Presentato in anteprima all’ottantesima Mostra del Cinema di Venezia, il nuovo film di Harmony Korine ha diviso il pubblico della Biennale 2023, generando reazioni viscerali e contraddittorie: qualcuno ha preferito abbandonare la sala durante la visione, altri hanno invece apprezzato esplodendo in un sentito applauso a scena aperta.
L’autore statunitense, come da tradizione, propone un folle esperimento visuale e narrativo, girando per intero con macchine da presa a infrarossi e servendosi dell’intelligenza artificiale nella post-produzione.
Indice
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Trama
In una Miami notturna e criminale, un esperto sicario si lancia alla ricerca spietata del suo prossimo obiettivo. Ripreso interamente con lenti termiche, l’uomo si muove in un mondo perverso in cui regnano incontrastate violenza e pazzia.
Crediti
- Data di uscita: 3 settembre 2023 (anteprima Venezia)
- Regia: Harmony Korine
- Sceneggiatura: Harmony Korine
- Durata: 81 minuti
- Genere: Azione
- Montaggio: Leo Scott
- Fotografia: Arnaud Potier
- Musiche: AraabMuzic
- Produzione: EDGLRD, Iconosclast
- Attori: Jordi Mollà, Travis Scott, Joshua Tilley
Recensione
Harmony Korine regala a Venezia l’azzardo più divertente e divertito della Mostra, senza alcun pudore video-gioca il filmico rivoluzionandone l’estetica e trascinando lo spettatore in un mirabolante vortice allucinatorio privo di un vero e proprio canovaccio ma ricco di innovazione e di suggestioni visive e ritmiche.
Il GTA cinematografico da lui messo in scena è una specie di inferno dantesco contemporaneo che si auto distrugge implodendo nella propria ipertrofia e in cui brucia la scintilla della redenzione, ma si passa inevitabilmente per la violenza e le più abnormi – seppur così inflazionate da apparire volontariamente innocue – forme di brutalità. Le immagini scorrono libere e spesso fuori da ogni logica consequenziale, mentre la voce fuori campo del protagonista e la colonna sonora di AraabMuzic alimentano le fiamme dell’incendio creativo brillando per sensazionalismo ribelle e ipnotismo subliminale.
Non centrale ma centrata la presenza attoriale di Travis Scott, attorno al quale Korine costruisce un immaginario visivo più che aderente a quella che è la postura artistica del rapper in ambito musicale. La scelta di coinvolgerlo – nel ruolo anti emotivo di un angelo diabolico schiavo e promotore del vizio, simbolo incandescente dei valori imposti dalle tendenze odierne – risulta inoltre coerente con la natura trasversale dell’opera e con l’intento videoludico che ne detta i tempi e gli spazi di (re)azione.
Conclusioni
Quella di Korine è evidentemente una provocazione che ibrida i linguaggi audiovisivi, mette in parodia la – e allo stesso tempo sottolinea il fascino della – ridondanza postmoderna e (dis)perde l’orientamento per ridefinire il gusto dell’esperienza spettatoriale. Il risultato di questo notevole esperimento non genera però la medesima confusione che l’autore mette consapevolmente in gioco cambiando l’ordine e la funzione degli addendi e non conduce, come sarebbe potuto accadere, ad un appiattimento stilistico o identitario, bensì rafforza la matrice filmica originaria e si configura come un irresistibile divertissement dalla sostanza puramente cinematografica.