscenato un siparietto sulla presunta storia d’amore tra Papaleo e Maria Pia Timo (che nel film interpreta la Lumaca), poi Papaleo è intervenuto con più serietà riguardo a quanto sia stato emozionante per lui portare sul grande schermo la coppia del Gatto e la Volpe assieme a Ceccherini, suo amico da tanti anni.
Pinocchio: tra effetti speciali e scelte creative
Alla domanda sul modo in cui il digitale sia stato implementato ai trucchi di scena, Garrone ha passato la parola al responsabile del trucco Mark Coulier, che ha spiegato quanto sia stato difficile confrontarsi con un personaggio così iconico. Coulier ha inoltre bonariamente scherzato sull’impresa di tenere fermo per tre ore ogni giorno un bambino di otto anni in modo da potergli applicare il trucco, affermando però che il piccolo Federico Ielapi si è comportato da vera superstar.
Garrone ha colto l’occasione per ringraziare Pietro Scola, che ha realizzato i concept, e Coulier ha aggiunto che lui e Scola hanno lavorato insieme per riuscire a ricreare la legnosità del volto del burattino con il silicone, lasciando allo stesso tempo il giovane attore libero di trasmettere emozioni attraverso la maschera.
Una giornalista ha chiesto come si sia evoluta la collaborazione sulla sceneggiatura tra Garrone e Ceccherini e il regista ha raccontato di come sia nata per caso, mentre i due lavoravano alle scene riguardanti il Gatto e la Volpe. Essendosi trovati bene insieme, hanno poi proseguito con altre scene e Ceccherini è stato essenziale per il suo aiuto, che ha permesso a Garrone di inserire ironia e nuova comicità nel testo senza tradire l’originale, a cui lui si era pedissequamente attenuto in una prima fase di scrittura.
Per quel che riguarda altri punti di riferimento, il cineasta ha detto di essersi basato soprattutto sulle tavole di Mazzanti, il primo illustratore di “Pinocchio” che aveva avuto il privilegio di lavorare a contatto con Collodi stesso. Nel film c’è inoltre l’influenza visiva dei macchiaioli e il senso di povertà ispirato dal “Pinocchio” di Comencini.
Pinocchio: le impressioni del team
Garrone e Benigni hanno illustrato il processo lavorativo dietro la figura di Geppetto, secondo padre interpretato dall’attore (il primo è stato in “La vita è bella”), in particolare di come tutto sia partito da un incontro in cui il regista ha mostrato a Benigni una foto realizzata da Scola di come lui sarebbe dovuto apparire nei panni del celebre falegname.
Questo stesso aneddoto è stato ripreso da Gigi Proietti, a cui Garrone aveva invece portato una foto, sempre realizzata da Scola, dell’attore in versione Mangiafuoco. Proietti ha notato come l’aspetto del personaggio fosse un po’ russo, in stile Rasputin, ma allo stesso tempo ha parlato di come il progetto l’abbia catturato sin da subito e di quanto sia orgoglioso di aver partecipato, seppure per una parte breve, perché Mangiafuoco è un personaggio talmente affascinante da meritare un film solo per lui.
È stata posta una domanda al regista su quale sia il fascino di “Pinocchio” che lo rende una storia così universale e Garrone ha risposto che si tratta di un racconto dalle tante chiavi di lettura diverse. Per lui è una storia d’amore tra un padre e un figlio, ma anche un esempio dell’importanza della redenzione con un protagonista in cui si possono rispecchiare tutti i bambini. Tutti i personaggi sono tipicamente italiani e per Garrone è stato importante realizzare un film italiano, girato sul territorio con attori nostrani.
Federico Ielapi ha raccontato, con una convinzione sorprendente per un bambino così piccolo di fronte a una grande platea, di quanto sia stato emozionante per lui lavorare con grandi attori del calibro di Benigni e di come i suoi sforzi siano stati ripagati. Il giovane attore ha anche scherzato su come Coulier tenga i suoi due Oscar “buttati” in una vetrinetta perché “non sa che farsene”.
Il suo entusiasmo è stato condiviso da Alida Baldari Calabria, la Fatina dai capelli turchini, che quattro anni fa aveva invece recitato la parte di Pinocchio stesso, sempre con Garrone. Il regista ha sottolineato questo suo percorso da un ruolo all’altro e ha poi risposto a una domanda sui paesaggi scelti, affermando di aver ricercato dei luoghi che evocassero un certo tipo di pittura e rispecchiassero l’interiorità dei personaggi.
Gaia Sicolo
12/12/2019