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Qui e là – Recensione

Opera prima di Antonio Méndez Esparza, “Qui e là” tratteggia un intimo ritratto familiare, senza colpire però al cuore lo spettatore

(Aquí Y Allá) Regia: Antonio Méndez Esparza – Cast: Pedro De los Santos, Teresa Ramírez Aguirre, Lorena Guadalupe Pantaleón Vázquez, Heidi Laura Solano Espinoza – Genere: Drammatico, colore, 110 minuti – Produzione: Spagna, Messico, USA, 2012 – Data di uscita: 12 dicembre 2013.

quielaVincitore della Settimana della critica a Cannes 2012, “Qui e là” rappresenta il lungometraggio d’esordio del regista Antonio Méndez Esparza, uno spagnolo vissuto per molto tempo in Messico e negli Stati Uniti.

Sono proprio questi due paesi i protagonisti silenziosi di questa storia, incentrata sul ritorno a casa di Pedro, dopo aver tentato la fortuna come musicista a New York. Il suo villaggio d’origine, Copanatoyac, in Messico, e la sua famiglia lo accolgono con speranza e gioia, ma anche con qualche perplessità. La figlia maggiore Lorena si approccia al padre con distacco e diffidenza, a dimostrazione di quanto ricostruire una quotidianità insieme sia difficile. Pedro impegnerà tutto se stesso nel tentativo di prendersi cura della moglie e delle figlie, facendo qualche sacrificio, senza mai abbandonare però la sua passione per la musica.

Il film si struttura in quattro parti, non di lunghezza uniforme e non tutte ugualmente approfondite: “il ritorno”, che racconta dell’accoglienza riservata a Pedro di ritorno dall’America; “qui”, la parte centrale della pellicola, che ritrae il ricostruirsi del nucleo familiare, la cui unità è stata minata dalla distanza; “l’orizzonte”, in cui Pedro e un suo giovane amico avvertono tutta l’incertezza del presente e sentono come necessario il viaggio, l’allontanamento da casa; “là” che getta un’inevitabile aura di malinconia sul futuro della famiglia di Pedro.

Antonio Méndez Esparza affronta con delicatezza molti temi cari alla cultura messicana e non solo, ma tende a volerne concentrare troppi in poco meno di due ore, causando uno sfilacciamento e allentamento del ritmo eccessivo. Il film risulta a tratti noioso, anche perché non riesce a sfruttare i colori e la briosità delle tradizioni del popolo messicano. La lentezza di “Qui e là” appare paradossale, specialmente se messa a confronto con la presenza costante della musica, che il regista avrebbe potuto rendere ancora più centrale. Di sicuro comunque essa appare tra i temi portanti del film, perché è motore della vicenda, in quanto Pedro sceglie di andare in America per fare fortuna con il suo gruppo e provvedere alle finanze in patria; quando poi torna a Copanatoyac vuole ricostituire i Copa Kings (band realmente esistente) e insegnare l’arte della musica alle figlie.

Questo tema, come tutti gli altri, non viene portato avanti sino in fondo, ma solo tratteggiato in superficie da Antonio Méndez Esparza. L’accenno alla tematica dell’emigrazione, così come a quella della mancanza del lavoro in Messico è blando e si colloca solo verso la fine. Eppure lavoro e famiglia si intrecciano indissolubilmente nella storia di Pedro, che conosce dei momenti di poesia maggiori nelle scene di vita a quattro entro le mura di casa.

“Qui è là” è di fatto un’intima narrazione familiare, in cui prevalgono tenerezza, affetto e naturalezza. La distanza tra Pedro e la moglie e le figlie non indebolisce in lui la sensazione di avere una casa in cui tornare, in cui essere di nuovo accettato. Ma il desiderio di sentirsi parte della famiglia si scontra con la necessità di fuggire altrove per poter perseguire un sogno e poter badare ai propri cari. È dunque questa la parte che funziona meglio nel film, quella che ritrae i rapporti tra i protagonisti e l’ansia del distacco.

Rimane la sensazione che il regista avrebbe potuto puntare solo su una delle tematiche del film, magari approfondendo il valore popolare della musica in Messico o dare un connotazione più politica alle decisioni del protagonista. La scelta di concentrare tutto il significato entro il riquadro familiare non stona del tutto, ma risulta un po’ sciapa, priva di mordente, nonostante ad esempio Pedro e la moglie Teresa siano realmente sposati e il sentimento tra i due traspaia sul serio dalle inquadrature.

L’aspetto meno comprensibile di “Qui e là” è quello di aver inserito una piccola vicenda parallela, che dovrebbe rievocare quella di Pedro: il ragazzo che vorrebbe andare in America per ballare la break dance e la sua fugace storia d’amore sono presenti per poco sullo schermo, eppure all’inizio lo spettatore sarebbe portato a credere che questa storia abbia un valore nella struttura complessiva del film; la figura del ragazzo, amico di Pedro, invece si dissolve senza dare più traccia di sé, un rischio che l’intera pellicola potrebbe correre nel tempo.

Irene Armaro

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