Ci sono dei film talmente potenti che hanno la facoltà di stenderti come un montante al fegato. Uno di loro è certamente “Barber Ring” del regista romano classe 1985 Alessio Di Cosimo incentrato sulla vita di Manuel Ernesti, ragazzo ostiense dall’esistenza tribolata che ha ottenuto il suo riscatto attraverso la boxe e un lavoro di barbiere. La pellicola è stata premiata al “Biografilm Festival 2022“.
Indice
Barber Ring – tutte le informazioni
Trama
Manuel Ernesti nasce ad Ostia nel 1986, in un contesto sociale degradato e all’interno di una famiglia che in quegli anni stava affrontando delle grosse difficoltà economiche. Per uscire dalla situazione di crescente disagio dentro il quale è suo malgrado imprigionato, appena quattordicenne Manuel decide di dedicarsi con tutto sé stesso alla “nobile arte” del pugilato, uno sport che molti etichettano sbrigativamente come “violento” ma che tuttavia cela dietro di sé grandi lealtà e spirito di sacrificio. Il pugilato concede a Manuel la possibilità non solo di rinascere come uomo ma anche di diventare un imprenditore di successo, permettendogli di dar vita ad un progetto sociale chiamato “Barber Ring” attraverso il quale aiutare tutti quei ragazzi che proprio come lui vengono da situazioni difficili a costruirsi un futuro migliore.
Crediti
- Regia: Alessio Di Cosimo
- Cast: Manuel Ernesti
- Genere: documentario, biografico
- Durata: 75 minuti
- Produzione: Italia, 2022
- Casa di produzione: Well Enough Film
- Distribuzione: 102 Distribution (per lo streaming Prime Video)
- Data di uscita: mercoledi 10 maggio 2023
Al “Biografilm Festival 2022” il film ha ottenuto il premio “Tutta un’altra storia Award Bologna“, assegnato da una giuria giovani composta da 7 ragazzi dell’Istituto Penale per Minorenni “Pietro Siciliani” di Bologna e il “Tutta un’altra storia Award Imola“, assegnato da una giuria giovani composta da 7 ragazzi della comunità educativa “Il Giardino dei Ciliegi” di Imola.
Recensione
Ben note e semmai diversificate soltanto in quelle che sono le indicazioni biografiche ma non certo nella modalità espositiva sono le storie di rivincita individuale ottenuta attraverso il pugilato, che praticamente da sempre vengono rappresentate sul “grande schermo”. Con probità esemplare e un accoramento tutto nostrano, “Barber Ring” va così più che decorosamente ad aggiungersi al novero delle pellicole che trattano appunto di questo tema.
Manuel Ernesti è un ragazzotto di Ostia il quale, come altri suoi illustri predecessori, finisce per utilizzare la “nobile arte” al fine di riscattare una vita difficile con il raggiungimento di uno status socio-economico, ma non solo, anche etico-morale di tutto rispetto. E nella fattispecie non soltanto la sua di vita è soggetta a questo riscatto, ma anche quella di molti ragazzi che come lui hanno avuto la sfortuna di crescere in ambiti sociali e famigliari particolarmente gravosi, e che Manuel ha sentito quasi l’incombenza di prendersi sotto l’ala per farli diventare delle persone di valore sotto tutti i punti di vista.
Ecco dunque che la drammaturgia personale di Manuel, traghettata lungo tutto l’evolversi documentario da elementi di sicura presa sentimental-emozionale come la tribolazione, il dolore, l’onestà, l’intrepidezza, l’abnegazione, la dignità, l’insopprimibile desiderio di rinascita, si adatta molto bene a costituire un punto di partenza tremendamente efficace per lo sviluppo di quello che si potrebbe opportunamente definire come un “viaggio dell’eroe“: Manuel è chiamato ad uscire dal guscio dentro al quale una esistenza tormentosa e complicata lo ha costretto per affrontarne le avversità e giungere finalmente ad una pacificazione che sa di conquista, attraverso il superamento di una “crisi” la quale anziché annichilirlo lo fortifica al punto da consentirgli di abbandonare un “mondo ordinario” fatto di violenza e patimenti, per approdare alfine a un “mondo straordinario” in cui ideali come l’amore, l’amicizia, la solidarietà possano emergere in tutta la loro splendidezza.
L’ardore e il decoro con i quali Ernesti si pone dinanzi alle insidie del quotidiano divengono ben presto paradigmatici di un cinema filantropico, quello di Di Cosimo, che non giudica né asseconda, ma sa, all’inverso, mostrare nitidamente e coraggiosamente.
Giudizio e conclusione
“Barber Ring” è un film ben fatto, commovente ma non pietoso, che fortifica e infonde speranza. Uno di quei film di cui c’è sempre un estremo e inderogabile bisogno.
Note di regia
«Mentre parlavamo, ho detto a Manuel che la sua storia sarebbe stata un grande film. Poteva scegliere il crimine e invece ha scelto il pugilato. Poteva scegliere di rubare invece per costruirsi un futuro ha scelto di imparare il mestiere di barbiere. Sì è salvato da solo. Con le stesse mani che davano cazzotti. Spesso, nei film e nelle serie, siamo abituati a vedere il fascino del male, qui invece ecco la storia di un uomo che, dopo essersi salvato, ha cominciato ad aiutare gli altri, ragazzi di quartieri difficili come Laurentino 38, Ostia, Dragona. Perché? “Perché quando avevo bisogno di aiuto io a quindici anni non c’era nessuno. So cosa significa”. Così mi ha risposto. E aveva ragione».