Eco Del Cinema

Rapina a Stoccolma (2018)

Recensione

Rapina a Stoccolma – Recensione: una sindrome che non fa paura

Rapina a Stoccolma review

Rapina a Stoccolma (2018)

Come innamorarsi del proprio aguzzino e vivere felici nel suo ricordo. Questo accade a Noomi Rapace in “Rapina a Stoccolma”, tratto da una storia vera, l’irruzione nel 1973 alla Sveriges Kreditbank, quando un buffo americano tenne in ostaggio quattro persone per sei giorni, accerchiato dall’immobilità di uno Stato ostile.

Questo lungometraggio vuole mostrare il lato umano di un dramma, dove brave persone in un mondo di bastardi riescono a riconoscersi e a volersi bene, nonostante tutto, spostando cosi gli ostaggi dalla parte dei sequestratori contro le autorità, in una società diventata inerme e paranoica.

Ethan Hawke interpreta a pennello questo criminale “fasullo” dal cuore d’oro, deriso dagli stessi poliziotti e dall’animo sensibile, innamorato di Bob Dylan e convinto che il romanticismo della musica possa salvare l’anima.

La dolcezza contro “il regime” in “una società così ordinata che non si dovrebbe arrivare alla violenza per ottenere qualcosa”, eppure le forze dell’ordine giungono a questo, mettendo a rischio gli stessi ostaggi, pur di dimostrare la propria supremazia.

Robert Budreau mette in scena quindi non una gangster story, ma un mix dai contorni non ben delineati tra commedia ironica e dramma psicologica, che, nonostante la piacevole vena d’ironia, non riesce a decollare, pur puntando l’attenzione sui veri rapporti di forza e sulla solitudine di ogni uomo, in un mondo che non lo capisce.

Rapina a Stoccolma: lo stereotipo caricaturale dell’invasore a stelle e strisce

Rapina a Stoccolma foto di scena

A cavallo tra “Easy Rider” e Steve McQueen il rapinatore di Ethan Hawke si ispira a Sundance Kid, ma in maniera volutamente goffa e impacciata in una situazione comica dai risvolti accentuatamente paradossali.

Una trama narrativa dall’impianto abbastanza debole non riesce a dare slancio e corpo all’approfondimento dei personaggi e accompagnare adeguatamente sia la meravigliosa colonna sonora dall’allure romantico, che le immagini anni ’70, con primi piani intensi e lenti sferiche, in una palette cromatica dominata dalle lampade al sodio e volta ad accentuare la nostalgia di un’epoca dove si chiede solo fiducia e una presa di coscienza….ma ahimè come diceva Nietzsche “la coscienza è l’ultima e la più tardiva evoluzione della vita organica e di conseguenza è ciò che vi è di più compiuto e più fragile”

Chiaretta Migliani Cavina

Trama

  • Titolo originale: Stockholm
  • Regia: Robert Budreau
  • Cast: Noomi Rapace, Ethan Hawke, Mark Strong, Christopher Heyerdahl, Bea Santos, Thorbjørn Harr, John Ralston, Mark Rendall, Gustaf Hammarsten, Hanneke Talbot
  • Genere: Biografico, colore
  • Durata: 92 minuti
  • Produzione: USA, 2018
  • Distribuzione: M2 Pictures
  • Data di uscita: 20 giugno 2019

Rapina a Stoccolma locandinaM2 Pictures distribuisce un’irriverente commedia firmata da Robert Budreau sulla genesi della Sindrome di Stoccolma, con Ethan Hawke e Noomi Rapace.

Rapina a Stoccolma: una surreale storia d’amore

É il 1973 quando Lars Nystrom decide di portare avanti una rapina alla Banca Centrale di Svezia per ottenere la scarcerazione del caro amico Gunnar. Per assicurarsi il buon esito del colpo Lars prende in ostaggio i malcapitati dipendenti e clienti che si trovano all’interno dell’ufficio. Tuttavia quella che doveva essere un colpo veloce, si tramuta presto in un’assurda guerra di trincea tra il ladro Nystrom e la polizia svedese. Lars sembra però non essere un sadico rapitore, tanto da mostrare senza remore le sue insicurezze agli ostaggi, con i quali stringe un insolito e fraterno legame. Nystrom infatti si aggiudica in poco tempo la fiducia degli ostaggi, tanto da decidere di sostenerlo nella sua battaglia contro la polizia che, non riuscendo a credere a questo paradossale cameratismo, giudica gli ostaggi come vittime di un perverso gioco del rapinatore. In particolare l’amicizia si trasforma presto in amore: Bianca, moglie e madre di due figli, sembra infatti stringere con Lars una complicata relazione sentimentale. Questo evento è notoriamente conosciuto come la nascita della Sindrome di Stoccolma.

Rapina a Stoccolma: la Sindrome

Con Sindrome di Stoccolma si indica una particolare condizione psicologica che si verifica nelle vittime di violenze fisiche, verbali o psicologiche, che nutrono inspiegabilmente sentimenti positivi nei confronti del loro aggressore. La sindrome non è riconosciuta da nessun manuale di psichiatria o psicologia, che la identificano come un sintomo di un malessere più profondo, ma è citata e studiata solo in resoconti giornalistici o in romanzi. Il fenomeno è tuttavia ancora oggetto di diversi studi sperimentali.

Trailer

Articoli correlati

Condividi