La regista Amanda Sthers ed il protagonista Pierfrancesco Favino hanno incontrato la stampa all’Auditorium per presentare “Promises”, film presente nella Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2021. Il film uscirà nelle sale italiane il 18 novembre, un periodo importante della stagione cinematografica, a dimostrazione delle grandi aspettative che i produttori hanno su questo lavoro. La regista ha trasposto sullo schermo un suo romanzo.
Promises: tante le domande per la Sthers e Favino
Ha mai pensato di scrivere direttamente una sceneggiatura per questo lavoro, o era necessario il duplice passaggio?
Sthers: “Il libro l’ho scritto sette anni fa e non avevo in mente di trasformarlo in un film. Ad un certo punto volevo portare al cinema una storia romantica che mi sono resa conto che già l’avevo. La giusta distanza dalla scrittura del libro al film ha fatto il resto”.
Come ti sei trovato in questo ruolo romantico?
Favino: “Io in realtà sarei romanico ma non ne ho la faccia. Condivido con Alexander, il mio personaggio, molte cose, sono idealista, romantico e leale; trovo realistico la capacità della donna di saper vedere le fragilità del genere maschile senza giudicarle, e senza uno sguardo materno. Ogni tanto uno ha voglia di andare al cinema per fare due pianti e ci si libera. Io non ho la tendenza a procrastinare come Alexander, ma capisco che il tempo giusto dell’incontro determina il nostro vissuto. Ci sono occasioni in cui il tempo è sempre sbagliato, altri in cui il tempo è proprio quello giusto. Non ho la tendenza a guardarmi indietro, ad avere rimorsi, ma non ho la stessa età di Alexander quando lo fa. Mi ha fatto piacere aver avuto a che fare un personaggio così sfaccettato e aver lavorato con Amanda, il lasciarsi portare da una sceneggiatura, poi ogni ruolo lascia una riflessioni dentro di te, impressioni malinconicamente dolci. Non ho rimpianti. Felice di aver fatto questo viaggio con attori meravigliosi, aver fatto un’esperienza diversa.
La regista spiega il lavoro fatto per realizzare il film
Cosa ci dice del montaggio di Cristiano Travaglioli?
“Sono molto grata al montatore per il suo lavoro brillante nel ricreare il tempo a spirale. Anche i tempi della nostra vita sono diversi, il primo bacio ha una lunghezza diversa da quelli che verranno dopo, ad esempio. A volte riaffiorano in noi i ricordi dell’infanzia e non ricordiamo eventi di pochi mesi fa. Io sono figlia di psichiatri sono cresciuta leggendo Froid, e so che le esperienze dei primi cinque anni ci formano completamente. “Promises” è un film sul rimpianto, ogni volta reinventiamo la nostra storia, il nostro passato, ricordiamo le cose diversamente.
L’Ulisse di Joyce ha influito sulla stesura della sceneggiatura, come ‘flusso di coscienza’?
“Sembra che ognuno di voi ricordi un libro diverso, tanti Calvino, per me è stato un modo per dare una certa luce al film, per offrire piccole chiavi a ciascuno per rileggere a casa il film. Io sono alla ricerca di un libro che mi permetta di capire tutto, per molti è la Bibbia, io non l’ho ancora trovato”.
Perchè ha scelto proprio Favino per questo ruolo in Promises?
“E’ Sempre stato il mio sogno lavorare con lui, non sapevo parlasse inglese, poi ho visto una sua intervista, dove parlava un inglese perfetto, privo di accento. Il suo fisico incarna il personaggio, ha mascolinità e durezza che nascondono un lato amabile. Perfetto per incarnare questo personaggio schizofrenico, a lavoro ultimato non riuscirei ad immaginare nessuno altro al suo posto. Lavorare con lui mi ha stimolato la riflessione, è cerebrale ma pronto all’imprevisto: dovete averne assoluta cura perché è un tesoro nazionale!”
Ha concluso col dire che spera sinceramente di aver tradito il suo stesso romanzo nel portarlo sullo schermo, “la cosa importante è aver conservato l’intensità delle emozioni”.
Maria Grazia Bosu
17/10/2021