“La primavera della mia vita” è un film del 2023 diretto da Zavvo Nicolosi che costituisce l’esordio su grande schermo della coppia musicale Colapesce Dimartino. Malgrado la simpatia del duo, il risultato è tuttavia un lavoro catatonico e senza mordente.
Indice
La primavera della mia vita – tutte le informazioni
Trama
Antonio (Dimartino) e Lorenzo (Colapesce), amici e compagni di musica, dopo aver suonato insieme a lungo, in seguito ad alcune divergenze professionali decidono di allontanarsi. Un giorno però i due si ritrovano a dover collaborare di nuovo per un misterioso progetto. Inizieranno così uno strampalato viaggio di 8 giorni da una parte all’altra della Sicilia alla scoperta delle leggende locali.
Crediti
- Regia: Zavvo Nicolosi
- Cast: Colapesce , Antonio Di Martino , Stefania Rocca , Corrado Fortuna , Demetra Bellina , Francesco Giulio Cerilli
- Genere: Commedia
- Durata: 95 minuti
- Produzione: Italia, 2023
- Casa di produzione: Wildside, Vision Distribution, Sugar Play
- Distribuzione: Vision Distribution
- Data di uscita: lunedi 20 febbraio 2023 (disponibile su Prime Video dal 6 agosto 2023)
“La primavera della mia vita” è prodotto da Wildside, società del gruppo Fremantle, e da Vision Distribution, in coproduzione con Sugar Play, in collaborazione con Sky.
Recensione
Dopo aver vinto il premio della critica con “Splash” al Festival di Sanremo 2023, il duo siciliano Colapesce Dimartino decide che è venuto il momento di darsi al cinema. Per la verità, malgrado il passaggio da un’arte all’altra sia diventato per certi artisti un’usanza ormai fin troppo consolidata, esso non dovrebbe mai avvenire in modo esageratamente disinvolto. Eppure, con un’audacia comunque lodabile e non senza – appunto – un filo di baldanzosa imprudenza, assistiti dal videomaker Zavvo Nicolosi i due si gettano a capofitto in un’avventura geo-cinematografica dalle sembianze del tipico road movie, il quale non scuote tuttavia per innovazione né purtroppo per brillantezza.
I protagonisti Antonio e Lorenzo, nel loro stralunato vagare in mezzo al folklore regionale sono destinati a suscitare inevitabilmente simpatia, e gli interventi musicali all’interno della pellicola (da Madame a Roberto Vecchioni fino a Brunori Sas) si possono dire altrettanto gradevoli. Ma i dialoghi sono poco disinvolti, il ritmo difetta nocivamente in vitalità e la narrazione patisce al punto da finire per avvilupparsi inestricabilmente al di sopra di una scrittura che non ha la forza per sostenerla.
Pur mettendoci un impegno evidente, Colapesce e Dimartino non hanno però la scaltrezza e neppure – spiace dirlo – una capacità recitativa adeguata per coinvolgerci corposamente nella storia che portano sulla scena; del resto non sono attori bensì musicisti, ed è forse proprio per questo particolare non irrilevante che ci si chiede senza cattiveria se i due bravi musicisti non debbano forse tornare ad occuparsi di ciò che maggiormente gli compete.
Giudizio e conclusione
“La primavera della mia vita” è una commedia che prova a catturare con la stravaganza dei suoi personaggi principali ma che alla fine riesce soltanto ad apparire esile e innocua.
Note di regia
Fare cinema è sempre stato il mio sogno, ma, avendo fatto studi di medicina, l’unico modo di arrivare al film era arrivarci lateralmente, cioè attraverso il clip, che ho utilizzato come palestra. Anche Antonio e Lorenzo volevano fare un film, ma non era facile per loro prima del 2021. Poi, dopo il successo di Musica leggerissima, si sono aperte diverse porte, soprattutto perché nel corso di un’intervista avevano dichiarato di voler fare un road movie, ma non sapevano bene di che tipo. Così, quando si è presentata l’occasione, in pochi giorni ho scritto il soggetto, basandomi su un libro di leggende siciliane che mi aveva regalato proprio Lorenzo. L’idea del mandorlo – al centro del film (e il titolo originario sarebbe appunto dovuto essere Mandorlo amaro) – mi è venuta, ad esempio, pensando alla mitologia greca
Adoro un certo tipo di film come quelli di Kaurismaki, Jarmusch o Wenders, penso a Lisbon Story, Fino alla fine del mondo o Lo stato delle cose e, dunque, è a loro che mi sono ispirato col dovuto rispetto. Nel cinema italiano si parla e si gesticola tanto, mentre i personaggi del mio film sono molto statici: questo perché subiscono le cose intorno a loro e rispondono con un atteggiamento di imperturbabilità, un po’ come Belushi e Aykroyd in The Blues Brothers
devo dire che sotto la scorza colorata del film in realtà c’è una nota malinconica. Del resto anche nei miei videoclip la superficie pop nasconde qualcosa di ben più profondo che trasmette un’emozione al pubblico. Diciamo che questo è un film malinconico travestito da commedia. Quasi una sorta di inganno